Moto & Scooter
Belle davvero: Honda RC30
Seconda puntata della nostra selezione di moto incontestabilmente belle "dentro e fuori": la Honda VRF750R "RC30" del 1987, che molti considerano il capolavoro insuperato della Casa dell'Ala dorata
Torniamo a parlare delle moto che lasciarono tutti a bocca aperta, con la Honda VFR750R, più nota con la sua sigla HRC, RC30: un altro esempio di bellezza assoluta nel mondo delle moto.
Presentando questa moto al Salone di Tokyo del 1987, la Casa giapponese giocò tutte le migliori carte che aveva in mano: un vero e proprio poker d’assi. Dalla iconica colorazione HRC, forse un po’ carica per l’epoca ma perfetta per sottolinearne le forme scultoree, alle proporzioni impeccabili, le linee fluide, i dettagli ridotti all’osso da autentica racer quale era.
Honda RC30: massimo sforzo tecnologico
E sotto quel codone monoposto e la meravigliosa e tondeggiante carena, c’era il meglio della tecnologia Made in Honda. Motore 4 cilindri a V, distribuzione a cascata di ingranaggi, telaio in alluminio e il primo monobraccio da corsa, nato per velocizzare il cambio gomma in Endurance e che lasciava libero alla vista lo splendido cerchio posteriore da 18” a 8 razze.
Abbiamo visto la linearità e la semplicità della Ducati 916 in déshabillé: di qualche anno più vecchia, la RC30 interpreta il compito in tutt’altro modo. La complicazione da orologio di lusso della sua meccanica, tuttavia, non si nasconde dietro ammassi di fili, di forme, di coperture, ma è lì, visibile e (ancora) comprensibile.
Eccola:
Honda RC30: ciclistica ancora attuale
C’è alluminio, tanto, c’è luce in tutto ciò che non è verniciato, grazie ad una sapientissima lucidatura, e ci sono volumi pieni ma non colmi.
E poi lui: 4 cilindri in “soli” 748 cc. Una cilindrata “maxi” per l’epoca, che oggi non giustificherebbe questa raffinatezza meccanica e così tanti pistoni… Già, ormai solo le maxi cilindrate sono la riserva di caccia dei propulsori plurifrazionati: a causa dei costi, dell’erogazione, delle normative antinquinamento che non giocano a favore di motori naturalmente pensati per dare il meglio di sé agli alti regimi.
Raffnatezze su raffinatezze
E invece questo V4 90° raffreddato a liquido poteva contare su un pacchetto di tecnologie racing all’avanguardia per i suoi tempi, di un livello mai visto fino a quel momento su una moto di serie. Gli ingegneri Honda utilizzarono in maniera massiccia materiali nobili come la fibra di carbonio, il kevlar e il magnesio. Il motore, grazie alle bielle in titanio e alla allora inedita frizione antisaltellamento, garantiva prestazioni e stile di guida puramente racing. Cerchi ed impianto frenante erano a sgancio rapido, mentre forcella e monoammortizzatore erano pluriregolabili e anche le pastiglie sinterizzate dei freni ancora non si erano mai viste.
Abbiamo visto il motore, il telaio: ecco come tutto va a combaciare perfettamente nell’insieme, andando a disegnare una delle moto più belle di tutti i tempi.
RC30: direttamente nella leggenda
Prodotta nella fabbrica di Hamamatsu, la RC30 divenne immediatamente leggendaria. Con una produzione limitata a 5.000 unità in tutto il mondo, fu progettata per competere nel nascente Campionato mondiale Superbike, rispettando a tal proposito i criteri di omologazione necessari alla partecipazione.
La conquista del Mondiale Superbike da parte di Fred Merkel nel 1988 e nel 1989 ha contribuito a rendere iconica agli occhi degli appassionati la RC30. Nel suo palmarès troviamo anche diverse vittorie ottenute all’Isola di Man tra le mani di piloti altrettanto leggendari come Joey Dunlop, Carl Fogarty e Steve Hislop, e una serie infinita di titoli e gare a livello nazionale.
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