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Top & Flop: i migliori scooter Piaggio e quelli meno azzeccati

Carlo Pettinato il 27/09/2024 in Moto & Scooter
Top & Flop: i migliori scooter Piaggio e quelli meno azzeccati
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Dall’intramontabile Zip al dimenticato rivale in casa Diesis, dal rivoluzionario MP3 al fallimentare X10. Tra alti e bassi, ecco alcuni tra i modelli più significativi della storia recente del marchio di Pontedera

La storia Piaggio ha inizio addirittura nel diciannovesimo secolo. Era il 1884 quando Rinaldo Piaggio cominciò a produrre arredamento navale rilevando l’attività del padre, che si occupava di lavorazione di legname. La Piaggio crebbe sino ad acquisire, nel 1915, le Officine Aeronautiche Francesco Oneto, che per il periodo tra le guerre costruì mezzi bellici di vario genere. Solo dal 1945 si dedicò alla produzione di ciclomotori, partendo con i primi prototipi della Vespa.

Non è però della pur gloriosa Vespa che parleremo oggi - l’abbiamo già trattata qui - ma degli altri modelli che hanno segnato, nel bene e nel male, la storia recente di casa Piaggio. Come per tutti i marchi produttori di moto e scooter, ci sono stati alti, anche altissimi, e qualche inevitabile passo falso, marcato da modelli che per un motivo o per l’altro non hanno venduto quanto preventivato.

Tra i top, segnaliamo subito lo Zip, piccolo scooter divenuto uno dei simboli dei giovani degli Anni 90 e primi 2000 tra strada e kartodromi, e l’MP3, coraggioso e azzeccato tentativo di proporre un mezzo a tre ruote, che dopo quasi vent’anni è ancora al suo posto.

Ecco la nostra rassegna dei modelli Top & Flop di casa Piaggio.

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I MODELLI TOP DI CASA PIAGGIO

Anche tralasciando la Vespa e il glorioso Ciao, troppo remoto per queste note, Piaggio ha proposto comunque tanti modelli di successo nelle ultime tre decadi: dall’Hexagon al Beverly e dalla Sfera all’X9. Dei tanti che potremmo nominare, abbiamo optato per tre veicoli tra i più significativi e innovativi: lo Zip, il Liberty e l’MP3.

<div class='descrGalleryTitle'>Zip</div><div class='descrGalleryText'><p><b>Nato nel 1992</b> e assemblato in Spagna, era uno scooter entry-level a cui è riuscita (quasi) la stessa magia della Vespa e del Ciao: offrire <b>un veicolo alla portata di tutte le tasche, che piacesse indifferentemente a maschi e femmine </b>e che, non meno importante per i giovani, si prestasse anche alle elaborazioni più spinte, tanto che <b>in pista è stato protagonista</b> di campionati monomarca sia con i colori Malossi che Polini, e che è spesso risultato competitivo anche contro scooter di concezione più moderna. Insomma, <b>lo Zip&nbsp;è entrato a piedi pari nei sogni dei giovanissimi. </b>Sono gli anni dell’esplosione del fenomeno scooter e lo Zip, nato con motore ad aria e freni a tamburo fa rapidi passi avanti: arrivano il <b>freno a disco </b>davanti (Fast Rider) e il <b>raffreddamento a liquido</b> (SP). Nel 2000, con oltre 50.000 esemplari venduti, <b>fa il salto definitivo con la seconda serie:</b> carrozzeria ridisegnata, nuovi motori (anche 50 e 125 4T) e per <b>la sportivissima versione SP </b>una sospensione anteriore a biscottini&nbsp;che a parità di costo funziona meglio della classica forcella. Uno scooter vendutissimo, che è facile vedere in giro ancora oggi; anche perché <b>è ancora in produzione</b>, esteticamente fedele al restyling del 2000.</p>
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Zip

Nato nel 1992 e assemblato in Spagna, era uno scooter entry-level a cui è riuscita (quasi) la stessa magia della Vespa e del Ciao: offrire un veicolo alla portata di tutte le tasche, che piacesse indifferentemente a maschi e femmine e che, non meno importante per i giovani, si prestasse anche alle elaborazioni più spinte, tanto che in pista è stato protagonista di campionati monomarca sia con i colori Malossi che Polini, e che è spesso risultato competitivo anche contro scooter di concezione più moderna. Insomma, lo Zip è entrato a piedi pari nei sogni dei giovanissimi. Sono gli anni dell’esplosione del fenomeno scooter e lo Zip, nato con motore ad aria e freni a tamburo fa rapidi passi avanti: arrivano il freno a disco davanti (Fast Rider) e il raffreddamento a liquido (SP). Nel 2000, con oltre 50.000 esemplari venduti, fa il salto definitivo con la seconda serie: carrozzeria ridisegnata, nuovi motori (anche 50 e 125 4T) e per la sportivissima versione SP una sospensione anteriore a biscottini che a parità di costo funziona meglio della classica forcella. Uno scooter vendutissimo, che è facile vedere in giro ancora oggi; anche perché è ancora in produzione, esteticamente fedele al restyling del 2000.

<div class='descrGalleryTitle'>Liberty</div><div class='descrGalleryText'><p>Tra gli scooter che hanno motorizzato l’Italia nell’ultimo trentennio, va indubbiamente ricordato il Piaggio Liberty. <b>Onesto ma solido entry-level</b>, un motorino a ruote alte tecnicamente al passo coi tempi, facile e intuitivo nella guida, nel complesso elegante e gradevole esteticamente. Arrivò sul mercato nel lontano 1997 nella sola cilindrata di 50 cc, ma più tardi nello stesso anno fu presentato anche il 125, con motore a quattro tempi, cui fece seguito nel 1999 il 150, sempre a quattro tempi. Il <b>primo</b> <b>restyling risale al 2004</b>, un design riuscito e senza tempo che oggi, vent’anni dopo, ritroviamo con solo qualche ritocco nella versione attuale. In quel 2004 arrivarono poi il 50 a quattro tempi e il 150 fu sostituito dal più potente 200. Il Liberty è sempre stato <b>sinonimo di versatilità e leggerezza, grazie alle ruote da 16” </b>che gli permettono di comportarsi egregiamente e di trasmettere sicurezza anche su fondi sconnessi, sopra a pavé dissestati e rotaie del tram, e grazie ad un peso che per le motorizzazioni più piccole rimane <b>ben al di sotto dei 100 kg.</b>&nbsp;Spinto in qualche stagione anche da sostanziose commesse delle Poste ma in generale sempre vendutissimo, il suo successo non accenna a calare: tanto che la gamma odierna prevede <b>ben sei modelli, su tre cilindrate differenti.</b></p>
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Liberty

Tra gli scooter che hanno motorizzato l’Italia nell’ultimo trentennio, va indubbiamente ricordato il Piaggio Liberty. Onesto ma solido entry-level, un motorino a ruote alte tecnicamente al passo coi tempi, facile e intuitivo nella guida, nel complesso elegante e gradevole esteticamente. Arrivò sul mercato nel lontano 1997 nella sola cilindrata di 50 cc, ma più tardi nello stesso anno fu presentato anche il 125, con motore a quattro tempi, cui fece seguito nel 1999 il 150, sempre a quattro tempi. Il primo restyling risale al 2004, un design riuscito e senza tempo che oggi, vent’anni dopo, ritroviamo con solo qualche ritocco nella versione attuale. In quel 2004 arrivarono poi il 50 a quattro tempi e il 150 fu sostituito dal più potente 200. Il Liberty è sempre stato sinonimo di versatilità e leggerezza, grazie alle ruote da 16” che gli permettono di comportarsi egregiamente e di trasmettere sicurezza anche su fondi sconnessi, sopra a pavé dissestati e rotaie del tram, e grazie ad un peso che per le motorizzazioni più piccole rimane ben al di sotto dei 100 kg. Spinto in qualche stagione anche da sostanziose commesse delle Poste ma in generale sempre vendutissimo, il suo successo non accenna a calare: tanto che la gamma odierna prevede ben sei modelli, su tre cilindrate differenti.

<div class='descrGalleryTitle'>MP3</div><div class='descrGalleryText'><p>Non servirebbe nemmeno spiegare perché lo annoveriamo tra i modelli Top di casa Piaggio. Il progetto nasce nello studio Marabese Design, ma <b>Piaggio ha il merito di credere in un’idea così dirompente e industrializzarla, </b>dando a tutto il mondo un fortissimo segnale di capacità innovativa. Tanto che, negli anni, si sono un po’ alla volta aggiunti altri concorrenti, tipo Yamaha con il Tricity, arrivato 8 anni dopo, ma il quadrilatero alto dell’MP3 originale resta per tanti aspetti la soluzione migliore.<b> Forse non ha cambiato il mondo degli scooter come era sembrato all’inizio, ma ha tuttora un grandissimo successo,</b> in particolare in Francia. La prima generazione di MP3 era disponibile in due cilindrate e sfruttava propulsori preesistenti, il 125 Leader e il 250 del Quasar, entrambi a 4 tempi da 15 e da 22 cavalli. Già l’anno successivo arrivò però anche la versione 400 da 34 cavalli. Ancor più interessante, nel 2008 arrivarono i 250 e 400 LT, <b>con freno a pedale e carreggiata allargata </b>(più spazio tra le ruote anteriori), che possono essere guidati anche da chi ha <b>solamente la patente per l’automobile</b>, indubbiamente un bell’incentivo all’acquisto per allargare il mercato ai non motociclisti. Oggi, quasi vent’anni più tardi, sono in commercio il nuovo 310, il 400 e il 530, ricco di aiuti elettronici alla guida.</p>
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MP3

Non servirebbe nemmeno spiegare perché lo annoveriamo tra i modelli Top di casa Piaggio. Il progetto nasce nello studio Marabese Design, ma Piaggio ha il merito di credere in un’idea così dirompente e industrializzarla, dando a tutto il mondo un fortissimo segnale di capacità innovativa. Tanto che, negli anni, si sono un po’ alla volta aggiunti altri concorrenti, tipo Yamaha con il Tricity, arrivato 8 anni dopo, ma il quadrilatero alto dell’MP3 originale resta per tanti aspetti la soluzione migliore. Forse non ha cambiato il mondo degli scooter come era sembrato all’inizio, ma ha tuttora un grandissimo successo, in particolare in Francia. La prima generazione di MP3 era disponibile in due cilindrate e sfruttava propulsori preesistenti, il 125 Leader e il 250 del Quasar, entrambi a 4 tempi da 15 e da 22 cavalli. Già l’anno successivo arrivò però anche la versione 400 da 34 cavalli. Ancor più interessante, nel 2008 arrivarono i 250 e 400 LT, con freno a pedale e carreggiata allargata (più spazio tra le ruote anteriori), che possono essere guidati anche da chi ha solamente la patente per l’automobile, indubbiamente un bell’incentivo all’acquisto per allargare il mercato ai non motociclisti. Oggi, quasi vent’anni più tardi, sono in commercio il nuovo 310, il 400 e il 530, ricco di aiuti elettronici alla guida.

E GLI SCOOTER FLOP DI PONTEDERA

Non possono essere tutti Vespe, Zip o MP3: ecco dunque che negli stabilimenti di Pontedera hanno preso vita anche scooter che in molti nemmeno ricordano. Abbiamo scelto il Diesis, presentato nei primi anni 2000 e neutralizzato dalla concorrenza interna, il Carnaby e l’X10, segnati probabilmente da un’estetica poco indovinata.

<div class='descrGalleryTitle'>Diesis 50  / 100</div><div class='descrGalleryText'><p>Ve lo ricordate? <b>Noi&nbsp;molto a fatica:</b> è arrivato nel 2001 come <b>alter ego del Derbi Atlantis, </b>quando la Casa spagnola era stata appena acquisita da Pontedera. Del cugino spagnolo, il Diesis replicò in toto l’estetica, ma a differenza dell’omologo italiano, il Derbi, nella sua versione 50 a quattro tempi riuscì a sopravvivere fino al 2015; il Diesis, come vedremo a breve, non ci andò nemmeno vicino. Quest’ultimo era <b>un classico scooter con carrozzeria in plastica, motore due tempi</b> da 50 cc (Piaggio) oppure 100 cc (Morini-Derbi) raffreddato ad aria. Un mezzo entry-level con le ruote da 12” che&nbsp;<b>non brillava per personalità</b>&nbsp;e che, vista la forte concorrenza già solo interna, fu comprensibilmente dismesso da Piaggio appena possibile: già nel 2003. Nello stesso periodo erano in gamma lo Zip, che spadroneggiava nella classe dei 50 cc da ormai quasi un decennio e che aveva anzi appena ricevuto l’importante restyling, lo Skipper 125 e probabilmente altri modelli ancora, sempre a ruote basse, che sfuggono alla nostra memoria. Il fatto che il Diesis fosse&nbsp;<b>privo di fascino e di qualsiasi particolarità tecnica, </b>ne decretò lo scarsissimo successo commerciale e la conseguente fine.</p>
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Diesis 50 / 100

Ve lo ricordate? Noi molto a fatica: è arrivato nel 2001 come alter ego del Derbi Atlantis, quando la Casa spagnola era stata appena acquisita da Pontedera. Del cugino spagnolo, il Diesis replicò in toto l’estetica, ma a differenza dell’omologo italiano, il Derbi, nella sua versione 50 a quattro tempi riuscì a sopravvivere fino al 2015; il Diesis, come vedremo a breve, non ci andò nemmeno vicino. Quest’ultimo era un classico scooter con carrozzeria in plastica, motore due tempi da 50 cc (Piaggio) oppure 100 cc (Morini-Derbi) raffreddato ad aria. Un mezzo entry-level con le ruote da 12” che non brillava per personalità e che, vista la forte concorrenza già solo interna, fu comprensibilmente dismesso da Piaggio appena possibile: già nel 2003. Nello stesso periodo erano in gamma lo Zip, che spadroneggiava nella classe dei 50 cc da ormai quasi un decennio e che aveva anzi appena ricevuto l’importante restyling, lo Skipper 125 e probabilmente altri modelli ancora, sempre a ruote basse, che sfuggono alla nostra memoria. Il fatto che il Diesis fosse privo di fascino e di qualsiasi particolarità tecnica, ne decretò lo scarsissimo successo commerciale e la conseguente fine.

<div class='descrGalleryTitle'>X10</div><div class='descrGalleryText'><p>Con il Piaggio X10 parliamo del tentativo di realizzare uno <b>scooter di lusso che non sia una Vespa</b>, esperimento effettivamente non facile. Siamo nel 2011, gli anni d’oro dei maxiscooter come lo Yamaha TMAX, in cui sembra che <b>la domanda di modelli premium sia destinata a una crescita infinita. </b>Piaggio ha appunto già la Vespa, ma qui parliamo di maxiscooter più abitabili, protettivi e tecnologici e&nbsp;Pontedera ha avuto grande successo in passato con l’Hexagon e l’X9: fa tesoro di quelle esperienze e lancia l’X10 che ne porta avanti la filosofia: <b>motore monocilindrico ad alte prestazioni </b>(in particolare i 350 e i 500 bialbero al vertice della gamma), dimensioni abbondanti, ampio sottosella, <b>finiture di grande pregio </b>(selleria, modanature, rivestimenti) e dotazioni allo stato dell’arte a partire da una delle prime versioni del Piaggio Multimedia Platform per la connettività a smartphone. Sulla carta non manca nulla e gli acquirenti sono soddisfatti… ma restano purtroppo pochi e il modello viene dismesso nel 2017 dopo una carriera poco brillante. Tra le cause dello scarso successo, probabilmente <b>il motore monocilindrico e un'estetica non trascendentale,</b>&nbsp;con l’importante gruppo ottico che domina tutto lo scudo frontale e la linea non molto filante.</p>
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X10

Con il Piaggio X10 parliamo del tentativo di realizzare uno scooter di lusso che non sia una Vespa, esperimento effettivamente non facile. Siamo nel 2011, gli anni d’oro dei maxiscooter come lo Yamaha TMAX, in cui sembra che la domanda di modelli premium sia destinata a una crescita infinita. Piaggio ha appunto già la Vespa, ma qui parliamo di maxiscooter più abitabili, protettivi e tecnologici e Pontedera ha avuto grande successo in passato con l’Hexagon e l’X9: fa tesoro di quelle esperienze e lancia l’X10 che ne porta avanti la filosofia: motore monocilindrico ad alte prestazioni (in particolare i 350 e i 500 bialbero al vertice della gamma), dimensioni abbondanti, ampio sottosella, finiture di grande pregio (selleria, modanature, rivestimenti) e dotazioni allo stato dell’arte a partire da una delle prime versioni del Piaggio Multimedia Platform per la connettività a smartphone. Sulla carta non manca nulla e gli acquirenti sono soddisfatti… ma restano purtroppo pochi e il modello viene dismesso nel 2017 dopo una carriera poco brillante. Tra le cause dello scarso successo, probabilmente il motore monocilindrico e un'estetica non trascendentale, con l’importante gruppo ottico che domina tutto lo scudo frontale e la linea non molto filante.

<div class='descrGalleryTitle'>Carnaby</div><div class='descrGalleryText'><p>Anche il Carnaby arrivò in un momento di acquisizioni per il Gruppo Piaggio: fresca dell’ingresso di Aprilia nel 2004, Pontedera si ritrovò in casa piattaforme molto interessanti come quella dello <b>Sportcity, scooter dalla dinamica particolarmente brillante</b>. Piaggio decise di derivarne un veicolo molto diverso per evitare la concorrenza interna, da posizionare tra i già affermati Liberty e Beverly: nacque il Carnaby. Presentato a Eicma 2006, il Carnaby <b>è un ruote alte (16”-16”) spinto dal monocilindrico</b> <b>4T Quasar da 250 cc</b>, che gli assicura ottime prestazioni e consumi contenuti. Si differenzia notevolmente dallo Sportcity per l’immagine, piuttosto originale con il grande radiatore nello scudo anteriore, l’andamento orizzontale della carrozzeria e la scelta di <b>materiali di qualità e finiture curate, ma con un prezzo interessante</b> come da tradizione Piaggio. Probabilmente per questa originalità estetica o forse per il posizionamento, il <b>Carnaby riscuote comunque scarso successo</b> ed esce di scena nel 2013 per lasciare spazio al Medley del 2015, altro progetto tecnicamente molto valido ma accomunato al Carnaby dal deludente riscontro commerciale, che a quanto pare colpisce<b> tutte le piattaforme intermedie</b> del Gruppo.</p>
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Carnaby

Anche il Carnaby arrivò in un momento di acquisizioni per il Gruppo Piaggio: fresca dell’ingresso di Aprilia nel 2004, Pontedera si ritrovò in casa piattaforme molto interessanti come quella dello Sportcity, scooter dalla dinamica particolarmente brillante. Piaggio decise di derivarne un veicolo molto diverso per evitare la concorrenza interna, da posizionare tra i già affermati Liberty e Beverly: nacque il Carnaby. Presentato a Eicma 2006, il Carnaby è un ruote alte (16”-16”) spinto dal monocilindrico 4T Quasar da 250 cc, che gli assicura ottime prestazioni e consumi contenuti. Si differenzia notevolmente dallo Sportcity per l’immagine, piuttosto originale con il grande radiatore nello scudo anteriore, l’andamento orizzontale della carrozzeria e la scelta di materiali di qualità e finiture curate, ma con un prezzo interessante come da tradizione Piaggio. Probabilmente per questa originalità estetica o forse per il posizionamento, il Carnaby riscuote comunque scarso successo ed esce di scena nel 2013 per lasciare spazio al Medley del 2015, altro progetto tecnicamente molto valido ma accomunato al Carnaby dal deludente riscontro commerciale, che a quanto pare colpisce tutte le piattaforme intermedie del Gruppo.

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