Moto & Scooter
Belle davvero: Aprilia RS 250
Tra le moto più belle degli ultimi decenni non poteva mancare un'Aprilia: la RS 250 era ancora più bella delle 125 e con il fascino delle prime vittorie di Noale nei GP. Questa moto l'avete scelta voi tra le nostre proposte sportive nel sondaggio su Instagram!
Diciamo che il compito di Aprilia non era impossibile: farla bella. Sì perché i designer partivano da una base, (e una storia) fatta di capolavori estetici e meccanici in (relativa) miniatura. Parliamo di tutte le 125 di Noale, dalla AF1 Sintesi in poi e senza quasi nessuna eccezione. La “duemmezzo” ricalcava le linee della sorellina, calando inoltre l’asso di briscola: il bicilindrico due tempi realizzato partendo dall’unità impiegata sulla Suzuki RGV 250 Gamma, con aggiunta di un pizzico di pepe.
Sessanta e rotti cavalli per complessivi 150 kg a secco. Numeri che oggi non riescono a far sobbalzare il diaframma, ma solo di chi non ha avuto la fortuna di provarla. O di sognarla, magari partendo dalle sorelline da 50 e 125 cc.
La scommessa di Noale
Già, perché la scommessa di Aprilia era tutta lì: non avendo in casa motori plurifrazionati, convincere i tanti possessori di una loro 125 a passare, anziché alla classica sportiva 4 cilindri 600 giapponese, a una 250 2T sempre made in Noale. Un po' la stessa scommessa che Jan Vitteween negli stessi anni stava portando avanti in salsa racing con la RSW-2 500, una bicilindrica 250 da GP "gonfiata" a 380 cc per correre, con le armi dell'agilità e della facilità di utilizzo, contro le 4 cilindri 500 giapponesi.
Ma torniamo alla RS 250, che di giapponese aveva il cuore Suzuki, bicilindrico nato parallelo nel 1983 e diventato a V nel 1988 (con le 2T era facile). Motore ormai anzianotto visto che le Case giapponesi stavano perdendo interesse nei 2T di grande cilindrata, ma che la "cura" Noale riuscì a rivitalizzare. Beggio voleva provare il contropiede, sfidare le 600 4T con una 250 che, sulle strade guidate, doveva far valere tutt'altra rapidità e facilità di guida.
Sei bella che fai male
Soprattutto, Aprilia poteva contare sull'ispirazione smisurata del suo reparto stile di quegli anni, che tirò fuori una 250 effettivamente ancora più bella e desiderabile delle 125 che le avevano aperto la strada. Potete girarci attorno, guardandola da tutti i lati e non troverete un particolare fuori posto o non degno di fascinazione. Partendo da ciò che molti allora nascondevano, e Aprilia lascia in bella vista: il telaio a doppio trave in lucidissimo alluminio nel quale è infulcrato il forcellone a doppio braccio (sempre in alluminio) dalla classica forma “a banana”.
Pulizia assoluta delle linee, morbide ma non troppo, colorazioni o livree che riecheggiavano i fasti nel Motomondiale classe 250, dominato proprio dalla RSV di Biaggi, Capirossi e Rossi. La Aprilia RS 250 fu una delle ultime sportive a due tempi omologate per l’uso in strada. Seguirono la seconda serie, edulcorata nelle prestazioni e nelle linee; poi il canto del cigno, che arrivò di nuovo dall'Italia: la sfortunata Bimota 500 VDue. Ma questa è un'altra storia.
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