Derbi Terra 125 Adventure, Aprilia SX 125 , Aprilia RS 125 , Derbi Mulhacén 125 Café

La macchina del tempo esiste e ha un motore da 125 cc. Per provare la sua efficacia è bastato un esperimento nel quale abbiamo coinvolto Diego Giugovaz, un pilota, un professionista navigato prossimo alla quarantina. Abituato alle potenze delle moto da corsa, la ridotta cavalleria di una 125 avrebbe dovuto fargli un baffo, e invece... È tornato di colpo un sedicenne al quale hanno regalato la prima moto e che vuole solo divertirsi. Non c'è niente da fare: a chi le ha sognate, guidate, truccate, le ottavo di litro restano per sempre nel cuore.

Quattro gusti, tempi diversi

Abbiamo raggruppato in questa comparativa i modelli più rappresentativi del Gruppo Piaggio nella classe 125. La sportiva Aprilia RS, la motard Aprilia SX, l'enduro stradale Derbi Terra Adventure e infine la moto che sfugge ad ogni definizione, la Derbi Mulhacén Café. Questi quattro modelli hanno in comune, oltre alla cilindrata, il motore monocilindrico - due tempi per le italiane, quattro tempi per le spagnole - e poco altro. Ognuno ha la sua filosofia e un suo habitat, starà a voi, come nei test sulla personalità, scoprire quello che si avvicina di più al vostro carattere.

Aprilia: due racer di razza

Il richiamo dei manubri bassi dell'Aprilia RS è forte, basta guardarla sul cavalletto per innamorarsi di questo piccolo gioiellino carenato, con telaio in alluminio lucidato e soluzioni ciclistiche da vera GP. È una sportiva e come tale la piccola di Noale richiede qualche sacrificio. La posizione di guida è raccolta e il peso del pilota che grava tutto sugli avambracci, sulle lunghe distanze provoca qualche indolenzimento. La città non è il suo terreno ideale, meglio portarla su strade tortuose dove si apprezza l'efficacia della ciclistica e dell'avantreno, preciso e rapidissimo nei cambi di direzione. La frenata è potente e sempre dosabile, ma un appunto va alla taratura troppo morbida della forcella che nelle staccate più decise, affondando troppo, scompone l'assetto. Per sfruttare al massimo la spinta del motore bisogna giocare con la frizione e tenerlo alto di giri, tra gli 8500 e i 10.000, altrimenti, vista la minima coppia disponibile ai bassi e medi regimi nonché la poca cavalleria a disposizione e la rapportatura lunga, uscire con una buona spinta dalle curve è impossibile. Una volta imparato il «giochetto» l'RS diventa un'arma molto efficace con cui cimentarsi anche in pista, per imparare l'arte della percorrenza di curva in cui una 125 è maestra. Da sportiva a sportiva, saliamo sulla SX. Questa è una supermotard e la posizione di guida è tutt'altro che raccolta. Busto eretto, braccia larghe per impugnare il manubrio, zero protezione aerodinamica. Nessun pulsante d'avviamento: sulla SX per avviare il motore bisogna scalciare ripetutamente sulla pedivella e finalmente il brioso 2T inizia a far sentire la sua voce metallica che, rispetto alla RS, sembra addirittura più cattiva. Dall'alto della sella si ha tutto sotto controllo e si domina la strada. Nelle svolte l'avantreno è fulmineo, ma alla sua rapidità ci si deve abituare, visto che all'inizio dà la sensazione di «cadere» dentro la curva. La frenata è potente e il disco posteriore, se azionato con decisione, lascia facilmente una firma nera sulla strada. Il motore - come sulla RS - va tenuto alto di giri, ma la rapportatura finale più corta consente partenze più scattanti. Rispetto alla RS, in città è più a suo agio, le sospensioni digeriscono senza indugi buche e tombini e le insidiose rotaie del tram non sono un problema, grazie alle gomme larghe; ma il regno della SX resta il misto stretto e magari un bel kartodromo.

La Mulhacén Café più che una scrambler è una naked con gomme rigorosamente stradali. Le sue forme spigolose, fuori dagli schemi, sono l'ideale per chi vuole un mezzo originale per spostarsi in città al posto del solito scooter, del quale non dovete però aspettarvi la stessa praticità. La Mulhacén infatti ha un sottosella minuscolo, non offre nemmeno un briciolo di spazio per caricare i bagagli e, come sulle Aprilia, il passeggero è ammesso solo per brevi spostamenti. La Mulhacén e compatta, ha la sella bassa e il manubrio largo e vicino al piano di seduta, un mix che su strada è efficacissimo e la rende facile, intuitiva, svelta nelle curve e maneggevole nel traffico. L'unico appunto alla sua vocazione urbana va alla taratura delle sospensioni un po' troppo dure e al disco anteriore, esuberante nella risposta. Il motore - Piaggio bialbero quattro tempi - ha un'erogazione più fluida del due tempi Rotax montato sulle Aprilia ma, come il rivale, ama frullare ad alti regimi per dare il meglio di sé.

Terra... senza frontiere

Chi con una moto vuole fare tutto, nella Terra Adventure, troverà ciò che cerca. A fianco delle rivali, la Terra sembra una moto di maggior cilindrata. Le sue dimensioni sono importanti, ma l'enduro stradale spagnola non deve spaventare: il suo peso è allineato a quello delle altre concorrenti. Sull'Adventure ci si sente subito parte integrante della moto, grazie alla posizione in sella leggermente infossata che consente di impugnare agevolmente il manubrio e di avere il massimo controllo. Sull'asfalto è precisa, molto intuitiva e più maneggevole anche della Mulhacén, inoltre non ha i limiti delle moto stradali, «confinate» all'asfalto. Infatti inerpicarsi alla scoperta di un nuovo sentiero è alla portata di tutti e, quando il fondo diventa sterrato, con la Terra alzarsi e guidare in piedi sulle pedane è naturale, grazie alla corretta triangolazione sella-manubrio-pedane. La ruota da 21 pollici è un'ottima «guida» e digerisce tutte le malformazioni del terreno; delude solo la forcella, troppo morbida e poco frenata nell'idraulica. Quando si lancia l' Adventure alla massima velocità il cupolino protegge bene così come i paramani. Si sente che è solo una 125 cc quando si vorrebbe andare oltre i 120 km/h orari indicati ma, se non si ha fretta, questa è una moto ideale per iniziare a macinare i primi chilometri.