Prove della redazione
Comparativa dakariane ieri e oggi - Capitolo 3: Honda Africa Twin
Le moderne maxienduro derivano quasi sempre dalle "dakariane" degli Anni 80 e 90. Le abbiamo guidate accanto alle loro antenate, cercando di riannodare i fili che le uniscono a decenni di distanza. Dopo la Aprilia Tuareg e la Cagiva Elefant / Ducati DesertX, è la volta della dakariana per antonomasia: la Honda Africa Twin
L’Africa è l’Africa, anche se questa RD07 del 1993 è già più civilizzata, più confortevole rispetto alla RD04 e alla RD03 650, apertamente ispirate alle moto di Neveu, Lalay e compagnia. Della famiglia delle vecchie Honda è probabilmente quella che raggiunge l’equilibrio migliore e la maggior versatilità in un uso misto strada-fuoristrada che, con questo tipo di moto, inevitabilmente penderà sempre dalla parte dell’asfalto. I precedenti modelli erano in un certo senso più grezzi, più votati allo sterrato, ma la RD07 mantiene un range d’utilizzo eccezionalmente ampio: con lei si fa quasi tutto, dall’enduro non troppo impegnativo – ma pur sempre enduro – ai lunghi trasferimenti autostradali, senza fare una piega e con una protezione aerodinamica soddisfacente soprattutto per i piloti sotto il metro e 80. Unica pecca la quinta marcia un po’ corta.
Le bicilindriche Honda sono state moto capaci di attraversare un continente in totale scioltezza e di portarci a divertire fuoristrada a centinaia di chilometri dal punto di partenza. Portarono maggiori prestazioni e tecnologia rispetto alle boxer BMW “2 valvole”. E anche più comfort, spazio e km/h rispetto alle mono. L’Africa Twin è già una moto moderna: al netto delle fisiologiche evoluzioni degli ultimi 30 anni in fatto di comfort e performance, con lei non si fa nulla in meno rispetto a quanto si può fare con le bicilindriche di oggi.
In cerca della perfezione
La CRF1100L ne è la naturale evoluzione e ne conserva lo spirito eclettico: riesce a fare bene un po’ tutto... ma con la dovuta freddezza, perché non emoziona come alcune rivali. Razionale, precisa, giapponese. 102 cavalli, tanti ma non troppi, e 226 kg in ordine di marcia. Tra le moderne prese qui in esame è nettamente la più comoda, sia a livello ergonomico che di assetto. La posizione in sella fa un po’ “effetto poltrona”, con la seduta morbida e bassa da terra (appena 825 mm), il manubrio largo e arretrato che resta un po’ alto e le pedane particolarmente avanzate. Una poltrona da seduti, un po’ strana in piedi se confrontata alle più aggressive DesertX e Ténéré.
La versione standard è la più vicina allo spirito originale rispetto alla Adventure Sports, più abbondante nelle dimensioni e turistica nell’impostazione. Ma anche con la standard si viaggia che è una meraviglia: la protezione dall’aria è buona e forcella e mono lavorano in totale armonia per portarti a destinazione in totale relax. Si tratta di un equilibrio che permette su asfalto di tenere un buon ritmo senza compromettere il comfort di marcia: l’Africa Twin non è rigida e rigorosa come la Ducati, che in questo è maestra.
Orizzonti a 360°
Anche fuoristrada questo bilanciamento paga, la 1100 assorbe tutto quello che passa sotto le ruote e permette di affrontare sentieri anche mediamente impegnativi. Tra le gambe è molto stretta e questo aiuta i meno alti a stringerla nella guida su sterrato, t’invita a giocare e si riesce agevolmente a spostare il peso da una pedana all’altra. Anche qui, comunque, non ha indole tra le più sportive e non è un’arma di precisione, ma con il dovuto mestiere ti porta quasi dove vuoi. Più che una moto per correre è una moto per godere della strada, del viaggio. Nonostante la taglia maxi riesce ad essere amichevole, facile anche per chi non abbia mai aspirato a fare il pilota e per chi non abbia la statura di un colosso.
Il moderno propulsore parallelo, compattissimo nelle misure, ricorda tanto il vecchio 750 a V per sound ed erogazione. È un cuore che pulsa costante, gira rotondo, spinge pronto e regolare ai bassi e ai medi come ci si aspetta da un bicilindrico, arrestandosi un po’ ai regimi più alti. Comunque pastoso, piacevole, quello che vorresti su una moto di questo tipo. Appagante per gli esperti ma accessibile per chi non voglia essere messo in imbarazzo, grazie alle numerosi opzioni di settaggio elettroniche si può renderlo amichevole per tutti. A punto anche l’ABS, che in modalità Off-road diventa apprezzabile anche su sterrato e anche dai più smaliziati, grazie alla possibilità, immancabile, di escluderlo completamente al posteriore.
Il radar di Dueruote
Ci siamo divertiti ad accostare la moto moderna (i voti sono quelli relativi alla prova completa della Tuareg 660) alla sua progenitrice, valutata con i parametri di oggi. Il confronto è naturalmente quasi accademico: zero elettronica, prestazioni imparagonabili e doti di guida lontanissime.
Tra tutte le "nonnette" che abbiamo guidato, la Honda sembra quella migliorata di meno: non tanto perché l’attuale Africa Twin non sia allo stato dell’arte, quanto perché la sua antenata era così avanti da prendere voti in qualche caso molto alti anche se giudicata con gli standard attuali.
Mr. Africa Twin: Carlo Pettinato
Tra Carlo, endurista classe 1992, e la sua “Africa”, la scintilla scatta nell’inverno 2013. Quando si parla di acquisti e restauri di mezzi d’epoca lui e il padre sono un’associazione a delinquere, con una spiccata predilezione per le Honda. Quell’anno erano stati in Sardegna per seguire da spettatori la Sei Giorni di enduro, assieme ad un amico su Africa Twin del ’93.
Un mese più tardi una RD07, identica, era nel loro garage. Acquistata in Sicilia a scatola chiusa e arrivata con un trasportatore; ma a parte un po’ di ossido dovuto alla salsedine e qualche difetto estetico era una moto sana. I ricordi più belli sono sempre legati al posto dove tutto iniziò, la Sardegna: una vacanza all’avventura selvaggia con gli amici di qualche anno fa, e poi nel 2020 il Rally di Sardegna Classic vinto inaspettatamente con un porta roadbook a mano e il telefonino come trip master. Carlo la sua Africa la ama per questo: ci vai a lavorare tutti i giorni, ci vai in vacanza con tenda e sacco a pelo e poi cambiando gomme ci vai anche a correre un motorally; e lei non fa una piega.
Dati Tecnici
Honda
CRF1100L Africa Twin ABS |
|
---|---|
Motore |
2 cilindri in linea trasversale |
Raffreddamento |
Liquido |
Alesaggio corsa |
92x81,5 |
Cilindrata (cc) |
1.084 |
Rapporto di compressione |
10,1:1 |
Distribuzione |
1 asse a camme in testa |
Alimentazione |
Iniezione |
Serbatoio (litri/riserva) |
18 l |
Frizione |
In bagno d'olio |
Telaio |
Culla |
Materiale |
Acciaio |
Sospensione ant/regolazioni |
Forcella rovesciata |
Sospensione post/regolazioni |
Forcellone |
Pneumatico ant/post |
90/90 -21 54H-21";150/70 R18 70H-18" |
Freno anteriore |
Doppio disco con ABS da 310 mm |
Freno posteriore |
Disco con ABS da 256 mm |
Lunghezza |
2.330 mm |
Altezza sella |
870 mm |
Interasse |
1.575 mm |
Peso a secco |
205 kg |
Potenza max/giri |
75 kW (102 CV) a 7500 giri |
Coppia max/giri |
105 Nm (10,7 kgm) a 6250 giri |
Listino
Honda
CRF1100L Africa Twin ABS
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