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Triumph Trophy 1215 SE ABS, Yamaha FJR 1300 AS

Andrea Padovani il 14/11/2013 in Prove della redazione
Triumph Trophy 1215 SE ABS, Yamaha FJR 1300 AS
Triumph Trophy 1215 SE ABS
1215 cc / 99,0 kW (134 CV) / 3 cilindri in linea / Euro3
€ 20.100 c.i.m.
Yamaha FJR 1300 AS
1298 cc / 107,5 kW (146,2 CV) / 4 cilindri in linea / Euro3
€ 17.890 c.i.m.

Triumph Trophy e Yamaha FJR 1300 AS... Ovvero due poltrone da viaggio e mille chilometri da affrontare. La condizione ideale per staccare la spina e rilassarsi un fine settimana. Mettetevi comodi... è tempo di partire!

E poi, una mattina d'inverno, prende la voglia irresistibile di partire, di lasciare tutto a casa e di dedicare a se stessi un week end lungo. La moto, la strada, uno scorcio di libertà in una vita che non lascia respiro. Un colpetto sul pulsante di avviamento e il tre cilindri si avvia. Poco più in là l'amico del cuore, quello dei mille viaggi insieme, e la sua quattro cilindri che attende di partire. Visto il freddo e l'umido, la pioggia e il meteo che mette neve, meglio non trascurare nulla. Un'inglese e una giapponese; la scelta è caduta su moto molto diverse ma accomunate da un obiettivo comune, percorrere migliaia di chilometri senza batter ciglio. La Triumph Trophy – nella sofisticata versione SE – e la Yamaha FJR1300A sono due novità per questo 2013: la prima è l'erede di una dinastia di turistiche. In vista delle sfide future con le ammiraglie di categoria è stata profondamente rivista ed ogni aspetto legato al comfort di marcia, alla praticità sulle lunghe distanze, è stato esasperato al massimo. La giapponese ha invece subito aggiornamenti importanti che però non hanno intaccato profondamente la base meccanica; novità che anche in questo caso vanno ad accrescere la già buona funzionalità globale. Ma andiamo con ordine.

L'elettronica prima di tutto

La Trophy SE è un concentrato di primizie meccaniche ed elettroniche. Il motore - un possente "triple" di 1215 cc - è stato interamente riprogettato: tanto per iniziare, il piano formato dai tre cilindri è disassato di 6 mm rispetto all'albero motore, il cambio è inedito (con la 6° marcia overdrive) e il sistema di alimentazione vede l'introduzione del ride-by-wire gestito dalla centralina. Ma questa è solo la punta dell'iceberg: visto che il motore è elemento portante della struttura anche il telaio è stato ridisegnato, offrendo posteriormente una conformazione più snella a tutto vantaggio del comfort di guida. La sella è infatti meglio raccordata alla carenatura. Inedito anche il link della sospensione posteriore. Ma è l'elettronica a giocare un ruolo di primo piano nella Triumph: la centralina, oltre a gestire il ride-by-wire e i soliti parametri del motore, comanda il traction control, l'ABS e il TES (Triumph Electronic Suspension), le sospensioni gestibili elettronicamente dal pilota in funzione dello stile di guida (Sport, Normal, Comfort) o del carico (Solo, Solo plus Luggage, 2-Up). Il TES agisce sul precarico delle molle e sui freni idraulici mediante motorini elettrici con setting preimpostati. Altra caratteristica importante quanto a sicurezza attiva è il sistema ABS che integra anche il ripartitore di frenata: il freno anteriore comanda 6 pistoncini su 8, gli altri due sono impiegati dal sistema - mediante una valvola ritardatrice - quando si utilizza il pedale nelle frenate più decise. Ma l'elenco delle prelibatezze non finisce qui: la SE vanta anche l'impianto stereo con ingresso USB, tre prese 12V, la doppia sella riscaldata e gestibile in altezza, il parabrezza regolabile, il cruise control e il kit di tre borse, dotato del Triumph Dynamic Luggage System. Le due valigie - vincolate superiormente al codino e collegate tra loro da un sistema di leve - possono basculare lateralmente di 5° assecondando così la guida ed isolando la moto da fastidiose risonanze.

Modifiche mirate all'efficienza

Meno approfondite le modifiche alla Yamaha FJR1300A, ma non per questo meno importanti. Il quattro cilindri prevede l'ultima release del Yamaha Chip Controlled Throttle Sistem (YCC-T) per la gestione delle valvole a farfalla (una sorta di ride-by-wire misto elettro-meccanico) cui si abbina un inedito impianto di scarico che ha permesso di aumentare leggermente la potenza massima e l'efficienza globale. All'YCC-T si lega anche il sistema D-MODE che permette di selezionare due modalità di guida: T (Touring), a cui corrisponde una risposta più soft e lineare del propulsore, ed S (Sport), più aggressiva. In tema di sicurezza attiva è stato introdotto il Traction Control System mentre è ampio il capitolo "funzionalità": anche l'FJR vanta il cruise control, un nuovo parabrezza regolabile e le due borse laterali (il top case è optional). Naturalmente, tutta la carenatura è stata ridisegnata al fine di ottimizzare i flussi d'aria intorno al pilota e al passeggero per aumentare il comfort. A tal fine sono state riviste anche le sospensioni, dotate ora di una nuova taratura. Moderno il ponte di comando con l'avveniristica e completa strumentazione e i due arcuati semi-manubri la cui posizione può essere modificata a piacere dal pilota. La FJR1300A sarà affiancata a breve dalla versione gemella AS: quest'ultima, oltre alla trasmissione servoassistita, sarà dotata di sospensioni controllate elettronicamente (come la Triumph Trophy SE) e di un sistema Start&Stop che spegne la moto in predeterminate condizioni di guida, come nel traffico cittadino.

300 Kg e non sentirli...

Ma come sarà guidare motociclette da oltre 300 kg? Quale sarà il loro comportamento dinamico in autostrada e nel misto stretto? Per scoprirlo abbiamo puntato gli avantreni delle due tourer verso un caratteristico angolo di Francia, il tratto di costa compreso tra Tolone e Marsiglia dove si ergono imponenti scogliere, tra le più alte dell'intero Mediterraneo. Raggiungerle dall'Italia con le due maxi è un gioco da ragazzi, ammesso che si abbia la prestanza fisica e la malizia per riuscire a tirarle fuori dal box. La Triumph, specialmente in assetto da trasferta con valigie cariche, richiede una notevole forza: il baricentro alto, da ricondurre al top case e al frontale imponente, non ammette incertezze... In questo senso va meglio con la Yamaha, grazie a qualche chilo in meno e a una migliore manovrabilità da ferma: non c'è il top case e l'assenza si sente tutta. Non fosse altro perché rispetto all'inglese mancano 55 litri di volume utile per stipare bagaglio. Salendo in sella, operazione da fare con moto prudentemente parcheggiata sul cavalletto laterale, si scopre un mondo ovattato, quasi automobilistico. Almeno questo è ciò che si percepisce sulla Triumph: busto eretto, sella comoda, manubrio ampio che favorisce il controllo, pulsanti a non finire e ampie svasature sulla carenatura, in cui accomodare le gambe. Sulla Trophy ci si sente parte integrante della moto, ben inseriti al suo interno. Una sensazione che non trova pari riscontro nella Yamaha che accoglie il pilota con un certo "distacco": ci si sente, insomma, più esposti agli elementi. L'ampio parabrezza regolabile e la carenatura avvolgente (qui la Yamaha è un passettino dietro alla Triumph) offrono comunque una protezione buona e un livello di comfort indiscutibile. Peccato solo per il manubrio, un po' troppo stretto e avanzato, che impone una posizione del busto leggermente in avanti.

Due berline per macinare strada

Impossibile criticare queste moto sui lunghi trasferimenti autostradali: anche a pieno carico, la precisione direzionale e la stabilità rimangono assolute. Peccato solo per i limiti del codice, perché si potrebbe viaggiare per ore a 170/180 km/h senza affaticarsi e in sicurezza: tutto rimane sotto controllo. Certo, occorre prestare una certa attenzione all'inerzia, specialmente a quella della Trophy: nei curvoni non bisogna esagerare, altrimenti la tendenza ad allargare si manifesta spietatamente; nell'affrontare i sorpassi occorre, inoltre, calibrare a dovere la traiettoria perché il pifpaf dell'ultimo secondo non è così agevole. Al casello poi con entrambe basta togliersi il guanto e aprire lo sportellino sul lato sinistro del manubrio per recuperare biglietto e portafoglio: una comodità non da poco. Inizia il traffico e la strada statale, l'andatura si fa inevitabilmente più lenta: qui la maggior agilità della Yamaha è limitata dallo sfavorevole braccio di leva offerto dal manubrio che toglie un po' di feeling e fluidità nella guida. In questo contesto, incredibilmente, emerge la maggior facilità della Triumph: nonostante il top case – micidiale nell'inficiare il bilanciamento globale di qualsiasi veicolo – la Trophy si muove con estrema naturalezza offrendo un comportamento dinamico sempre neutro e prevedibile. Il merito va anche alla perfetta amalgama tra comando del gas, risposta del motore e trasmissione. Il ride-by-wire permette una gestione raffinata della coppia e l'erogazione del motore fa il resto: il corposo tre cilindri permette di affrontare le rotonde in quinta marcia (la sesta è overdrive) a regimi prossimi a quelli del minimo e di riprendere poi senza troppi problemi. Il cambio, in questo senso, pur funzionando alla perfezione, quasi non serve visto che si può sfruttare sempre una spinta più che notevole. Peccato solo che la verve sopra i 6000 giri si faccia meno decisa. La Yamaha in questo senso appare più sportiva e impegnativa: le sospensioni sono un po' più solide e limitano meglio i trasferimenti di carico, specialmente nei rapidi cambi di traiettoria. Anche se parlare di "solidità" con mezzi orientati principalmente al comfort è forse una esagerazione: infatti, sull'asfalto sconnesso, grazie a sospensioni in grado di filtrare efficacemente ogni malformazione e a selle ben imbottite (la palma d'oro va alla solita Triumph), il pilota rimane isolato da qualsiasi sollecitazione negativa, a tutto vantaggio del relax di marcia.

Doppia personalità per la "jap"

Parlando sempre di Yamaha vale la pena sottolineare anche il doppio carattere del propulsore che emerge selezionando le due mappe: la differenza c'è e si sente quando si passa da Touring (davvero piacevole) a Sport. Quest'ultima enfatizza ancora di più il carattere leggermente appuntito del quattro cilindri, meno impressionante ai bassi del rivale inglese, ma dotato di un allungo più convincente. Come dire, occorre usare il cambio un po' più spesso nella guida, specie nel misto, tuttavia superati i 6000 giri il 16 valvole si scatena e fa volare la moto verso... l'arresto. La Yamaha surclassa la Triumph anche quando si parla di freni. L'impianto giapponese ha più mordente tanto all'anteriore quanto al posteriore: in ingresso di curva, quando si cerca il pedale per correggere la traiettoria, il ripartitore agisce efficacemente, interpretando correttamente i desideri del pilota. Lo stesso avviene nelle frenate più decise, quando si agisce con forza sulla leva. Per ottenere altrettanto sulla Triumph occorre tirare con forza: il disco posteriore offre una potenza frenante solo discreta e all'anteriore la situazione non è migliore. E a pagarne le conseguenze è la modulabilità. Per fortuna che c'è l'ABS... viene da dire. È sempre puntuale e discreto, al pari del controllo di trazione: il peso che grava sul pneumatico posteriore è talmente elevato che il grip è in ogni condizione di ottimo livello. Anche quando il fondo è bagnato. Se il TC interviene, vuol dire che si sta davvero esagerando!

Dati Tecnici

 
Triumph Trophy 1215 SE ABS
Triumph
Trophy 1215 SE ABS
Yamaha FJR 1300 AS
Yamaha
FJR 1300 AS

Motore

3 cilindri, Euro3 4 cilindri, Euro3

Raffreddamento

a liquido a liquido

Alesaggio corsa

85,0x71,4 79,0x66,2

Cilindrata (cc)

1215,0 1298,0

Rapporto di compressione

n.d. 10,8:1

Distribuzione

4 valvole per cilindro, bialbero a camme in testa 4 valvole per cilindro, bialbero a camme in testa

Alimentazione

iniezione elettronica, 3 corpi farfallati con doppia valvola iniezione elettronica, 4 corpi farfallati con doppia valvola

Lubrificazione

a carter umido a carter umido

Serbatoio (litri/riserva)

26 25

Frizione

multidisco in bagno d'olio con comando idraulico multidisco in bagno d'olio con comando idraulico

Telaio

doppio trave, inclinazione cannotto di sterzo 27°, avancorsa 119,0 mm doppio trave, inclinazione cannotto di sterzo 26°, avancorsa 109 mm

Materiale

in alluminio in alluminio

Sospensione ant/regolazioni

forcella a steli rovesciati da 43 mm/estensione forcella a steli rovesciati da 48 mm/estensione e precarico

Sospensione post/regolazioni

monoammortizzatore/estensione e precarico monoammortizzatore/precarico

Escursione ruota ant/post

127/120 135/125

Pneumatico ant/post

120/70-17; 190/55-17 120/70-17; 180/55-17

Freno anteriore

doppio disco in acciaio da 320 mm, pinze a 4 pistoncini doppio disco in acciaio da 320 mm, pinze a 4 pistoncini

Freno posteriore

disco in acciaio da 282 mm, pinza a doppio pistoncino disco in acciaio da 282 mm, pinza a doppio pistoncino

Lunghezza

2235 mm 2230 mm

Altezza sella

800-820 mm 805-825 mm

Interasse

1542 mm 1545 mm

Peso a secco

301 kg 289 kg

Potenza max/giri

99,0 kW (134,0 CV)/8900 107,5 kW (146,2 CV)/8000

Coppia max/giri

120 Nm (12,2 kgm)/6450 138,0 Nm (14,1 kgm)/7000

Prestazioni

Il commento del centro prove

Le prestazioni della Yamaha non lasciano spazio a interpretazioni: il suo quattro cilindri, complice anche il peso minore della moto, fa la differenza. Il distacco in ogni prova è evidente: quasi 15 km/h sul traguardo dei 1500 m, oltre un secondo sui mille e 6 decimi sui 400. I dati della FJR si riferiscono alla mappa "S", la più spinta: in accelerazione i dati della "T" praticamente coincidono, visto che la centralina lavora non sulla potenza massima, ma sulle caratteristiche di erogazione. Anche nella prova di sorpasso la Yamaha distacca nettamente la Triumph (quasi un secondo): la sensazione maturata nella guida della giapponese - un motore poco pronto ai bassi - è quindi contraddetta dai dati. Le frenate, considerati i pesi in gioco, sono ottime.

Curva di accelerazione

Triumph Trophy 1215 SE ABS, Yamaha FJR 1300 AS

Condizione della prova

Cielo coperto
Vento 2 m/s
Temperatura aria 3,8°C
Pressione atmosferica 1011 mb
Temperatura asfalto 6,8°C

Rilevamenti

 
Triumph Trophy 1215 SE ABS
Triumph
Trophy 1215 SE ABS
Yamaha FJR 1300 AS
Yamaha
FJR 1300 AS

RILEVAMENTI

Velocità a 1500 m con partenza da fermo (tempo) 220,6 km/h (30,8 s) 234,5 km/h (29,2 s)

ACCELERAZIONE

0-400 m 12,0 s (187,3 km/h) 11,4 s (195,3 km/h)
0-1000 m 22,6 s (215,3 km/h) 21,4 s (227,2 km/h)
0-90 km/h 3,6 s (40,7 m) 3,0 s (36,7 m)
0-130 km/h 5,5 s (108,1 m) 4,9 s (96,5 m)

PROVA SORPASSO (nella marcia più alta)

80-130 km/h 6,5 s (190,9 m) 5,6 s (164,0 m)

FRENATA (compreso tempo di reazione convenzionale pari a 1 s)

130-80 km/h 2,4 s (77,9 m) 2,4 s (76,7 m)
50-0 km/h 2,5 s (24,70 m) 2,6 s (24,4 m)

CONSUMO

Urbano 14,5 km/l 14,1 km/l
Extraurbano 18,2 km/l 17,4 km/l
Autostrada (130 km/h indicati) 19,1 km/l 17,9 km/l

PESO

In ordine di marcia e serbatoio pieno 326,0 kg 301,5 kg
Distribuzione masse senza conducente (% ant./post.) 47,3/52,7 50,5/49,5
Distribuzione masse con conducente (% ant./post.) 45,0/55,0 47,5/52,5

Pagelle

 
Triumph Trophy 1215 SE ABS
Triumph
Trophy 1215 SE ABS
Yamaha FJR 1300 AS
Yamaha
FJR 1300 AS

In sella

Un po' per la massa e i volumi, un po' per l'ottimo inserimento nel veicolo, in sella alla Triumph si domina il mondo. Sulla Yamaha ci si sente più esposti agli elementi.
4.5
3.5

Comfort

Anche qui "vince" l'inglese: posizione di guida comoda, sospensioni soffici e protezione assoluta. Meno eccellente la Yamaha, ma solo per la carenatura appena meno estesa...
5.0
4.5

Dotazioni

In Triumph hanno previsto tutto per venire incontro alle esigenze di praticità, comodità ed efficacia di guida. La FJR insegue: ma si può sempre optare per la sofisticata AS.
5.0
3.5

Qualità percepita

La qualità non si discute: entrambe offrono un livello de- cisamente elevato, tanto sulla scelta dei materiali, quanto sulla finitura di ogni singolo elemento.
4.5
4.5

Capacità carico

L'FJR non è dotata di top case di serie (non è previsto dalla Casa il montaggio contemporaneamente alle borse), la Triumph invece è un guardaroba su due ruote...
5.0
4.0

Motore

Una touring - la Yamaha - che viaggia a quasi 235 km/h merita punteggio pieno. Ottimo anche il tre cilindri inglese, anche se non allunga (e non urla) come il rivale...
4.5
5.0

Trasmissione

La Trophy impiega per la prima volta nella sua storia (ma non in quella Triumph) la finale ad albero: e il risultato è ottimo. Meno perfetto il cambio. Promossa in pieno la FJR.
4.0
4.5

Sospensioni

La massa da gestire è importante, ma le sospensioni della Trophy non prestano il fianco a critica. Meno raffinate (e tecnologiche) quelle Yamaha ma il risultato non cambia.
4.5
4.0

Freni

Per frenare... frena, ma il feeling dell'impianto Triumph non è ancora a livello di quello offerto dalla concorrente. Ottimo il mordente della Yamaha, promosso il ripartitore.
3.5
4.0

Su strada

Il bilanciamento ciclistico della Trophy fa dimenticare i suoi 326 kg e li fa sembrare molti meno. Più sportiva la Yamaha che invita a spingere sul gas...
4.5
3.5

Versatilità

Sono moto da turismo e da grandi viaggi: nella guida sul misto richiedono impegno e malizia, specie a pieno carico. Mezza stella in più alla FJR per il carattere più sportivo.
3.5
4.0

Prezzo

Non costano poco, ma la Triumph offre di serie ogni ben di Dio a livello meccanico, ciclistico ed elettronico. Più tradizionale la Yamaha, ma in caso c'è sempre la AS...
3.0
4.0

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