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QJ Gamma SRK: come tu mi vuoi +VIDEO+
QJ è ormai una certezza sul nostro mercato: le naked sportive SRK, quattro modelli tra i 125 e i 700 cc molto diversi fra loro, ne sono la riprova. Ma cosa offrono di più o di meno rispetto alla concorrenza europea e giapponese? Ecco la nostra prova
Abituati ai passi misurati dei costruttori europei e giapponesi, l’irruenza dei cinesi non può non lasciare sorpresi. Prendiamo QJ: è vero che parliamo di una Casa che produce 1,5 milioni di due ruote l’anno, ma arrivare in un colpo solo con 22 modelli tutto sommato ben attagliati alle aspettative del mercato europeo (e non è finita qua, ci assicurano) non può non meravigliare.
Oggi che abbiamo l’occasione di toccare da vicino la gamma naked, la cosa emerge con ancora più evidenza, perché tra le quattro SRK (125, 400, 550 e 700) non c’è alcun family feeling. Forme, colori, fari, telaio, sospensioni: è come se fossero quattro modelli di quattro Case diverse. Questo esprime la potenza tecnologica della Cina di oggi (anche se non è ancora arrivata allo stato dell’arte occidentale, come vedremo), e dall’altro l’approccio cinese al mondo della moto e, più in generale, al mondo dell’industria.
L'approccio cinese: diverso da tutti
Un approccio lontano dai due poli tra cui avevamo ormai imparato a muoverci, l’attaccamento quasi viscerale degli europei per i loro modelli e la ricerca giapponese della perfezione. I cinesi non cercano né l'uno né l'altro. Né emozione né tecnica, ma una razionalità estrema: anziché cercare di anticipare il mercato, lo ascoltano e gli offrono quel che vuole. Cerchi una naked? Eccotene quattro, tutte diverse per cilindrata, aspetto e dotazioni. Del resto, a che servirebbe farle simili? Chi cerca una 400 perché dovrebbe volerla somigliante a una 700? Meglio accontentare una fetta più vasta possibile del mercato.
Se ragioni in questo modo, succedono due cose. Che difficilmente riuscirai a sorprendere con un prodotto che lasci tutti a bocca aperta perché avanti di 5 anni sugli altri (la prima Honda Africa Twin, le Ducati 916 e Monster e via dicendo) e che non ti affezionerai particolarmente al tuo prodotto. Ecco, quel che al momento manca ai costruttori cinesi è la capacità di trasmettere una sincera passione per la moto, componente che nella nostra industria è sempre stata fondamentale. Ciò non impedisce loro di vendere bene, se non benissimo, anche in Italia come sta accadendo a QJ, che dopo qualche incertezza commerciale si sta riorganizzando rapidamente, con piani molto chiari – e molto ambiziosi – per il medio e lungo termine.
QJ SRK: le sorelle che non si somigliano
Detto questo, veniamo alle SRK. Che sono, lo diciamo subito, quattro moto oneste e anzi piuttosto ben riuscite. Come dicevamo, è difficile trovare un fil rouge, stilistico o tecnico che sia. Dell’aspetto vi lasciamo giudicare da soli: ci è piaciuta soprattutto la 125, compatta e sportiva con i convogliatori strato su strato; ma sono tutte moto non banali e ognuna a suo modo interessante.
Dal punto di vista tecnico, a parte avere il telaio in tubi di acciaio e il motore bicilindrico parallelo frontemarcia (salvo il 125 che è mono), sempre bialbero e con raffreddamento a liquido, le scelte tecniche sono molto diverse: la 400 ha le manovelle a 360°, con i due pistoni che si muovono quindi paralleli, con un’equilibratura dedicata e una sonorità tutta sua; il 550 e il 700 hanno le classiche manovelle a 180°, non ci sono concessioni alla recente tendenza dei 270°.
L’elettronica motore è ridotta all’osso per tutte, ma la 550 ha due mappe motore e il controllo di trazione (ottenuti senza ride-by-wire e quindi non particolarmente efficaci). Le sospensioni sono tutte made in QJ con forcelle rovesciate e mono non regolabili, tranne la 550 che ha sospensioni Marzocchi regolabili in precarico e ritorno. Tutti diversi i forcelloni, anche perché la 400 ha il mono montato sul lato destro senza leveraggi mentre le altre hanno il mono centrale con link. Made in QJ anche i freni, con pinze e pompe radiali su tutti gli anteriori, tranne la 400 che ha tutto assiale.
Scopri le differenze
Dal lato della connettività, su tutte c’è il mirroring bluetooth per lo smartphone con la sola eccezione della SRK 700 col suo display LCD. Parliamo insomma di moto piuttosto diverse fra loro, tra le quali la più sofisticata non è tra l’altro la 700 ma la 550, figlia di un progetto più recente (lo stesso che dovremmo vedere come erede delle attuali Benelli 500): per riassumere ha forcellone in alluminio, sospensioni Marzocchi, freni radiali, controllo di trazione e connettività a smartphone: per essere una media entry-level, dotazioni senz’altro al completo.
Eccola qua in sintesi la ricetta QJ, la stessa di tante aziende cinesi: dotazioni completissime, ricorrendo il più possibile al “fatto in casa”. Il risultato è comunque buono nell’utilizzo normale su strade normali. Vediamole allora una per una.
La SRK 125 S si muove con discreta agilità, grazie al peso di 143 kg in ordine di marcia e alla sella a 790 mm. Il suo motore monoalbero prende giri con calma – la tecnologia del 125 4T non è per niente banale, sappiamo che con cubature così piccole il 4T va molto curato per avere buoni rendimenti e in questo caso il risultato è discreto, ma non particolarmente brillante: i migliori della categoria, come lo Yamaha-Minarelli, restano lontani.
In ogni caso la dinamica di guida è agile e la ciclistica intonata alle prestazioni, tranne che in frenata dove gli spazi sono lunghi (positiva comunque la presenza dell’ABS). Prezzo aggressivo: 3.190 euro c.i.m.
La SRK 400 è una bella sorpresa: compatta e leggera, invita alla guida brillante. La fasatura a 360° le regala una voce acuta e qualche risonanza avvertibile sulle plastiche in rilascio, ma in generale è una moto divertente. La frizione antisaltellamento permette di scalare marcia aggressivamente, aiutando l’impianto frenante che non è proprio superlativo.
Anche il funzionamento delle sospensioni è un po’ schematico, ma la leggerezza (185 kg in ordine di marcia) comunque aiuta tanto, sia alla voce comfort che alla voce frenata. Una interessante prima moto, A2 nativa con i suoi 41,5 CV, proposta a 5.790 euro c.i.m.
Il problema della SRK 400 è che è posizionata praticamente allo stesso prezzo della SRK 550, che costa 6.050 euro c.i.m. ed è come abbiamo visto la moto più evoluta del gruppo. Più personale nella linea, nei colori, più raffinata nelle finiture, ha soprattutto dotazioni migliori (sospensioni Marzocchi regolabili, freni ad attacco radiale, mappe motore e TC).
Il motore è la versione aggiornata del 500 bialbero che conosciamo dalle Benelli: manovelle a 180° anziché a 270°, 56 CV (ma esiste in versione 35 kW) e una bella sostanza: timbro virile, spinta corposa a tutti i regimi, poche vibrazioni. Pesa 190 kg in ordine di marcia ed è una proposta davvero molto credibile nel segmento: costa qualcosa meno di una Benelli Leoncino, rispetto alla quale offre meno personalità ma dotazioni ben superiori, e uno stile sicuramente più ricercato e moderno rispetto alle sorelle.
La SRK 700 sembra una moto intermedia, di passaggio, con il suo display ancora LCD e il suo look classico nell'essere streetfighter. Meno raffinata della 550, rispetto alla quale costa poco di più (6.790 euro c.i.m.), si confronta con concorrenti agguerrite come la Yamaha MT-07, che per circa 1.200 euro in più è simile dal punto di vista delle prestazioni (73 CV a 8.000 giri), ma è ormai evoluta dal punto di vista della strumentazione e soprattutto ha quella inimitabile personalità da fun-bike che la SRK non possiede, pur essendo assolutamente corretta nel suo modo di accogliere a bordo e di muoversi. Pesa 198,5 kg in ordine di marcia e al suo motore non manca la spinta, quanto piuttosto un po’ di fluidità: l’on-off avvertibile a malapena sulla 550 qui è invece marcato.
Quindi una offerta piuttosto variegata, proposta a prezzi di rilievo. Ma ci sono anche le SRV (peccato per queste sigle così fredde): la classic SRV 550, con una versione da 35 kW del twin 550 che ci è sembrata particolarmente rotonda e gradevole, come pure indovinate sono look e ciclistica, e due custom molto carine, una 125 e una 300. La 125 è una versione molto semplificata della SRK 125, ma la SRV 300 è mossa da un bicilindrico a V di 90°, dall’aspetto importante e con una trentina di CV, che si intona benissimo col look e la tinta orange (c’è anche nera) che fa subito H-D 883. Una moto ruffiana il giusto, e che potrebbe strappare insospettate simpatie anche da noi. Tanto ormai l’abbiamo capito: se il motociclista ha un desiderio, QJ ha una risposta.
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