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Moto & Scooter

Top & Flop: i modelli Ducati più riusciti e i buchi nell'acqua

Carlo Pettinato
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Top & Flop: i modelli Ducati più riusciti e i buchi nell'acqua
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Top & Flop: i modelli Ducati più riusciti e i buchi nell'acqua
Top & Flop: i modelli Ducati più riusciti e i buchi nell'acqua

Dalla 916 alla Multistrada, dal Monster alla Supersport dei primi anni 2000. Ecco la nostra selezione dei modelli più significativi e di quelli meno riusciti nella storia della casa di Borgo Panigale

La storia della motocicletta è costellata di modelli di successo alternati ad altri meno fortunati. Ogni Casa ha le proprie bandiere e i suoi buchi nell'acqua: modelli che hanno contribuito a tenere in piedi l’azienda, a volte creando attorno a sé un alone di leggenda, e altri afflitti da problemi ricorrenti o semplicemente non graditi (a volte non capiti) dal grande pubblico. Con questa prima puntata, inauguriamo la rubrica Top & Flop, una rassegna delle moto più memorabili nel bene e nel male per i principali marchi. Partiamo con un nome di casa nostra, Ducati, che, se negli ultimi anni si è saldamente posizionato come marchio premium a suon di mezzi meccanici eccellenti, piccoli capolavori di stile e di ingegneria, in passato non si è fatta mancare qualche passo falso.

DUCATI: I MODELLI TOP

Tre icone bolognesi: due appartenenti agli anni gloriosi dei primi successi sportivi e commerciali, e una che ha consolidato la fama di eccellenza del marchio in anni recenti: un gioiello di stile e di tecnologia recentissima e all'avanguardia. Ecco le nostre scelte per le moto di più grande successo a marchio Ducati.
 
916
Eccolo qui il caso di una moto “bandiera” di un’intera azienda. Nel 1994, la Ducati 916 sconvolse il mondo delle supersportive, fatto al tempo di modelli esteticamente ancora legati agli anni ’80, abbondanti nelle forme e nella cavalleria. La 916, figlia di Tamburini e Robbiano, ruppe qualsiasi legame col passato: sembrava una 250 tanto era piccola, snella, affilata. La meccanica era all’altezza e i risultati in pista le diedero da subito ragione: titolo Superbike al debutto con Fogarty, poi altri 4 in 5 anni.  Valore storico: 5/5                    Valore collezionistico: 3/5
Monster
L’anno precedente, il 1993, aveva salutato la nascita di un’altra leggenda bolognese: il Monster. Anche qui, un'intuizione rivoluzionaria che fece nascere un nuovo segmento, quello delle naked, e un successo che “gli” ha permesso di giungere vivo e vegeto sino ad oggi, oltre trent’anni più tardi, con un look diverso ma che non tradisce lo spirito originario. Faro tondo, serbatoio a dorso di bisonte, meccanica a vista: una ricetta semplice e vincente. Valore storico: 4/5                    Valore collezionistico: 2/5
Panigale V4
Degna erede della 916, la Panigale V4 nel 2018 segna il punto di rottura con la tradizione delle supersportive di Borgo Panigale. Le linee riprendono quelle, bellissime, della 1199 Panigale, capace di definire Le linee riprendono quelle, bellissime, della 1199 Panigale, capace di definire il superamento dell'estetica della 916 . La vera rivoluzione è sotto le carene, perché lei è la prima ad abbandonare il motore V2 di 90°, il vero cardine della filosofia Ducati sino a quel momento. E lo fa in grande stile, con un concentrato di tecnologia derivato dall’esperienza in MotoGP capace di prestazioni esagerate che la portano nel biennio 2022-2023 a dominare di nuovo il mondiale Superbike con Bautista.  Valore storico: 4/5                    Valore collezionistico: 2/5

DUCATI: I MODELLI FLOP

Come abbiamo detto, nell'ultimo periodo i passi falsi di Ducati bisogna andarli a cercare col lanternino, ammesso che ce ne siano. Per trovare dei veri flop abbiamo dunque dovuto tornare a ritroso nel tempo sino ad un paio di decadi fa: ecco cos'era successo...
 
Paul Smart 1000 LE
Un peccato, perché vista oggi è un piccolo capolavoro. La Ducati Paul Smart 1000 LE risale al 2005 ed è un modello in tiratura limitata, solo 2.000 pezzi, nominata (quando Ducati ancora aveva pochi titoli nell'era moderna) in onore di Paul Smart, pilota britannico vincitore della 200 Miglia di Imola del ’72. Meccanicamente, il motore era lo stesso del Monster 1000 coevo, 992 cc, raffreddamento ad aria e 92 cavalli. La ciclistica derivava dalla Supersport, con traliccio in acciaio e sospensioni Öhlins. Un bell’esercizio di stile, un po' fine a sé stesso. Valore storico: 3/5                    Valore collezionistico: 4/5
Multistrada 1^ serie
Altra opera di Terblanche, la prima Ducati Multistrada è arrivata nel 2003 e subito passata alla storia per le forme sgraziate ed eccentriche: bellissimo il retrotreno col monobraccio e il doppio scarico alto, discutibile l'avantreno con il faro "sospeso" e il plexi solidale al manubrio. Proporzioni particolari che resero difficile mettere a fuoco il fatto che da guidare era bella davvero, anche se basata sulla vecchia piattaforma due valvole ad aria di casa Ducati. Meccanicamente è una sportiva all'italiana, ma la posizione di guida è alta e le ambizioni turistiche: oggi le chiamiamo crossover. Valore storico: 2/5                    Valore collezionistico: 1/5
Supersport 900 2^ serie
La seconda serie delle moderne Ducati Supersport debuttò nel 1998, profondamente rivista rispetto al modello precedente di Miguel Galluzzi e disegnata da Pierre Terblanche, padre di altri modelli discussi come la 999 e la prima Multistrada. Fu proprio il design a dividere, ispirato a quello della Supermono ma più barocco, privo della semplicità della prima Supersport e incapace di convincere e farsi amare. Nel 2007 uscì di produzione e oggi le quotazioni dell’usato la etichettano come una delle Ducati meno apprezzate, certamente meno della prima serie. Valore storico: 1/5                    Valore collezionistico: 1/5

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