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Prove della redazione

Aprilia Mana 850

Luigi Rivola il 09/07/2012 in Prove della redazione
Aprilia Mana 850
Aprilia Mana 850
839 cc / 56,0 kW (76,1 CV) / 2 cilindri a V di 90° / Euro 3
€ 9.500 c.i.m.

In viaggio sulla alla moto del futuro? Le carte in regola per conquistare i cuori di esperti e neofiti questa Aprilia le ha tutte, soprattutto il cambio automatico che con un solo bottone si adatta agli umori e alle esigenze di qualsiasi pilota

Duemila chilometri in meno di una settimana non sono certo un record, ma in questo caso rappresentano un primato. Dueruote infatti è la prima rivista ad aver sottoposto ad un test su questa distanza una delle motociclette più interessanti e innovative, che proprio in questi giorni fa il suo debutto sul mercato: l'Aprilia Mana 850. Questo modello, che vanta un'evolutissima trasmissione automatica, meritava un'immediata e approfondita verifica. L'occasione è stata l'ultima prova del mondiale Superbike a Magny Cours, nel cuore della Francia, dove ci siamo recati cogliendo una settimana disastrosa dal punto di vista meteorologico. Pioggia persistente, freddo quasi da profondo inverno e vento, sommati alla varietà del percorso, con l'attraversamento delle Alpi al passo del Monginevro, alcune centinaia di chilometri di strade statali, il viaggio di ritorno tutto in autostrada e puntate nel traffico di piccole e grandi città, hanno prodotto un test che non è solo esclusivo di Dueruote, ma è risultato estremamente probante delle tante qualità - e anche di alcuni difetti - della Mana. L'originalità di questo modello non sta certo nella linea ma nel sistema di trasmissione, che propone essenzialmente tre metodologie di cambio dei rapporti: totalmente automatico, semiautomatico e comandato. Nell'uso pratico, automatico e semiautomatico sono la stessa cosa, infatti la modalità automatica consente sempre la scalata «comandata» a discrezione del pilota senza che questi debba preventivamente selezionare una modalità diversa. Il sistema mette a disposizione tre programmi di cambio automatico/semiautomatico: «Touring», «Sport» e «Rain», che si possono impostare agevolmente anche a veicolo in movimento a qualunque regime. Premendo il pulsante di selezione (sulla destra del manubrio) si passa da un programma all'altro; tenendo premuto più a lungo lo stesso tasto si passa invece al programma «Sport Gear» ossia al sequenziale comandato con sette rapporti in crescita e in scalata. Quanto alla frizione, è sempre automatica centrifuga e non esiste dunque la classica leva sul lato sinistro del manubrio. È chiaro che il nostro principale obiettivo, durante il viaggio in Francia, è stato la verifica attenta e in situazioni diverse della funzionalità, della praticità e dell'affidabilità del cambio automatico, ritenendo di secondaria importanza, in questo frangente, un test «classico» del modello, con particolare riferimento alle doti della ciclistica e alle prestazioni.

Sensibili differenze

Il primo approccio è stato con l'autostrada. Abbiamo impostato il programma automatico «Touring» e abbiamo subito constatato un'apprezzabilissima progressione nella variazione del rapporto di trasmissione: partenze dolci o energiche a seconda dell'apertura della «manetta» e del tutto esenti da strappi, a testimonianza dell'ottimo lavoro della frizione, e accelerazioni pronte e costanti, favorite dalla notevole erogazione di coppia del motore. Quando siamo tornati sulla strada normale, imboccando la via, tutta curve e curvoni, per il passo alpino del Monginevro, abbiamo subito commutato la modalità automatica da «Touring» a «Sport», ed abbiamo scoperto un cambio di tipo ravvicinato programmato in modo da mantenere il regime del motore più alto e prestarsi così ad un tipo di guida più brillante. In pratica ci siamo trovati a guidare una moto diversa, molto vicina per prestazioni al concetto tradizionale di moto sportiva, ma da condurre inventandosi un compromesso fra la guida della motocicletta e quella dello scooter. Una guida rotonda fatta di ingressi non «impiccati» e di aperture anticipate dell'acceleratore con molta attenzione alla traiettoria della curva e con un controllo in uscita mediante lievi interventi sul freno posteriore. Scendendo dal Monginevro è iniziato a piovere piuttosto forte e naturalmente abbiamo selezionato la modalità automatica «Rain», constatando immediatamente che teoria e pratica non sempre combaciano. Il progettista della Mana ha certamente pensato: sull'asfalto bagnato occorrono marce lunghe e ben distese per consentire la guida più dolce possibile. OK. Ma in questo caso il ragionamento, pur corretto, si rivela sbagliato alla prova dei fatti. Se si utilizza l'automatismo senza interventi in scalata, il cambio ultra-soft dei rapporti evidenzia la totale assenza del freno motore, tipica delle tra smissioni a variatore. Se, per migliorare le cose, si scalano le marce, ci si accorge che le prime tre-quattro hanno un effetto pressoché nullo, e solo dalla terza in giù si avverte l'azione del freno motore. Nel frattempo la curva si è avvicinata inesorabilmente e bisogna attaccarsi ai freni, il che non è il massimo in discesa sull'acqua. Bisogna inoltre considerare che la scalata, in una trasmissione con variatore comandato, ha un minimo di ritardo nella risposta, rispetto al cambio classico, e questo fa sì che la curva si avvicini ancor più velocemente...
La soluzione l'abbiamo trovata, paradossalmente, selezionando la modalità «Sport», che offre un freno motore più accentuato e anche più feeling al pilota, il quale, gestendo opportunamente la manopola del gas, può comunque controllare facilmente l'erogazione della potenza. Il problema nasce dalla suddivisione in sette rapporti del cambio: troppi per un motore così ben dotato di coppia. E questo si avverte soprattutto in scalata (in tutte le modalità automatiche), dove sarebbero sufficienti quattro rapporti. In compenso i sette rapporti si godono al massimo escludendo ogni automatismo (a parte quello della frizione, naturalmente) e guidando in modalità sequenziale. In questo caso si può agire sul pedale o sui due pulsanti alla sinistra del manubrio (ma dissentiamo sul- la possibilità di scelta: per motivi di sicurezza non ci devono essere due comandi per la stessa funzione) snocciolando le marce una sull'altra con una rapidità sconosciuta e con la possibilità di inserirle anche a gas spalancato. Divertimento allo stato puro.

Un colpo, due centri

Il giudizio finale è uscito spontaneamente: nei trasferimenti dall'albergo all'autodromo di Magny Cours, così come in autostrada tornando in Italia, non ci è mai venuto in mente di utilizzare qualcosa di diverso dalla modalità «Touring», ma all'approssimarsi di ogni percorso misto il pollice destro andava subito a impostare il cambio sequenziale. Il che significa che la Mana centra effettivamente i due obiettivi del progetto. Aggiungiamo: abbiamo percorso almeno 500 chilometri sotto la pioggia e - si sa - l'acqua è perfida nemica dell'elettronica, ma nessuna spia «strana» si è accesa, nessun malfunzionamento ha turbato il viaggio.
Il CVT (Continuously Variable Transmission) utilizzato dall'Aprilia è sostanzialmente l'evoluzione ultima del variatore centrifugo nato per equipaggiare i ciclomotori (Peugeot, Motobecane, Piaggio) e sviluppato con tecnologie provenienti dal settore auto, dove fu introdotto dalla Daf col nome di Variomatic, passò per qualche utilitaria (Uno Selecta e Ford Fiesta) per arrivare attualmente a equipaggiare anche brillanti turbodiesel. Si tratta una trasmissione a cinghia trapezoidale inestensibile che collega due pulegge a gola variabile. Man mano che la puleggia motrice si stringe (per effetto di un sistema che può essere centrifugo, elettrico o idraulico), e quella condotta è costretta ad allargarsi vincendo la forza della molla di contrasto che tende a chiuderla, il rapporto di trasmissione sale seguendo la variazione dei diametri di avvolgimento della cinghia, che si inserisce come un cuneo tra le due semipulegge. Ovvio che ciò permette di ottenere una escursione tra un rapporto minimo e uno massimo senza soluzione di continuità, e che quindi le «marce» sono solo un artificio della gestione elettronica usata sulla Mana che «blocca» in posizioni predefinite la posizione reciproca dei fianchi della puleggia motrice. I sistemi di derivazione squisitamente automobilistica sono quelli che utilizzano un covertitore di coppia idraulico: a parte la sfortunata eccezione del cambio totalmente automatico montato sul Ducati Cruiser (con due rapporti selezionati attraverso una frizione interna ad azionamento idraulico), le Honda CB Hondamatic e la Moto Guzzi Idroconvert utilizzavano cambi meccanici a due marce accoppiati a un convertitore per ampliare l'escursione di coppia utile trasmessa al cambio e ridurre così la necessità di cambiare rapporto. Il convertitore di coppia è un'evoluzione del giunto idraulico: il fluido (olio ATF a ridotta densità per ridurre le perdite meccaniche) viene spinto dalle pale del rotore pompa (mosso dall'albero motore) verso le pale della turbina, collegata alla trasmissione, per poi tornare di nuovo al rotore pompa e ricominciare il ciclo. Tra i due rotori è frapposto uno statore, che ha il compito di indirizzare l'olio nella direzione che garantisce la migliore efficienza. La coppia trasmessa dipende della velocità dell'olio in circolazione, per cui con elevati slittamenti (come nel caso della partenza da fermo) la coppia trasmessa alla trasmissione è superiore a quella erogata dal motore, il che permette di ridurre i rapporti del cambio e di utilizzare una rapportatura molto lunga, in parte anche per compensare le perdite di velocità dovute allo slittamento. Le perdite del convertitore sono infatti il vero punto debole di questa trasmissione che nello schema di base è adatta esclusivamente per un utilizzo molto turistico (il sistema non fuziona in trascinamento e dunque non permette di utilizzare il freno motore) e su motori di grande cubatura, come i grandi V8 statunitensi. Una curiosità: la Guzzi aveva inserito in serie tra convertitore e cambio una frizione a comando manuale per agevolare l'eventuale cambiata e disinnestare la trasmissione durante l'avviamento, secondo uno schema utilizzato qualche anno prima per la Fiat 850 Idroconvert. La trasmissione idraulica messa a punto dalla Honda per la nuova DN-01 sfrutta invece uno schema tecnico completamente diverso, ideato dall'italiano Badalini più di cinquant'anni fa per variare la velocità delle macchine utensili senza doverle arrestare per cambiare coppia di ingranaggi. Il sistema prevede una pompa a pistoni che invia fluido in pressione a un motore idraulico, pure a pistoni. La variazione di rapporto è data dalla variazione di corsa dei pistoni del motore, che è determinata dall'inclinazione del piattelo che riceve la spinta dai pistoni e ne costituisce, di fatto, l'albero motore. La variazione modifica i rapporti tra le cilindrate della pompa e del motore, e questo viene trasformato dallo schema meccanico in una variazione di velocità tra l'albero di ingresso e quello di uscita.

Dati Tecnici

 
Aprilia
Mana 850

Motore

Motore: 2 cilindri a V di 90°; Raffreddamento: liquido; Alesaggioxcorsa (mm): 88,0x69,0; Cilindrata (cc): 839,0; Rapporto di compressione: 10,0:1; Distribuzione: monoalbero a camme in testa con comando a catena e 4 valvole per cilindro; Alimentazione: iniezione elettronica, diametro corpo farfallato singolo di 38 mm; Lubrificazione: carter secco; Serbatoio (litri/riserva): 16/nd

Trasmissione

Frizione: automatica centrifuga.

Ciclistica

Telaio: traliccio; Materiale: acciaio; Sospensione anteriore/regolazioni: forcella rovesciata da 43 mm; Sospensione posteriore/ regolazioni: monoammortizzatore-precarico molla e ritorno idraulico; Escursione ruota ant/post: 120 mm/125 mm; Pneumatico ant/post: 120/70-17”-180/55-17”; Freno anteriore: doppio disco flottante da 320 mm; Freno posteriore: disco da 260 mm.

Dimensioni

Lunghezza: 2.080 mm; Altezza sella: 800 mm; Interasse: 1.463 mm; Peso a secco: 203 kg.

Prestazioni

Potenza max/giri: 76,1 CV (56 kW)/8.000; Coppia max/giri: 7,45 kgm (73 Nm)/5.000.

Prestazioni

Il commento del centro prove

Non c’è niente da fare, ancora una volta l’uomo ha la meglio sulla macchina. Nel senso che con la Mana, nonostante l’ottimo comportamento della trasmissione automatica anche nella configurazione «Sport», si va più forte utilizzando i comandi «manuali» sul manubrio o il classico pedale, cui fanno riferimento i valori della tabella. Una piccola soddisfazione che farà dire «te l’avevo detto» ai motociclisti puri e duri che, però, dovranno anche ammettere la bontà del progetto Aprilia, pratico nell’uso quotidiano e inferiore solo sulla carta visti, i valori rilevati pressoché sovrapponibili nelle velocità oltre i 100 km/h. Nella prova di accelerazione dei 400 m con cambio automatico Sport la Mana fa registrare 13,9 s e 154,6 km/h e 26,7 s-177,7 km/h nella prova dei 1000 m. La cambiata semiautomatica vince sull’automatico anche nelle prove «0-90 km/h»: con la cambiata «Sport» la Mana fa registrare 4,5 s in 62,6 m e nella prova «0-130 km/h» 8,8 s e 195,4 m.

Curva di accelerazione

Aprilia Mana 850

Condizione della prova

Cielo sereno
Vento 0 m/s
Temperatura aria 19°C
Pressione atmosferica 1015 mb
Temperatura asfalto 27°C

Rilevamenti

 
Aprilia
Mana 850

RILEVAMENTI

Velocità a 1500 m con partenza da fermo (tempo) 186,1 km/h (35,8 s)

ACCELERAZIONE

0-400 m 13,7 s (161,1 km/h)
0-1000 m 26,1 s (181,9 km/h)
0-90 km/h 4,4 s (60,6 m)
0-130 km/h 8,2 s (176,2 m)

PROVA SORPASSO (nella marcia più alta)

80-130 km/h 8,5 s (252,0 m)

FRENATA (compreso tempo di reazione convenzionale pari a 1 s)

130-80 km/h 2,3 s (74,5 m)
50-0 km/h 2,2 s (22,9 m)

CONSUMO

Urbano 13,0 km/l
Extraurbano 17,0 km/l
Autostrada (130 km/h indicati) 15,0 km/l

PESO

In ordine di marcia e serbatoio pieno 228,5 kg
Distribuzione masse senza conducente (% ant./post.) 46,0/54,0
Distribuzione masse con conducente (% ant./post.) 43,0/57,0

Pagelle

 
Aprilia
Mana 850

In sella

4.0

Posizione di guida comoda, naturale e redditizia che favorisce il feeling con la moto.

Comfort

3.5

È una naked, e come tale affatica nei lunghi trasferimenti in autostrada, ma solo ad alta velocità. In ogni altra condizione è più che accettabile.

Dotazioni

4.0

C’è tutto ciò che ci deve essere su una naked e anche qualcosa di più, come il baule/portacasco e una strumentazione precisa e completa.

Qualità percepita

2.5

Non eccelsa: ad abbassare il livello provvedono soprattutto i comandi elettrici (specie il commutatore degli indicatori di direzione e delle luci). Piccole cose, ma che si fanno notare.

Capacità carico

3.5

Fantastico per praticità e anche per capacità il baule nel finto serbatoio. Le valige, quando ci saranno, dovranno fare i conti coi fianchetti appuntiti e con lo scarico molto alto.

Motore

4.0

Coppia a volontà, fluidità sorprendente ad ogni regime, potenza più che sufficiente, vibrazioni quasi inesistenti. Se consumasse anche un po’ meno...

Trasmissione

4.5

Un capolavoro. Unica pecca, le sette marce: bastava meno. Eccellente anche la frizione: tantissimo lavoro, mai un lamento.

Sospensioni

3.5

Tarate per una moto poliedrica, hanno un comportamento molto soddisfacente nella generalità delle situazioni.

Freni

3.5

Efficace e con buon feeling l’anteriore, meno appagante il posteriore, soprattutto in termini di modulabilità.

Su strada

4.5

Facile da guidare su ogni fondo, anche bagnato, neutra nelle reazioni, abbastanza agile nonostante il «gommone», stabile e precisa nel dritto e nelle curve di ogni raggio.

Versatilità

4.5

L’abbiamo messa alla prova in ogni condizione e non ha mai prestato il fianco a critiche. Per essere completa le manca solo un cupolino, ma se viaggiate rispettando il codice non vi stanca nemmeno in autostrada.

Prezzo

3.0

Non è regalata, ma è unica e ricca di contenuti. Merita la spesa.

Pregi e difetti

 
Aprilia
Mana 850

PREGI

Erogazione pronta e fluida, Sospensioni efficaci, Cambio rapido e preciso, Freni potenti e dosabili

DIFETTI

Comfort nei lunghi tratti, Freno motore in discesa

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