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MV Agusta Brutale 800 Dragster: sogno estremo!
di Davide Perruchini
il 10/02/2014 in Anteprime
La Brutale e la Rivale s'incontrano a metà strada per dare vita a una naked tutto pepe, dallo stile inconfondibile e, finalmente, con un pacchetto elettronico che non presta più il fianco a lamentele. Dotazione di serie da prima della classe
MV Agusta Brutale 800 Dragster: sogno estremo!
In un panorama dominato da moto economiche, intelligenti, tutto fare, che per accontentare tutti spesso non soddisfano nessuno ogni tanto si assiste a un lampo di follia che fa sperare in un futuro più roseo.
Questa volta il lampo è arrivato grazie alla MV Brutale 800 Dragster, una moto che non è fatta per viaggiare carica come un mulo, per macinare km o andare fino a Capo Nord. A pensarci bene è una moto che non serve a nulla, se non a far divertire chi ci sta seduto sopra. E scusate se è poco di questi tempi. Ma come si fa a fare una moto di questo genere! Sembra che tutte le case produttrici si siano dimenticate che le moto devono essere moto e non fare il verso alle auto? Semplice, si prende una naked e la si spoglia di tutte le convenzioni, facendola diventare una moto ignorante.
Questa volta il lampo è arrivato grazie alla MV Brutale 800 Dragster, una moto che non è fatta per viaggiare carica come un mulo, per macinare km o andare fino a Capo Nord. A pensarci bene è una moto che non serve a nulla, se non a far divertire chi ci sta seduto sopra. E scusate se è poco di questi tempi. Ma come si fa a fare una moto di questo genere! Sembra che tutte le case produttrici si siano dimenticate che le moto devono essere moto e non fare il verso alle auto? Semplice, si prende una naked e la si spoglia di tutte le convenzioni, facendola diventare una moto ignorante.
La base della Dragster è quella della Brutale 800, una moto già inquieta, tutta prestazioni e guidabilità, a cui sono stati donati alcuni attributi un po' folli che l'hanno resa sostanzialmente differente dalla progenitrice. Balzano subito all'occhio i due elementi caratterizzanti, tutti posizionati nella sezione posteriore: prima di tutto la coda tronca, con una sella corta e scavata che fa anche da codino, quasi l'addome di una vespa. Via il porta targa ed il parafango, spostati in basso su un braccetto fissato al forcellone monobraccio. Così guardi la Dragster partendo dal muso e ad un certo punto la MV finisce lasciandoti sulle prime perplesso, ma piacevolmente incuriosito.
E poi la ruota posteriore, col cerchio a razze lineari e sdoppiate ed una maxigomma da 200/50 che esprime personalità e crea un collegamento a quelle moto da pura accelerazione, perfette per la sparata al semaforo. Solo che alla Dragster piacciono le curve, il suo ambiente d'elezione sono le strade di montagna dove combina agilità e potenza in un cocktail di guida… esilarante.
E poi la ruota posteriore, col cerchio a razze lineari e sdoppiate ed una maxigomma da 200/50 che esprime personalità e crea un collegamento a quelle moto da pura accelerazione, perfette per la sparata al semaforo. Solo che alla Dragster piacciono le curve, il suo ambiente d'elezione sono le strade di montagna dove combina agilità e potenza in un cocktail di guida… esilarante.
Altre caratteristiche della Dragster sono i colori e le grafiche, bianco lucido e grigio avio opaco, i semimanubri regolabili entro un range di 4 cm e in una soluzione specifica per il parafango anteriore, oltre a pedane, paratacchi e specchietti ripresi dalla Rivale. Se sull'estetica c'è sempre spazio per un confronto costruttivo su ciò che può essere bello e su quel che deve piacere, la meccanica è il regno dell'oggettività. Qui non si discute, la Dragster sfrutta tutto quanto è offerto dalla piattaforma a tre cilindri MV, con telaio misto a traliccio e piastre, forcella e monoammortizzatore totalmente regolabili, il solito iconico monobraccio MV Agusta ed il motore Trepistoni che finalmente riesce a esprimere tutto il suo potenziale grazie ad una elettronica che ha raggiunto il suo ultimo stadio di evoluzione, ancor più avanzato della Rivale presentata solo due mesi fa. Il cambio elettronico EAS e l' impianto frenante completo di ABS Bosch 9 plus con sistema antiribaltamento sono il completamento di una dotazione che soddisfa e che, insieme al resto delle particolarità della Dragster, deve giustificare un prezzo di 13.490 franco concessionario.
Una giornata grigia e piovosa che si trasforma in un pomeriggio di sole, racchiude la possibilità di conoscere la MV Agusta Dragster anche in quelle situazioni che non dovrebbero essere nelle sue corde.
La guida sul bagnato, complici le Pirelli Diablo Rosso II e il controllo di trazione impostato a un livello prudenzialmente elevato, si è rivelata una pratica semplice da archiviare, tanto che non è stato nemmeno necessario impostare la mappa "RAIN", quella standard si è rivelata più che a punto e composta nell'erogare coppia a qualsiasi regime. Piuttosto si può scegliere di tenere una marcia in più, sfruttando l'elasticità del motore a tre cilindri e il cambio elettronico, anch'esso finalmente funzionante in maniera coerente e senza rifiuti, tanto agli alti regimi quanto ai bassi. I dubbi che sorgono in merito all'utilizzo del pneumatico da 200/50 al retrotreno sono fugati dopo poche curve. Sì, è vero toglie un po' di quella sveltezza nei cambi di direzione, tipica della Brutale 800, dando un pelo d'inerzia al posteriore nei cambi di direzione, in compenso rende la ciclistica della Dragster particolarmente mansueta. Così già dopo pochi km sui fondi scivolosi della costa francese si disegna un quadro piacevolmente rilassato, scoprendo una Brutale Dragster con cui si riesce anche a passeggiare per godersi il panorama: proprio ciò che ci vuole per una moto con cui è bello andare in giro senza una meta stabilita a priori.
Nella guida veloce, si apprezza la posizione di guida più caricata in avanti che fa da contraltare alla sella scavata ed un po' costrittiva: con la sua forma rende impossibile spostare il sedere indietro per spalmarsi sul serbatoio, rendendo un po' più faticosa la gestione "di corpo" della moto.
In Pista
Per verificare il massimo delle potenzialità e i limiti della Dragster ci viene proposto di sfruttare il vicino circuito del Paul Ricard, tempio della velocità e adattato in una delle numerose configurazioni possibili, con curve lente da prima, curvoni da quarta piena a 200 km/h e rettilinei da limitatore di sesta. Nonostante qualche chiazza di umido di troppo, la Dragster fa del suo meglio per dare giusta soddisfazione al pistaiolo della domenica, il motore e la ciclistica mantengono quella facilità di gestione che permette di guidare senza fatica e con poco impegno psichico, il cambio elettronico lavora senza farsi notare ed il controllo di trazione interviene con puntualità sul fondo viscido o quando la manetta esagera in uscita di curva. Solo l'ABS appare tarato in maniera davvero troppo prudenziale, tanto che bisogna cercare di staccare in modo da non provocarlo più di tanto, pena un sicuro allungamento degli spazi di frenata. L'impianto della Dragster, comunque, è così a punto che nella successiva sessione proviamo a disattivarlo senza effetti collaterali, anzi, ci troviamo spesso e volentieri "corti" nelle staccate effettuate alle velocità più alte. Nei curvoni in appoggio con qualche avvallamento la Dragster si muove un po' ma resta sempre prevedibile e controllabile: in questa ed altre situazioni si nota come la scelta di una sella corta e scavata sia controproducente, ma va pur sempre considerato che la Dragster non è certo una moto da pista ed alla luce di questa considerazione, la si può apprezzare tanto più per la bella prova che da di sé tra i cordoli.
La MV Agusta Brutale 800 Dragster è una moto con ciclistica sportiva, elettronica finalmente a punto, dotazione di sicurezza completa ed un carattere come non se ne vedeva da anni. Una di quelle moto per cui vale la pena di sognare e, magari, fare una follia.
La guida sul bagnato, complici le Pirelli Diablo Rosso II e il controllo di trazione impostato a un livello prudenzialmente elevato, si è rivelata una pratica semplice da archiviare, tanto che non è stato nemmeno necessario impostare la mappa "RAIN", quella standard si è rivelata più che a punto e composta nell'erogare coppia a qualsiasi regime. Piuttosto si può scegliere di tenere una marcia in più, sfruttando l'elasticità del motore a tre cilindri e il cambio elettronico, anch'esso finalmente funzionante in maniera coerente e senza rifiuti, tanto agli alti regimi quanto ai bassi. I dubbi che sorgono in merito all'utilizzo del pneumatico da 200/50 al retrotreno sono fugati dopo poche curve. Sì, è vero toglie un po' di quella sveltezza nei cambi di direzione, tipica della Brutale 800, dando un pelo d'inerzia al posteriore nei cambi di direzione, in compenso rende la ciclistica della Dragster particolarmente mansueta. Così già dopo pochi km sui fondi scivolosi della costa francese si disegna un quadro piacevolmente rilassato, scoprendo una Brutale Dragster con cui si riesce anche a passeggiare per godersi il panorama: proprio ciò che ci vuole per una moto con cui è bello andare in giro senza una meta stabilita a priori.
Nella guida veloce, si apprezza la posizione di guida più caricata in avanti che fa da contraltare alla sella scavata ed un po' costrittiva: con la sua forma rende impossibile spostare il sedere indietro per spalmarsi sul serbatoio, rendendo un po' più faticosa la gestione "di corpo" della moto.
In Pista
Per verificare il massimo delle potenzialità e i limiti della Dragster ci viene proposto di sfruttare il vicino circuito del Paul Ricard, tempio della velocità e adattato in una delle numerose configurazioni possibili, con curve lente da prima, curvoni da quarta piena a 200 km/h e rettilinei da limitatore di sesta. Nonostante qualche chiazza di umido di troppo, la Dragster fa del suo meglio per dare giusta soddisfazione al pistaiolo della domenica, il motore e la ciclistica mantengono quella facilità di gestione che permette di guidare senza fatica e con poco impegno psichico, il cambio elettronico lavora senza farsi notare ed il controllo di trazione interviene con puntualità sul fondo viscido o quando la manetta esagera in uscita di curva. Solo l'ABS appare tarato in maniera davvero troppo prudenziale, tanto che bisogna cercare di staccare in modo da non provocarlo più di tanto, pena un sicuro allungamento degli spazi di frenata. L'impianto della Dragster, comunque, è così a punto che nella successiva sessione proviamo a disattivarlo senza effetti collaterali, anzi, ci troviamo spesso e volentieri "corti" nelle staccate effettuate alle velocità più alte. Nei curvoni in appoggio con qualche avvallamento la Dragster si muove un po' ma resta sempre prevedibile e controllabile: in questa ed altre situazioni si nota come la scelta di una sella corta e scavata sia controproducente, ma va pur sempre considerato che la Dragster non è certo una moto da pista ed alla luce di questa considerazione, la si può apprezzare tanto più per la bella prova che da di sé tra i cordoli.
La MV Agusta Brutale 800 Dragster è una moto con ciclistica sportiva, elettronica finalmente a punto, dotazione di sicurezza completa ed un carattere come non se ne vedeva da anni. Una di quelle moto per cui vale la pena di sognare e, magari, fare una follia.
MV Agusta Brutale 800 Dragster: sogno estremo!
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