Prove della redazione
Comparativa dakariane ieri e oggi - Capitolo 1: Aprilia Tuareg
Le moderne maxienduro derivano quasi sempre dalle "dakariane" degli Anni 80 e 90. Le abbiamo guidate accanto alle loro antenate, cercando di riannodare i fili che le uniscono a decenni di distanza. Un viaggio in quattro capitoli che inizia con l'Aprilia Tuareg
Allora come oggi, a Noale si respiravano asfalto e pieghe. Ma nel 1988 arrivò lei, per inserirsi in un filone che all’epoca stava vivendo la sua prima età dell’oro: quello delle enduro stradali di media cilindrata. La Tuareg 125 2T fece furore, la 600 rimase a listino per pochi anni e, purtroppo, non fu sfruttata a dovere in competizioni di alto profilo come avrebbe meritato. Anche questo, certamente, ne determinò la breve carriera.
La Tuareg Wind, un po’ come la sua discendente, si presenta subito come moto di facile approccio per un pubblico non fuoristradista. La posizione a bordo privilegia la guida da seduti, con pedane leggermente avanzate e sella comoda, ideale per i lunghi trasferimenti. Ciclisticamente risulta ben bilanciata per un utilizzo misto tra strada e sterrato, non privilegia marcatamente nessuno dei due impieghi e dimostra ottima versatilità, decisamente diversa in questo dalla rivale Ténéré 600. Nonostante l’impostazione apparentemente stradale, anche il comportamento fuoristrada è impeccabile e permette di spingersi lontano. Da buona tradizione Aprilia, il motore (in questo caso l'austriaco Rotax) si distingue per le performance complessive con un’ottima spinta in alto.
True Colors
Questa filosofia la ritroviamo nella nuova Tuareg, nata attorno al bicilindrico parallelo bialbero 4 valvole che già ha trovato fortuna sulle stradali RS e Tuono. Qui è però appena ruotato all’indietro per garantire maggiore luce a terra. Con 80 cavalli, 196 kg e 18 litri di capienza del serbatoio, l’identikit della nuova endurona di Noale è presto fatto. Il piano sella a 860 mm è abbordabile da chiunque, nonostante i ben 240 mm di escursione delle sospensioni KYB. La Tuareg 660 si differenzia dalla rivale diretta Ténéré 700 per la presenza di un pacchetto elettronico completissimo: ride-by-wire, controllo di trazione regolabile ed escludibile, cruise control, controllo del freno motore, sistema di cambiata assistita e tre diverse mappature per il propulsore.
Grazie anche alla sella bassa, la nuova Tuareg impressiona per immediatezza d’approccio: sali a bordo e dopo pochi metri è già tua. Anche chi non è molto alto tocca facilmente a terra coi piedi, nella parte centrale è molto stretta per poi allargarsi verso il serbatoio. Sella e pedane sono vicine, anche il manubrio è molto a ridosso del corpo e le sue estremità vengono all’indietro. Questa triangolazione raccolta favorisce il comfort nella guida su asfalto; meno però l’efficacia in fuoristrada, specie per i piloti di statura maggiore. Nel complesso comunque è una posizione di guida che la rende intuitiva anche per chi non sia pratico di moto da enduro, selle alte e manubri larghi.
Facile per tutti e dappertutto
Il parabrezza della Tuareg 660, non altissimo ma sufficientemente largo, offre una buona protezione dall’aria, non tanto per la testa quanto per busto e spalle. Il comfort sulle asperità dell’asfalto è ottimo grazie all’assetto molto morbido e sfrenato. Comfort buono, sì, ma anche un po’ di beccheggio nelle accelerazioni e frenate più decise. Nonostante ciò la moto non perde di precisione in nessun frangente, e il suo bilanciamento rimane eccellente. La discesa in piega è regolare, la Tuareg non tende a “cadere” verso l’interno della curva come accade invece con moto equipaggiate con cerchi dal canale più stretto. Il motore è molto fluido ai bassi, non troppo pronto per non mettere mai in imbarazzo. Per trovare tutta la cavalleria bisogna insistere verso medi e alti, dove c’è quel brio che invece manca alla rivale Ténéré 700.
È un motore facile da sfruttare per intero su strada, meno fuori dove per avventurarsi ad alti regimi serve sempre un po’ di mestiere, come del resto con qualsiasi moto. Buono il funzionamento del cambio elettronico: ottimo in salita, qualche ruvidità in scalata. Fuoristrada la nuova Tuareg è forse meno efficace della Yamaha Ténéré 700 in mani esperte, ma infinitamente più facile se in sella non c’è un pilota. Il motore meno pronto aiuta a giocare col gas a bassa velocità; ma se si va in cerca di guai, leggasi salite impegnative, sarà meno d’aiuto. Le sospensioni morbide e di lunga escursione mangiano tutti gli ostacoli senza difficoltà. Ancora una volta, la sella bassa aiuta a dare la zampata a terra in situazioni ostiche.
Il radar di Dueruote
Ci siamo divertiti ad accostare la moto moderna (i voti sono quelli relativi alla prova completa della Tuareg 660) alla sua progenitrice, valutata con i parametri di oggi. Il confronto è naturalmente quasi accademico: zero elettronica, prestazioni imparagonabili e doti di guida lontanissime.
Eppure nella guida anche la vecchia Tuareg 600 monocilindrica sa essere gradevole, e la versatilità non le manca. Basta non pretendere da una "nonna" come lei di sapersi scatenare come una ventenne: né su asfalto né, soprattutto, in off-road...
Mr. Tuareg: Matteo Lebran
Classe 1981, di Camposampiero nella provincia di Padova. Il suo amore per la Tuareg risale al 1988, quando ancora bambino sale sulla Tuareg 125 di un cugino più grande. Sono gli anni dell’esplosione di Aprilia, e in Veneto il fenomeno è ancora più evidente.
A 14 anni Matteo può finalmente acquistare la sua prima Tuareg 50, poi nel 2012 trova una 600 a poco prezzo e l’amore si riaccende, fino a diventare “monogamo”: inizia a collezionare le Aprilia off-road - comprese le ETX e le successive RX - ma soprattutto le Tuareg. Che oggi possiede in tutte le cilindrate e non solo: dépliant, riviste con le prove, modellini, una Giordani a batteria da bambino... una collezione unica, perché molti modelli (specie le 4T, la 350 e la 600) sono oggi rarissimi, e perché quelle di Matteo sono tutte ottimamente conservate e funzionanti: cosa non banale visto che i ricambi sono difficilissimi da trovare.
Molto attivo nell’ambito dei raduni, Matteo è uno dei riferimenti del mondo Tuareg in Italia, e da vero intenditore ha approvato la nuova 660.
Dati Tecnici
Aprilia
Tuareg 660 Evocative |
|
---|---|
Motore |
2 cilindri in linea longitudinale |
Raffreddamento |
Liquido |
Alesaggio corsa |
81x63,93 |
Cilindrata (cc) |
659 |
Rapporto di compressione |
13,5:1 |
Distribuzione |
2 assi a camme in testa |
Alimentazione |
Iniezione |
Serbatoio (litri/riserva) |
18 l |
Frizione |
In bagno d'olio |
Telaio |
Doppio trave |
Materiale |
Acciaio |
Sospensione ant/regolazioni |
Forcella rovesciata |
Sospensione post/regolazioni |
Forcellone |
Pneumatico ant/post |
90/90 - 21 54V-21";150/70 R18 70V-18" |
Freno anteriore |
Doppio disco con ABS da 300 mm |
Freno posteriore |
Disco con ABS da 260 mm |
Lunghezza |
2.220 mm |
Altezza sella |
860 mm |
Interasse |
1.525 mm |
Peso a secco |
187 kg |
Potenza max/giri |
59 kW (80,2 CV) a 9250 giri |
Coppia max/giri |
70 Nm (7,1 kgm) a 6500 giri |
Listino
Aprilia
Tuareg 660 Evocative
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