Anteprime
MV Agusta Brutale 1000 RS: la PRIMA prova
Con la RS MV Agusta amplia la platea dei potenziali clienti della Brutale 1000: una versione dall'ergonomia meno esasperata e dal prezzo più accessibile per chi non resiste al fascino della spettacolare naked di Schiranna
Ora di cena, è tutto pronto. Ci sediamo a tavola con una strana sensazione di eccitazione che ci pervade e lo stomaco chiuso che ci permette di piluccare solo qualcosina. Stessa storia poco dopo, quando si tratta di andare a dormire, con le gambe che sono assalite da una strana smania e il sonno che fatica ad arrivare. Questa è una moto che vuol essere raccontata di “pancia” e ci spinge ad alzarci e sederci alla scrivania per raccontarvi le nostre ultime giornate con l’ultima incarnazione della MV Agusta Brutale 1000: la RS.
In un attimo è tutto più chiaro: l’abbiamo giusto parcheggiata in redazione dopo un lunghissimo giro tra curve di montagna e velocissimi trasferimenti su strade a scorrimento veloce e lei, la Brutale 1000 RS, ci ha lasciato un carico di adrenalina e di emozioni così grande da riuscire a toglierci fame e sonno.
Fascino (più) accessibile
Lasciando da parte le serie limitate che MV non lesina mai, la Brutale 1000 RS arriva sul mercato per affiancare la top di gamma delle hypernaked varesine, la 1000 RR dalla quale mutua gran parte delle caratteristiche a livello di motore e di telaio. La RS ha però l’obiettivo di essere più “umana”, dando confidenza con maggiore facilità a chi si siede sulla sua sella, senza naturalmente perdere nulla alla voce prestazioni e resa dinamica globale che hanno fatto della sorella RR una delle hyper più impressionanti in assoluto ma anche una moto a cui non si dà subito del tu.
Ecco perché eravamo così curiosi di scoprire se con la RS avremmo fatto amicizia velocemente. Tra l’altro senza lasciarla giocare sul terreno prediletto dei cordoli del nostro circuito di Vairano, ma solo con molti chilometri su strada, nelle condizioni più varie possibili.
Il purosangue alla briglia
A dire il vero la prova non è iniziata proprio con il piede giusto. Attraversare Milano un tardo pomeriggio di un venerdì soleggiato – e quindi col traffico del weekend – in sella alla Brutale 1000 RS farebbe saltare i nervi anche ad un monaco buddista. Certo, ora la sella della hyper varesina è più imbottita e la nuova posizione dei semimanubri permette di sentire meno caricati i polsi. Anche le pedane sono collocate in modo da incrementare l’angolo delle ginocchia una volta in sella. Un oggettivo passo verso un generale maggior confort di bordo, ma non certo una rivoluzione.
Anche perché l’angolo di sterzo rimane al minimo sindacale, e muoversi tra le auto in colonna diventa un lavoro da stuntman. Certo gli automobilisti ti ammirano, forse sapendo che la frizione richiede avambracci da uomini veri per essere azionata e il cambio con quickshifter bidirezionale diventa davvero duro in scalata quando il regime del motore scende sotto ai 3.000 giri. A tutto questo va aggiunto che la risposta del comando del gas ride by wire nei primissimi gradi di rotazione è sempre un po’ vaga, e si ha come l’impressione che alle nostre richieste non corrisponda quasi mai la spinta che ci aspetteremmo. Del resto cosa pretendere dalla RS in queste condizioni? È come voler tenere alla briglia un nevrile purosangue che non vede l’ora di lanciarsi al galoppo. In compenso, una volta arrivati al nostro appuntamento per l’aperitivo la Brutale RS fa una delle cose che in assoluto le riesce meglio: farsi notare.
Stesse prestazioni, stesso charme
Poche sono le differenze rispetto alla RR, principalmente a livello di ciclistica con l’adozione di sospensioni a regolazione meccanica: forcella Marzocchi da 50 mm e ammortizzatore posteriore ZF, naturalmente pluriregolabili; resta invece l’ammortizzatore di sterzo elettronico Öhlins come sulla RR. Differenze che non incidono affatto sul fascino e l’appeal, che attirano un pubblico davvero trasversale incantato dal design della Brutale ferma sul cavalletto. L’incredibile cura dei particolari e le finiture sempre di alto livello la rendono quasi un oggetto di design, che di certo farebbe bella figura piazzato in qualche loft del centro.
L’adrenalina però scorre a fiumi quando la Brutale inizia a portarci a spasso al ritmo a lei più consono. Appena l’orizzonte si allontana un po’, la RS cala la maschera e sfodera una resa dinamica da standing ovation. Bisogna necessariamente superare i 4.000 giri perché il quattro cilindri italiano inizi a mostrare di che pasta è fatto con i suoi 208 CV dichiarati a 13.000 giri e 116,5 Nm a 11.000: valori degni di un 1.100.
Il motore della RS è identico a quello che equipaggia la RR: ritroviamo le valvole radiali in titanio così come le bielle, e un generale “fine tuning” dell’ultima release con lo scopo di diminuire gli attriti interni. È stata inoltre rivista la gestione del ride by wire per migliorarne la risposta e rendere più precisa la connessione tra richiesta della potenza ed effettiva erogazione della stessa, considerando che ai valori spaventosi di potenza e coppia massima continua a corrispondere una spinta ai regimi intermedi che tende a rimanere un po’ nell’ombra.
Misure da prendere
Ci spieghiamo meglio. La RS ha ovviamente prestazioni da capogiro e fa strada in un modo che necessita di costante concentrazione da parte del pilota. Se però capita di avere la necessità di acquistare velocità rapidamente, per effettuare un sorpasso ad esempio, e ci si trova in quarta o quinta marcia, ai primi gradi di rotazione del gas non corrisponde la spinta che ci aspetteremmo: spinta che poi arriva burrascosa appena passati i circa 6.000 giri indicati, e che proietta in avanti la MV con una veemenza da togliere il fiato. Ci ricorda, se ci concedete il paragone, il turbo lag delle auto sovralimentate di seconda generazione.
Di certo il modo che la Brutale 1000 ha di concedere i suoi 208 CV al pilota è sicuramente peculiare e in linea con il suo nome. Una volta prese le misure, comunque, guidare la RS può diventare un'ossessione: perché fa godere, punto. Su strade ampie dove c’è la possibilità di sparare un rapporto dietro l’altro – e in queste condizioni il quickshifter diventa uno strumento chirurgico – il latrato del quattro italiano regala scariche di adrenalina alle quali si fa fatica a rinunciare.
Più a misura d'uomo
Rimanendo nella parte intermedia del contagiri l’asfalto sotto alle ruote corre sempre velocissimo e tenere il passo delle prestazioni della naked di Schiranna diventa un lavoro da piloti esperti, nonostante la completa elettronica che lavora nell’ombra ma che è davvero irrinunciabile vista la potenza in campo. Le tre mappe motore funzionano da riding mode, portando con sé setting preimpostati per i vari sistemi di ausilio alla guida. Noi ci siamo divertiti a crearne una quarta, la custom, in base ai nostri gusti utilizzando l’applicazione che permette di intervenire direttamente dal proprio smartphone su moltissimi parametri della moto.
Anche il nuovo setting delle sospensioni, che essendo regolabili e molto sensibili ai click permettono di personalizzarne la resa in base alle proprie necessità o al percorso che si sta facendo, ha concorso a rendere la 1000 italiana più incline a circolare sulle strade di tutti i giorni, dai fondi spesso irregolari. Rimangono tendenzialmente sostenute, ma adesso assorbono dignitosamente le asperità senza far sobbalzare di continuo sulla sella. Un buon lavoro.
Autenticamente Brutale
Naturalmente è su asfalti levigati che la Brutale 1000 sfodera la precisione di un mirino laser. Puntare l’anteriore è sempre un gioco da ragazzi e la velocità nello scendere in piega è di assoluto riferimento, con un avantreno che rimanda sempre un grande senso di fiducia. I cambi di direzione sono adesso ancora più rapidi grazie alla posizione più alta dei semimanubri che aumenta il braccio di leva per il pilota, con l’ammortizzatore di sterzo elettronico sempre pronto a smorzare eventuali ondeggiamenti propiziati dalla spinta furibonda del motore.
Sensibile quindi il progresso della RS dal lato della capacità di accogliere il suo pilota e della facilità di guida. Si lascia prendere le misure più in fretta, pur rimanendo una moto per guidatori avvezzi a prestazioni spaventose. Per certi aspetti, il non aver perso del tutto alcuni eccessi della sorella RR ma averli semplicemente mitigati la rende una delle hypernaked dalla personalità più cristallina. Di certo la Brutale 1000 RS non vi mentirà mai sul suo paranoico desiderio di correre con in sella un pilota in grado di sfruttarne le potenzialità e apprezzarne anche qualche lato ancora scorbutico, ma proprio per questo autentico, del suo carattere.
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