Moto & Scooter
Ducati Scrambler: la storia di un mito
Nata negli Anni 60 su indicazione degli importatori americani della Casa, diventò in breve tempo una delle moto-icona di Borgo Panigale. Ripercorriamo insieme le sue due vite
"Per favore, fate una Scrambler per il nostro mercato". Firmato Joe e Mike Berliner. I fratelli Berliner, importatori per gli Stati Uniti della Ducati, hanno recitato un ruolo chiave nello sviluppo di prodotti della Casa di Borgo Panigale. E' infatti grazie a loro che, alla periferia di Bologna, iniziarono a sentir parlare di questo misterioso oggetto.
Scrambler: una moto con cui esplorare la strada ma fare anche fuoristrada, dotata di motore monocilindrico e sovrastrutture ridotte all'osso. Nel mondo anglosassone Scrambler significava fuoristrada, da noi ben presto moto del genere sarebbero entrate nel novero dell'enduro stradale.
TRE VERSIONI, UN SOLO MITO
Ed è così che, per soddisfare la fame di prodotto - e il fiuto imprenditoriale - degli importatori Usa, Ducati mette in commercio una moto che sarà una delle sue bestseller assolute, la Scrambler.
Lanciata nel 1962 oltreoceano e arrivata da noi tre anni dopo, è uno dei tantu progetti usciti dalla mente di Fabio Taglioni. Nella sua prima versione da 250 cc (seguita dalla treemmezzo), aveva un motore monocilindrico 4T, un serbatoio a goccia giallo e argentato, e un manubrio piatto e largo con traversino, "all'americana". Ma è nella primavera del 1968 che la Scrambler fa il botto: arriva la versione motorizzata 450 cc da 27 CV, col famoso motore "a carter larghi" che diventerà un marchio di fabbrica indelebile. Il peso a secco era di 140 kg, mentre la velocità massima era di 130 km/h.
Il successo arriva ed è immediato, in un segmento dove altri costruttori avevano provato e fallito negli anni precedenti (da Parilla a Moto Morini): nel 1970 arrivano i primi motori con testata Desmo, mentre dal 1973 debutta l'accensione elettonica.
FINE DEI GIOCHI
Dopo 50mila esemplari prodotti e venduti, Ducati decise di mettere fine alla storia di Scrambler nel 1974. Una scelta dovuta da un lato al crescente interesse verso le plurifrazionate giapponesi, dall'altro a quello nei confronti delle specialistiche italiane, che nel fuoristrada si comportavano meglio. Ma alla base di tutto, ci furono alcuni problemi di fondo di una moto tanto affascinante quanto difficile da gestire: vibrava troppo, e la leva dell'accensione era una proverbiale spaccatibie se il motore era troppo anticipato.
TRENT'ANNI DOPO: LA NUOVA SCRAMBLER
Tre decenni dopo, Ducati cavalca ancora la moda del retro classic e rispolvera uno dei suoi marchi più iconici. Lo fa replicando le livree vintage della prima Scrambler, riprendendone il nome e rileggendone la funzionalità in chiave moderna. Ed è così che a Intermot 2014 torna la nuova Scrambler, dotata di un bicilindrico a L due valvole raffreddato ad aria e olio da 803 cc, e commercializzata in quattro versioni (Icon, Urban Enduro, Full Throttle e Classic). A seguire la gamma Scrambler sarà ampliata sia verso il basso, con un fallimentare tentativo di imporre una bicilindrica da 499 cc (chiamata Sixty2 e durata pochi anni, nata nel 2015), sia verso l'alto, con la gamma 1100 articolata in numerosi allestimenti. E tra le intuizioni della gamma Scrambler, c'è stata anche l'interessantissima Desert Sled 800, la cui indole fuoristradistica ne fa a tutti gli effetti un progenitore spurio della recente Desert X.
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