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Lin Jarvis: "Un inizio (di stagione) simile era imprevedibile!"
Il Managing Director Yamaha Motor Racing parla del Motomondiale ai tempi del Covid-19, dei successi di Fabio Q uartararo, dell’eterno Valentino Rossi e di cosa gli è mancato di più in queste prime gare
La storia di Lin Jarvis e quella di Yamaha viaggiano insieme da molti anni, da quando ad inizio degli Anni 80 si occupava delle bmx (Yamaha) ad Amsterdam, poi il salto nel racing, prima il mondiale Motocross, poi il mondiale SBK e infine il cruciale passaggio in MotoGP (allora 500) nel 1998. Successi, titoli e tante soddisfazioni hanno fatto di Jarvis, oggi team Principal del team Yamaha, una delle figure più conosciute e di rilievo del paddock.
Con lui ripercorriamo questa prima fase della stagione, quella in cui Yamaha dopo le prime gare sembrava la migliore e oggi, seppure Fabio Quartararo sia in testa al campionato e la Yamaha occupi il primo posto fra i costruttori, vede uno scenario mutato e in questo la prossima gara di Misano sarà cruciale per capire la situazione nel box di Iwata.
Tornando indietro di qualche settimana Jarvis ci racconta com’è stato la ripresa del Motomondiale ai tempi del Covid con due vittorie di fila firmate Yamaha. “Se ripenso a quei momenti è stato fantastico iniziare la stagione così forte, con un 1-2 nella prima gara, e poi ancora meglio nella seconda gara dove abbiamo conquistato la 1,°2° e 3° posizione. È davvero raro ottenere questi risultati, perché il livello in MotoGP è davvero altoi”.
Cosa ha significato tornare a correre?
“Siamo stati tutti molto molto felici di esser tornati a correre. È il nostro lavoro, la nostra missione è tutto ciò che facciamo! Quando ci siamo dovuti fermare per via del Covid è stato difficile mantenere la concentrazione e la positività, ma ci siamo riusciti. Certo all’inizio non ero contento che non ci fosse il pubblico, i media gli ospiti, ma era necessario e le gare in pista sono state belle come sempre. Per farvi capire all’inizio seguire tutte le procedure è stato complicato: i protocolli sono molto macchinosi da seguire. Inizialmente dovevi imparare quando usare e non usare la mascherina, quando usare la visiera, come fare il test, cosa fare dei risultati, caricarli sulla app, far controllare la tua temperatura in circuito… tutte queste cose. Fidatevi quando vi dico che è davvero complicato. In una prima fase si trattava più che altro di ricordare di fare tutto correttamente. Alla prima gara eravamo tutti un po’ nervosi, alla seconda eravamo già tutti più abituati alla routine. Avevamo capito cosa era importante e come comportarci. Quindi ora direi che “è il solito affare, ma è il solito affare nell’era del Covid!”
Com’è stato vivere il paddock nelle prime gare?
“Il paddock nelle prime gare mi è sembrato un posto strano in tutta onestà. Abituato a vederlo popolato da molte più persone mi sembrava vuoto. Come noi tutte le squadre hanno dovuto lasciare a casa alcuni componenti, inoltre non abbiamo più l’hospitality, ma un piccolo servizio catering che si prende cura del nostro staff e del team Petronas. Senza ospiti, media, ne hospitality, è tutto molto tranquillo. A pranzo mangiamo pranzi preconfezionati, lo stesso la sera, non ceniamo in hotel. È un’esistenza minimalista direi! Ci si concentra solo su ciò che dobbiamo fare… Ci manca molto avere gli ospiti e il pubblico in generale. Quel supporto entusiasta che normalmente abbiamo da tutte quelle persone manca davvero. Come nota positiva, possiamo lavorare con maggior quiete, che significa che possiamo svolgere le nostre mansioni un po’ più facilmente. Ma preferisco decisamente un paddock vivace!”.
Cosa ti è mancato di più, correndo in questo modo?
“Più di tutto il pubblico. L’atmosfera che si crea grazie alla passione dei fan quando vengono al Gran Premio è quasi tribale. Ci sono i supporter di Valentino, quelli di Maverick o di Marquez… tutti loro creano un fermento incredibile. Tutti sono davvero entusiasti di essere lì. Normalmente vediamo molti motociclisti venire alle gare, e mi manca vedere tutte quelle moto. Mi manca quell’atmosfera che si crea durante un weekend di gara. Già il venerdì un quarto degli spettatori arriva. Poi il secondo giorno, ne arriva qualcuno in più. Ma quando arriva il giorno della gara, domenica, tutti arrivano alle prime luci dell’alba. C’è una certa tensione nell’aria. Vedi tutte quelle persone prendere il loro posto sulle gradinate. Poi quando sei sulla griglia di partenza c’è una grande sensazione di attesa prima della gara. Tutto questo è quello che davvero ci sta mancando molto. So che anche i piloti ne sentono molto la mancanza. Alla fine, loro sono performer. Sono atleti al top e uomini di sport certamente, ma amano correre davanti alla folla. Si spera che quando questa situazione Covid sarà alle spalle, si potrà tornare ad ospitare gli spettatori e magari nel 2021 tornare a correre normalmente e già a Misano con un po’ di pubblico sarà diverso”.
Come è stato vedere Valentino tornare sul podio di nuovo?
“È stato davvero bello vedere Valentino di nuovo sul podio. Era passato molto tempo dall’ultima volta. È stato un podio importante per lui per una serie di ragioni. Che lui avesse continuato o meno nel 2021; il suo piano iniziale era di aspettare alcune gare per capire quanto fosse competitivo. Ma poi il Covid ha cambiato tutto ciò. Sia noi che Valentino avevamo necessità di prendere una decisione prima che si iniziasse a correre, di capire se avesse continuato o meno l’anno prossimo. Quindi è stato un po’ un salto nel buio. Poi c’è stata la prima gara a Jerez, dove Valentino ha faticato in gara e dove abbiamo avuto quel guasto…. È stato un weekend difficile in generale. Quindi dopo la domanda era, riuscirà a riscattarsi? Correndo sullo stesso circuito e solo una settimana dopo – sarà in grado di buttarsi alle spalle quel brutto risultato e tornare? E lo ha fatto! Parte di ciò è dovuto ai cambiamenti che quando è rientrato ha deciso di fare – ha voluto rendere la moto più bilanciata per lui in direzioni diverse da quelle degli altri piloti Yamaha. Questo era un rischio, ma un rischio che è valsa la pena correre e che in gara ha pagato. Quella domenica glielo potevi leggere in faccia, era entusiasta del risultato. Credo lo vedremo ancora sul podio quest anno ed è fantastico rivederlo in forma.”
Quanto conta l’esperienza, specie nel caso di Rossi, e quanto le idee degli ingegneri?
“Alla fine, anche se la performance di un pilota in pista è una performance individuale, rimane uno sport di squadra. Se non hai i componenti giusti, la moto giusta, non puoi essere competitivo. Allo stesso modo, se non hai il giusto setting sulla moto, il pilota non può far bene. Ma il mix finale di combinazione pilota, moto e setting è una scelta molto personale; e certamente ci sono molti dati disponibili. Abbiamo quattro piloti Yamaha in pista ogni weekend, quindi possiamo ottenere dati da tutti e quattro e compararli per capire qual è il modo migliore per far funzionare la moto al meglio, le gomme migliori e come ottenere i migliori risultati. Detto questo ci sono sempre richieste individuali, alcuni piloti frenano molto forte, altri sono estremamente veloci in percorrenza di curva. Ciascuno ha le proprie preferenze e tecnica nel guidare la moto. È sempre un mix o una questione di compromesso. Non c’è mai una moto perfetta ed un set-up perfetto. Perché ogni volta che hai una moto che fa questo, non fa quello. Se è tarata per avere una buona stabilità, probabilmente poi non curverà. Quindi è sempre un compromesso, provando ad ottenere il massimo delle performance nella maggior parte delle circostanze che incontrerai. Tuttavia, a volte il bilanciamento deve spostarsi, più sul lato del pilota che dell’ingegnere, perché in fin dei conti è il pilota quello sopra alla moto. Deve sentirsi bene ed avere fiducia.”
Come descrivi Fabio Quartararo?
“Penso che Fabio stia facendo davvero bene quest’anno! Abbiamo potuto vedere bene il suo potenziale l’anno scorso. Quest anno è stato promosso, che significa che gli abbiamo messo a disposizione una moto con specifiche factory, anche questo lo ha aiutato. Ma come ho detto prima parlando di Valentino, il pilota è la chiave per ottenere le performance. Fabio è giovane, estremamente veloce e una persona gradevole, e il modo in cui sta performando fino ad ora è semplicemente eccezionale. Ci sono certo molte gare da correre ancora in MotoGP, quindi è importante tenere tutto sotto controllo anche in situazioni potenzialmente meno favorevoli per la moto o lo stile di guida. Ma da quel che ho visto l’anno scorso, ce la può fare. Ma non sottovalutiamo Valentino, Maverick e anche Franky (Morbidelli); che ha avuto molta sfortuna nella penultima gara.”
Come vedi la coppia Fabio e Maverick per la prossima stagione? Si prospetta davvero eccitante…
“Sì penso sarà interessante, non posso fare ora un commento a riguardo di quella che sarà la dinamica perché dobbiamo tutti aspettare e vedere. In prospettiva io penso che quest’anno abbiamo un team favoloso. Abbiamo i nostri quattro piloti con Vale e Maverick nel factory team e Fabio e Franky nel team satellite; sono molto contento che continueremo con gli stessi quattro piloti l’anno prossimo. L’unica differenza sarà Valentino con il team Petronas e Fabio che si unirà al team factory. Basandomi su questo mi aspetto che le dinamiche saranno positive, entrambi hanno buoni caratteri, entrambi sono molto veloci. Penso che saranno estremamente competitivi e sono certo sapranno lavorare in armonia pur essendo in competizione tra loro. Speriamo si torni ai vecchi tempi, quando avevamo Rossi e Lorenzo insieme ed abbiamo ottenuto risultati eccezionali.”
E della coppia Rossi – Morbidelli nel 2021?
“Credo potrebbe essere un’ottima combinazione. Essendo Franky un rider della VR46 Academy, è cresciuto nel mondo di Valentino. Si allenano sempre insieme, quindi non c’è dubbio che Franky abbia imparato molte cose da lui nel corso degli anni. Allo stesso tempo Franky ha le proprie qualità, un talento naturale. Immagino ci sarà una collaborazione naturale tra maestro e studente, ma sulla stessa moto e nello stesso team. Questo potrebbe essere un team davvero… spumeggiante”.
Come vedi questa stagione?
“E’ sempre pericoloso provare a fare previsioni sui risultati del campionato. Tutto può succedere. Lo abbiamo visto nella prima gara dell’anno con Marquez fuori. Chi avrebbe mai potuto prevedere un inizio di stagione simile? Poi noi abbiamo avuto un paio di inconvenienti tecnici. Quindi c’è il fattore umano, il fattore tecnico. A volte ci sono forze maggiori, ad esempio un incidente in pista che non è tua responsabilità. Poi con la situazione Covid, si spera che correremo tutte le gare pianificate per il campionato, ma chi lo sa! Magari la stagione verrà accorciata o ci saranno altri guai. Dall’altro lato ho fiducia che Yamaha i nostri team e piloti siano ad un buon punto, quindi sono ottimista, riusciremo a rimanere molto competitivi, e speriamo che a fine anno potremo essere soddisfatti…. Nel frattempo, godiamoci soltanto le corse e vediamo come si sviluppa la stagione!”.
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