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Aprilia Tuareg 660: la (prima) PROVA!
Porta un nome mitico ma è tutta nuova: ha il due cilindri 660 e una ciclistica dedicata che la rende efficacissima in off-road, ma anche bella da guidare su strada. Le concorrenti sono avvisate
Sarebbe facile partire dal 1986, nel pieno della gloria della Dakar africana e della rinascita dell’Italia a due ruote. Sulle complicate rotte che portavano da Parigi a Dakar si vedeva di tutto, dagli scooter alle 4 cilindri in linea, e Aprilia pur non avendo allora le risorse per correre la gara fu tra le prime a capire la potenza di quel sogno. Aveva in gamma un endurina stradale dal fascino modesto, la ETX 125: bastarono un serbatoio più grande e un nuovo nome per creare il mito della Tuareg.
Aprilia Tuareg: le pubblicità e i modelli che hanno fatto storia!
Pezzi di storia
Era un mondo più semplice, ma la scommessa non fu poi così facile: capito di avere per le mani una potenziale icona, a Noale non si fecero scappare l’occasione rilanciando in pochi mesi con le versioni 350 e 600 4T e soprattutto con il modello Wind dotato di mezza carena, che fece definitivamente girare la testa anche ai “grandi”. Abbandonata forse un po’ troppo frettolosamente nel 1994 per far posto alla Pegaso, la Tuareg torna ora per riprendersi il posto che le spetta al centro della gamma veneta. Oggi però il mondo non è più così semplice e non sono bastati due ritocchi a un progetto esistente, anche perché di progetti esistenti non ce n’erano. Quello che c’era era il motore bicilindrico 660 della piattaforma RS/Tuono, stradale e completamente diversa. Così, per arrivare a dare alla gente quello che la gente sogna, a Noale hanno dovuto fare un percorso enormemente più complesso.Aprilia RS 660: pound for pound
L’unica cosa che resta di quel 1986 è più o meno il nome, perché Aprilia non ha il vintage nelle sue corde ed è un’azienda che ha sempre guardato orgogliosamente avanti. Eccola qua allora la Tuareg 660, una moto perfettamente in linea coi tempi, bicilindrica, corretta nelle dimensioni e nelle prestazioni, ricca di tecnologia con quell’indole fuoristradistica che è tornato di moda. Non è una crossover, anzi punta ad essere la bicilindrica più a suo agio quando finisce l’asfalto, sfidando un altro pezzo di storia tornato in vita e al successo come la Yamaha Ténéré 700.
La Tuareg e la Ténéré sono se vogliamo le moto della grande sintesi, dopo che produzione e corse avevano preso strade diverse al termine dell’era delle “navi del deserto”, le grandi bicilindriche che dominavano le piste africane e le classifiche di vendita europee. Dal 2000 in poi le moto della Dakar sono diventate sempre più piccole e agili, fino alle attuali mono 450, mentre le maxienduro diventavano sempre più grosse, pesanti e votate all’asfalto.
Il recente ritorno di interesse per l’off-road e l’adventouring sta ora producendo una generazione di bicilindriche più compatte e versatili, che come una volta sono a loro agio sia su asfalto che su terra. Come una volta per modo di dire, perché nel frattempo le aspettative della gente sono cresciute di molto; ma qui entra in gioco l’immenso know-how ciclistico di Aprilia, che ha permesso di mantenere elevata la guidabilità su strada pur con quote ciclistiche un po’ più estreme rispetto alla concorrenza.