Husqvarna 701 Enduro

Enduro, una parola, molti significati. Dentro questo mondo c'è di tutto, si va dalla mulattiera estrema alla strada bianca, dalla duna di sabbia al fettucciato di una prova speciale. E in mezzo, un universo di sogni, ambizioni, competenze e capacità. Perchè c'è l'amatore che ama faticare spingendo il suo "quattroemmezzo" in salita, ma c'è anche chi non ha voglia di "estremo" e trova nell'enduro un rilassante divertimento domenicale su vie meno impervie. Insomma, c'è chi carica la moto sul carrello per raggiungere l'attacco della mulattiera "giusta" e chi invece parte da casa già vestito di tutto punto, si fa il suo bel trasferimento su asfalto e poi inizia a perdersi tra boschi, strade bianche e percorsi più o meno facili. Forse sta proprio qui il senso della nuova Husqvarna 701 Enduro: un piacere senza oneri aggiuntivi, senza troppi pensieri, senza troppa fatica, da godere quando e come si desidera. Per verificare quanto sia vero tutto ciò, nella prova dell'ultima monocilindrica Husqvarna abbiamo coinvolto anche un mezzo specialistico, per manette vere, una di quelle moto che si usano - senza troppe modifiche - anche per gareggiare: la FE 450. Sia chiaro, quella tra la 701 Enduro e la sorellina non è una comparativa. Sono due moto che, per quanto possano apparire simili a un veloce colpo d'occhio, non sono destinate allo stesso utilizzo. Sarebbe come paragonare una touring stradale a una sportiva carenata preparata per la pista. Impossibile. Insomma, appuntamento alle 9 in redazione, partenza fissata per mezzora dopo. Destinazione Appennino.

Ore 9.00, meeting di redazione

Primo step, il carrello. Già, perché ancora non le abbiamo accese e iniziano le prime differenze. Se non avete la collina o il campetto dietro casa, una enduro specialistica come la FE ha bisogno di un mezzo di trasporto per evitare lunghi trasferimenti su asfalto. Questo per tre semplici motivi: il suo monocilindrico soffre i lunghi tratti a gas spalancato, il comfort è pari a zero e i tasselli dei pneumatici durerebbero nulla. Problemi che invece non si pongono con la 701 Enduro: il motore che la spinge deriva dall'LC4 di 690 cc che equipaggia varie KTM monocilindriche, un'unità stradale a tutti gli effetti, bella da usare, veloce e godibile. I suoi intervalli di manutenzione sono scadenzati ben ogni 10.000 km. E non come nelle enduro specialistiche "a ore di utilizzo", espressione che a volte vuol dire cambiare olio e relativo filtro ogni due/tre uscite... In più il temperamento del 690 permette una guida brillante tra le curve su asfalto: l'erogazione è morbida, le vibrazioni relativamente contenute, l'allungo deciso e brillante. In più c'è il fattore "autonomia": i 13 litri del serbatoio permettono di percorrere quasi 190 km prima che la spia della riserva si accenda. Un chilometraggio decisamente maggiore di quello concesso dai 9 litri circa della FE, che oltretutto ha una potenza specifica maggiore e invoglia a una guida a gas spalancato, fattori che possono portare a consumi superiori. Passiamo al comfort. La 450 è nervosa, vibra ed è fatta per la guida in piedi sulle pedane. La sella è stretta e dura come un pezzo di marmo: bastano 10 minuti su asfalto per odiarla. Sulla 701 va un po' meglio perché il motore - come detto - è abbastanza gentile, inoltre il cuscino è un po' più largo e appena più accomodante. E siamo ai pneumatici: se infatti la FE monta gomme specialistiche per l'off-road puro, la 701 è equipaggiata con meno estremi Continental TKC 80, che soffrono in modo contenuto l'usura dell'asfalto e offrono anche un grip maggiore in curva e più stabilità sul veloce. Così i trasferimenti non diventano un fastidioso intermezzo, ma sono parte integrale del piacere della gita.

Ore 10.30, pronti per l'off-road

Scaricando la FE 450 dal carrello ci si rende subito del minor peso rispetto alla 701: il gap si attesta oltre i 30 kg, un dato che - come vedremo - fa la differenza quando il percorso diviene particolarmente difficile. E dire che salendo e scendendo su una e sull'altra non si notano differenze enormi a livello di impostazione di massima. Anche la 701 ha un vitino stretto che si fa stringere a dovere dalle gambe nella guida in piedi, un manubrio ben sagomato e un'ottima distribuzione dei pesi: questo anche grazie al serbatoio della benzina dislocato nel codone e sotto alla sella, peso che non grava quindi sulla forcella, a tutto vantaggio della direzionalità. Bottoncino magico e il motore di 690 cc si avvia subito: grazie a un comodo pulsante sulla strumentazione disinseriamo l'ABS (molto utile invece su asfalto visto i pneumatici tassellati) e partiamo imboccando una scorrevole strada nel bosco, seguiti a ruota dalla 450 che dietro scalpita per passare. Il fondo umido e movimentato mette subito in evidenza il limite principale della 701: i pneumatici di compromesso non "mordono" abbastanza il fondo e specie in presenza di carreggie (i solchi longitudinali creati dalle piogge o dal passaggio ripetuto di veicoli) la guida si fa presto impegnativa. Lo stesso problema si presenta con fondo fangoso o erboso. Per porre parzialmente rimedio a ciò si può abbassare la pressione dei pneumatici - no a 1-1,5 bar (ma attenzione che poi c'è il rischio di forare!), guadagnando così motricità e direzionalità. Insomma, all'ultima nata di casa Husqvarna vanno prese le misure, specialmente se si guida con piglio sportivo. Occorre valutare bene il punto di frenata e dosare il gas in uscita, anche perché occorre forza per gestire il peso con la gamba interna in caso di derapata di potenza. Nella guida tranquilla invece è una moto godibilissima: sugli avvallamenti, sui piccoli salti, nelle buche, le sospensioni copiano bene il fondo e la precisione rimane sempre elevata. Anche la frenata è sempre e finemente dosabile, sia del freno anteriore sia di quello posteriore: occhio però alla tendenza al bloccaggio da ricondurre ancora una volta ai pneumatici di compromesso.

Ore 12.00 è tempo di mulattiera

Sebbene la 701 Enduro nasca per gli spazi aperti (è idealmente un'ottima "cammellona" da deserto come lo era a suo tempo la Honda XR650R, per esempio), proviamo ad arrampicarci su una mulattiera di media difficoltà, asciutta ma con fondo movimentato da sassi e rocce. Incredibile ma vero, saliamo senza troppi problemi: certo, serve fisico per tenere aperto il gas anche quando l'avantreno scarta di lato o decolla, perché la forcella non sempre riesce a parare i colpi più duri. Ma si va comunque! Pretendere una guida "trialistica" da un mezzo di oltre 150 kg forse è troppo: ecco, laddove il percorso si fa ripido, difficile e stretto, emerge la grande differenza tra una moto specialistica e la 701. Con la prima si gioca, si guida spensierati, si gode nell'affrontare lo scalino o la curva in appoggio. Con l'altra si sale ugualmente (se però il fondo fosse stato umido?) ma l'impegno è maggiore e si suda non poco. Specie quando si deve far "manovra" o si deve trovare l'equilibrio da fermi: in queste condizioni avere le gambe lunghe è fondamentale. Per fortuna che al 690 basta un lo di gas per scaricare a terra la coppia come un trattore: ai bassi - anche grazie al ride-by-wire - non conosce ostacoli e quando serve sa tirare fuori le unghie. Meglio non esagerare però. Perché buttarsi per terra è un attimo quando si gioca a fare gli enduristi veri: che poi se si rompe una leva sono problemi. Sono le 15 passate e il carrello noi non l'abbiamo. Dobbiamo tornare "a ruote". Infangati, ma contenti.