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Ducati Monster 796+ 20° Anniversary ABS, Kawasaki Z 800 , KTM 690 Duke R, Triumph Street Triple R

Alfredo Verdicchio il 23/01/2014 in Prove della redazione
Ducati Monster 796+ 20° Anniversary ABS, Kawasaki Z 800 , KTM 690 Duke R, Triumph Street Triple R
Ducati Monster 796+ 20° Anniversary ABS
803 cc / 64 kW (87 CV) / 2 cilindri a L / Euro3
€ 10.590 c.i.m.
Kawasaki Z 800
806 cc / 83 kW (113 CV) / 4 cilindri in linea / Euro3
€ 9.090 c.i.m.
KTM 690 Duke R
690 cc / 51,5 kW (70 CV) / 1 cilindro / Euro3
€ 10.170 c.i.m.
Triumph Street Triple R
675 cc / 78 kW (106 CV) / 3 cilindri in linea / Euro3
€ 9.390 c.i.m.

Il triple inglese a stuzzicare un famoso bicilindrico bolognese. Il quattro in linea jap contro il single più potente del mondo. Questa è roba che scotta!

Se uno volesse comprarsi una naked di media cilindrata, con l'offerta vastissima che trova sul mercato, ora come ora su quale dovrebbe puntare? Perdere gli occhi dietro alla bella delle belle è un attimo. Meglio chiuderli (gli occhi) e puntare dritti al cuore (il motore...). Ad andare per la maggiore sono da sempre i propulsori pari, intesi come due e quattro cilindri, almeno parlando di moto stradali: il successo del twin è legato a molti marchi, ma è un fenomeno identificato soprattutto con il boom Ducati, mentre il "four-in-line" è il marchio di fabbrica delle giapponesi, le più vendute. Se si escludono alcune eccezioni, invece, l'era dei "mono" puramente stradali è finita da un pezzo, almeno dagli Anni 80. E il "tre"? Per chi ha fede, rappresenta il numero perfetto, mentre nel in campo matematico rientra in una delle famiglie più importanti, quella dei numeri primi. Nel tre cilindri si incontrano sacro e profano, logica e passione, un mix perfetto per creare l'arma letale adatta a sfidare qualsiasi tracciato, misto o veloce. Triumph ne ha fatto il suo punto di forza.

Tre cilindri di gusto

E allora partiamo proprio dalla Street Triple: la 675 balza fuori dal gruppo proprio perché controcorrente. Avete presente la copertina "Heaven and Hell" dei Black Sabbath con tre angeli che fumano? Ecco, l'inglesina fa parte di questa ristretta cerchia di "ribelli". In un mondo sempre più buonista, orientato a sfornare belle moto addomesticate per piacere a tutti... la 675 si conferma la cattiva, la "brutta compagnia" che ogni genitore vorrebbe si tenesse lontana dal proprio figliolo. Con lei è (quasi) impossibile andare piano, con qualsiasi rapporto inserito il tre cilindri spinge con forza e reagisce al gas con rapidità disarmante. E se si prova a passeggiare, ci si scontra con il comando del gas teso come una corda di violino pronta a emettere la sua nota alla minima pizzicata. Bisogna avere qualche annetto di esperienza nel polso destro per tenere a bada la "bestia" inglese che però, rispetto al modello 2012, risulta meno nervosa d'avantreno. Di po- co, ma quanto basta da essere poco stressante e da non doverle tirare il guinzaglio di fronte a ogni curva. Però, che bella che è quando butta il muso verso il punto di corda, è di un rapido e preciso che si fatica a trovare le parole giuste per descriverla. Un mordi e fuggi così veloce ed efficace che nemmeno la SWAT. E poi che sospensioni, che freni... la Street Triple (ancora di più nella versione R del nostro test) è semplicemente equilibrata in tutte le fasi della guida, stabile quando si va a strizzare il potente doppio disco anteriore, precisa nel disegnare la traiettoria che si ha in testa, svelta nel tirarsi su, a scaricare a terra i CV a disposizione e a fiondarsi nella "esse" successiva, senza che le sospensioni entrino in crisi nei cambi di direzione fulminei di cui è capace e maestra. Ancora più di quanto facesse prima: l'avantreno trasmette una tale fiducia che lo si segue ciecamente, mai un "prendere sotto", moto giù e via. Un'istigazione a delinquere perenne che ha conquistato i nostri cuori. Un binomio ciclistica-motore così efficace non si trova su tante moto. Difetti? Pochi: il cambio poco fluido, il fisico troppo asciutto che sparisce tra le gambe, i tanti (non belli) bulloni a vista sul motore e i blocchetti elettrici bruttini.

Il quattro in linea

Chi invece è attentissima ai dettagli è Kawasaki, unica tra le quattro sorelle giapponesi ad aver fatto un salto di qualità sul lato finiture riscontrabile su ogni prodotto sfornato negli ultimi 4-5 anni. Non ultima la Z800, evoluzione stilistica e tecnica della fortunata Z750, una delle naked più vendute degli ultimi tempi, nonostante qual- che difettuccio dinamico non le mancasse. Limiti ciclistici di cui non soffre la nuova naked di Akashi, grazie a piccole e puntuali modifiche. E se amate le emozioni forti, ma solo quando volete voi, la Kawasaki Z800 è la moto giusta, cattiva fuori (con quel faro da "guerrieri della notte" e la chicca del fanalino di coda con doppia Z) ma con un cuore "grosso così", generoso, mai maleducato nemmeno con chi non se lo meriterebbe. Insomma, un pezzo di pane di moto. Non che la naked giapponese vada piano, anzi, è solo che a differenza della Triumph, rende la sparata su un passo di montagna come la cosa più facile del mondo, così che a fine giornata si rientra a casa soddisfatti e rilassati. È come avere tra le mani la Magnum dell'ispettore Callaghan, ma col silenziatore: vai forte, sempre, e non te ne accorgi. L'erogazione è così progressiva e ben diluita su tutto l'arco di rotazione che la Z800, fino ai 6.500 giri, frulla tranquilla, quasi annoiata, tanto che ci si accorge di quanto si va forte solo dalla pressione dell'aria sulle spalle. Ai bassi regimi è fin troppo dolce ed educato questo quattro cilindri... Ma se si vuole stuzzicarla, un colpo di gas e la Z si lascia andare, un concentrato di potenza, capace di andare oltre i 220 km/h in poco più di 30 secondi, ma sempre senza perdere quell'aplomb quasi inglese. Questo la rende la moto di tutti, capace di soddisfare i polsi smaliziati come quelli meno scafati. E questo spiega il perché la Z800 ronzi sempre nei primi posti delle classifiche di vendita. Forse la bontà paga? Di certo, la facilità con cui ci si avvicina alla giapponese, le altre se la scordano: ci sali, trovi tutti i comandi al posto giusto e noti come la 800 freni con maggiore forza e dosabilità rispetto alla Z750. E poi è più equilibrata e svelta, di avantreno soprattutto, tanto che sulle prime spiazza un attimo... ma poi ci si abitua presto, scoprendo un comportamento omogeneo e prevedibile. Così, nonostante un peso importante (che trasmette tanta sicurezza sul veloce), scorrazzare tra le auto viene facile quanto bersi in scioltezza curve dal ritmo medio-veloce in sequenza, con cambi di direzione non rapidi come sulle altre, ma lo stesso convincenti. La Z800 è dunque la più sostanziosa e quando si alza il ritmo è lei a richiedere la guida più fisica; se c'è da chiudere una traiettoria bisogna spingerla giù di mestiere, per contrastare la tendenza a rimanere "in piedi", come se il pneumatico posteriore facesse resistenza. Nulla a che vedere con lo sforzo che esigeva la Z750, che addirittura tendeva ad allargare la traiettoria. Questo accade anche sulla 800, ma in modo lieve... ci si fa caso solo perché a fianco si hanno tre bisturi precisi come Ducati, Triumph e KTM.

Supermono

A proposito della KTM 690 Duke: nonostante sia la meno potente del lotto, ha poco da temere e offre un gusto nel guidato molto vicino a quello della Triumph. Il tutto accompagnato dal sound secco dell'Akrapovic, di serie sulla versione R. Ma la versatilità è il punto debole della 690. Vietate lunghe traversate autostradali, che portano solo noia e mal di collo, con lei bisogna lanciarsi nei passi di montagna tutti a curve, l'Italia n'è piena. Meglio ancora se dal ritmo medio, medio-lento, con tornanti da puntare dritti con cattiveria, come su di una motard: pinzare forte (il comando è un po' spugnoso per via dell'ABS e va strizzato con decisione), scalare un paio di marce, buttare dentro la moto spigolando la traiettoria e poi giù tutto il gas per fiondarsi fuori dalla curva. Bisogna giusto avere l'accortezza di trovare i tracciati giusti, da seconda, terza, quarta marcia al massimo, in modo da tenere sempre arzil- lo il "mono" è sfruttarne l'allungo fino agli 8.000 giri. Se con le marce alte scalcia sotto i 2.500 giri, dopo allunga da paura: dai 4.500 ai 7.000 giri spinge con una foga che sorprende ogni volta si spalanca il gas, così adrenalinica che ci si dimentica delle vibrazioni e dell'ammortizzatore un po' duro sulle buche. Da segnalare un buon ABS, poco invasivo, come quello Ducati. Se, poi, vi piace spazzolare l'asfalto, non vi resta che sfruttare la frizione antisaltellamento, inserire la modalità Supermoto dell'ABS stesso (che consente di bloccare il posteriore, pur rimanendo attivo sull'anteriore) e la derapata è servita, favorita anche da trasferimenti di carico sull'anteriore piuttosto accentuati (almeno rispetto alle altre tre) ma sempre progressivi. Questo sì che è guidare.

Il mostro bicilindrico

La Monster è sempre stata dura e pura. L'ultima generazione è purissima... e durissima. E questa 796 non fa eccezione. In città come in viaggio, la posizione di guida, allungata sul serbatoio e caricata sulle braccia, è la più scomoda del gruppo. Le vibrazioni si fanno sentire su manubrio e sella, specie quando si viaggia costantemente intorno ai 4.000 giri. E la ciclistica sembra pensata per fare il tempo sul giro anche se si vuole solo passeggiare. Se l'obiettivo è limare pedane e cavalletto senza troppo impegno fisico contando su di un avantreno imperturbabile, allora sì, la Monster ha sempre il suo perché: le pieghe sono il suo motivo d'esistere. In piena filosofia Ducati, datele delle curve e lei vi renderà felice, con una frenata da riferimento in potenza, insieme a un comportamento dinamico omogeneo come poche. È efficace e solida quasi quanto una sportiva vera e allo stesso tempo parecchio rapida e stabile nei movimenti, tanto da trovare nelle sospensioni troppo "semplici" uno dei due suoi limiti: dure sulle buche, poco frenate a ritmi elevati. Il motore è così tanto migliorato nell'erogazione, che ora quasi non trasmette più quelle emozioni che, invece, ti aspetteresti da una bolognese! Suona contradittorio, ce ne rendiamo conto, ci siamo sempre lagnati del suo scalciare ai bassi regimi, eppure ora quella ruvidità ruspante in qualche modo ci manca. Così come un pizzico di castagna in più ai medi regimi, per uscire dalle curve forte e stare in scia alle grintose Triumph e KTM. Comunque, pari o dispari che siano, era un bel po' che non ci ingrifavamo così tanto per un test...

Prestazioni

Il commento del centro prove

I dati rilevati dal centro prove mostrano valori quasi inattesi, soprattutto se si pensa che tra le quattro moto vi è una monocilindrica. È proprio la KTM a stupire: se al traguardo dei 1.500 metri risulta la più lenta, nelle altre prove di accelerazione sta in scia alla Ducati, rifilandole poi 1,7 secondi nel test di sorpasso. La Kawasaki, a differenza delle sensazioni segnalate dai tester, surclassa in tutti i test il pepato tre cilindri della Street Triple: la jap va forte, ma emoziona meno. Anche qui è significativa la prova sorpasso, che mostra come di coppia la Z800 ne abbia, eccome. Equilibrato il risultato della frenata, dove spiccano i 75 metri segnati dalla Monster dai 130-80 km/h.

Curva di accelerazione

Ducati Monster 796+ 20° Anniversary ABS, Kawasaki Z 800 , KTM 690 Duke R, Triumph Street Triple R

Condizione della prova

Cielo sereno
Vento 1 m/s
Temperatura aria 22°C
Pressione atmosferica 1.007 mb
Temperatura asfalto 35°C

Rilevamenti

 
Ducati Monster 796+ 20° Anniversary ABS
Ducati
Monster 796+ 20° Anniversary ABS
Kawasaki Z 800
Kawasaki
Z 800
KTM 690 Duke R
KTM
690 Duke R
Triumph Street Triple R
Triumph
Street Triple R

RILEVAMENTI

Velocità a 1500 m con partenza da fermo (tempo) 202,2 km/h (33,0 s) 221,4 km/h (30,6 s) 189,4 km/h (34,3 s) 219,1 km/h (30,7 s)

ACCELERAZIONE

0-400 m 12,6 s (175,7 km/h) 11,8 s (187,9 km/h) 12,7 s (168,2 km/h) 11,9 s (189,8 km/h)
0-1000 m 24,0 s (200,4 km/h) 22,4 s (214,0 km/h) 24,7 s (185,4 km/h) 22,4 s (213,1 km/h)
0-90 km/h 3,7 s (44,5 m) 3,2 s (39,1 m) 3,6 s (47,8 m) 3,4 s (42,2 m)
0-130 km/h 6,2 s (121,6 m) 5,3 s (104,4 m) 6,4 s (135,2 m) 5,4 s (104,3 m)

PROVA SORPASSO (nella marcia più alta)

80-130 km/h 8,4 s (249,8 m) 5,2 s (151,9 m) 6,7 s (196,7 m) 5,9 s (173,1 m)

FRENATA (compreso tempo di reazione convenzionale pari a 1 s)

130-80 km/h 2,3 s (75,0 m) 2,4 s (77,9 m) 2,4 s (77,8 m) 2,4 s (76,7 m)
50-0 km/h 2,3 s (23,2 m) 2,5 s (24,3 m) 2,6 s (25,4 m) 2,5 s (24,0 m)

CONSUMO

Urbano 19,0 km/l 21,4 km/l 18,8 km/l 20,9 km/l
Extraurbano 16,9 km/l 17,76 km/l 15,7 km/l 17,9 km/l
Autostrada (130 km/h indicati) 18,19 km/l 19,33 km/l 17,09 km/l 19,39 km/l

PESO

In ordine di marcia e serbatoio pieno 191,0 kg 231,0 kg 165,5 kg 184,0 kg
Distribuzione masse senza conducente (% ant./post.) 48,5/51,5 50,0/50,0 50,0/50,0 52,0/48,0
Distribuzione masse con conducente (% ant./post.) 46,0/54,0 47,0/53,0 47,0/53,0 47,0/53,0

Pagelle

 
Ducati Monster 796+ 20° Anniversary ABS
Ducati
Monster 796+ 20° Anniversary ABS
Kawasaki Z 800
Kawasaki
Z 800
KTM 690 Duke R
KTM
690 Duke R
Triumph Street Triple R
Triumph
Street Triple R

In sella

L'ergonomia di seduta che non stanca mai e che si adatta anche alla guida sportiva è quella di KTM. A seguire Kawasaki, Triumph e ultima Ducati che paga una posizione lunga e caricata sulle braccia.
3.0
3.5
4.0
3.5

Comfort

Sulle naked di stampo sportivo questa voce non è tra le più curate. Di certo, la Z800 e la Street Triple riescono a offrire qualcosa in più, soprattutto rispetto alla Duke e alla Ducati, entrambe rigide e affette da vibrazioni.
2.5
3.0
2.5
3.0

Dotazioni

Chi per le sospensioni regolabili, altri per la frizione APTC o la possibilità di cambiare mappatura dell'elettronica, tutte si guadagnano un buon voto. Da segnalare che KTM e Triumph sono in allestimento "R", più costoso.
3.5
4.0
4.0
4.0

Qualità percepita

La Kawasaki è fatta benissimo, belle verniciature, tanta cura per il dettaglio. Triumph è un pizzico sotto per alcuni dettagli. KTM è scarna, ma curata come ogni moto racing che si rispetti, così come Ducati.
3.5
4.5
3.5
4.0

Capacità carico

Nessuna eccelle, specie Kawa e Triumph che hanno due sellini mignon. Qualcosa in più Ducati, anche se paga lo scarico alto; KTM ha una sella passeggero con maggiore appoggio. Per tutte, borse dedicate (morbide) optional.
2.5
2.5
3.0
2.5

Motore

Triumph sopra tutti: cattivo al punto giusto è sempre pronto a scattare. KTM per essere un mono è una piccola iena. Kawasaki va forte ma è troppo lineare, Ducati è diventato facile ma ha meno sostanza.
3.0
4.0
3.5
5.0

Trasmissione

Non male il cambio di Kawasaki e Triumph, non morbidissimi ma rapidi e precisi nei passaggi. Migliorati dalle precedenti versioni quello di Ducati e KTM, anche se restano un po' duri e non sempre precisi.
3.0
4.0
3.0
4.0

Sospensioni

KTM e Triumph in tutte le situazioni offrono un buon equilibrio nella taratura di forcella e mono, mentre Kawasaki quando si spinge forte richiede un'aggiustatina. Ducati è troppo rigida e nell'uso quotidiano stanca.
3.0
3.5
4.0
4.0

Freni

I dati rilevati dicono altro, ma la guida su strada e il feeling ci spingono a dare il voto più alto a Triumph, seguita da Kawasaki e Ducati. KTM è poco modulabile. La Monster e la Duke sono state provate in versione ABS.
4.0
4.0
3.0
4.5

Su strada

Supremazia della Triumph, seguita dalla KTM, precisa e leggera nel misto. Tra le curve si apprezzano ciclistica e posizione in sella della Ducati, mentre la Kawasaki va forte ma paga il peso maggiore.
3.5
3.0
4.0
5.0

Versatilità

Ducati e KTM sono le due che meno si adattano in situazioni diverse dal misto. Kawasaki e Triumph, per la posizione in sella e il comfort generale, danno la possibilità di fare qualche viaggetto in tranquillità.
3.0
3.5
2.5
3.5

Prezzo

Costano tutte care, ma è anche vero che per Ducati, KTM e Triumph abbiamo scelto le versioni "speciali". La Ka- wasaki è aumentata rispetto alla 750. Insieme all'inglese, comunque, offre il miglior rapporto qualità-prezzo.
2.5
3.0
1.5
3.0

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Ducati

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Kawasaki

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