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Moto & Scooter

In sella alla Kawasaki Versys

di Alfredo Verdicchio il 20/01/2010 in Moto & Scooter

La naked dalle gambe lunghe sfoggia un vestito attillato e più intrigante: così si candida a regina nel segmento delle all-terrain di media cilindrata

In sella alla Kawasaki Versys
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Sole, mare e strade "da paura" anche in pieno inverno: dove vai vai, la Sardegna si conferma uno dei luoghi più belli d'Italia, da vivere rigorosamente in sella ad una moto e a ritmi che le moderne città hanno scordato da anni.
Non è un caso che la Kawasaki abbia presentato la Versys targata 2010 proprio sull'isola italica: le curve non mancano e l'asfalto ha un grip eccellente ovunque, una manna per qualsiasi tipo di motociclista.
Qualsiasi, proprio come il target cui si propone la nuova giapponese: principiante, medio o esperto che sia, la Versys fa contenti tutti… con le dovute limitazioni, ovviamente.
Ci sarà sempre chi avrà da ridire: lo "sparone" della domenica non si accontenterà delle prestazioni del motore, il turista criticherà la protezione offerta sulle gambe, il neofita si lamenterà che la sella è un pochino alta. Ma è normale, non è possibile accontentare tutti.
Ma torniamo ai fatti. La Versys ha un "vestito" ridisegnato da cima a fondo, con linee più spigolose che le donano un forte senso di modernità e, soprattutto, una maggiore dinamicità.
A questo contribuisce soprattutto il frontale, da sempre elemento principe della Versys, che in questa nuova versione ha un design più filante e convincente del precedente, molto più aggressivo con il faro che sembra voler "scappar fuori" per mordere le curve. Belli anche gli specchietti acuminati e il faro posteriore a led disegnato a filo della carrozzeria.
Per quanto riguarda il comfort, ecco un nuovo parabrezza dalle maggiori dimensioni regolabile su tre posizioni, la copertura in gomma più alta per le pedane, mentre la sella ha un disegno leggermente rivisto per una migliore ergonomia di seduta per pilota e passeggero. Quest'ultimo, inoltre, gode anche di nuove maniglie, più facili da afferrare.
Minime invece le novità dal punto di vista tecnico. La Kawasaki Versys conferma il reparto sospensioni della versione 09, con la forcella regolabile non solo nel precarico, ma anche nel ritorno idraulico, una delle poche della sua categoria, mentre il motore a due cilindri paralleli frontemarcia con attacchi posteriore al telaio aggiornati, ora di tipo silent-block, soluzione adottata per ridurre le vibrazioni.
Ricca la gamma accessori: borse laterali con maniglie per il passeggero incorporate nella struttura d'aggancio, una sella in gel più bassa di ben 50 mm rispetto a quella standard, una sella, sempre in gel, maggiorata di 30 mm, presa 12V, paramani, parabrezza più grande e la borsa da serbatoio.
La Kawasaki Versys sarà disponibile dai primi di febbraio in due colorazioni – nera e arancio – in due versioni, con e senza ABS, rispettivamente al prezzo di 7990 euro e 7490 euro chiavi in mano.
In sella alla Kawasaki Versys
La Versys sembra sempre la stessa, il family feeling con la precedente versione è molto forte, non solo da un punto di vista estetico: da fermi, in sella, non si percepisce il lavoro di fino svolto dai tecnici Kawasaki. È solo una volta in movimento che ci si accorge che la seduta è stata veramente modificata: i pochi millimetri di imbottitura in più (5 in base ai dati dichiarati dalla casa) si percepiscono perché oltre ad essere leggermente meno inseriti nella moto – positivo soprattutto per chi supera il metro e 75 – cresce anche il comfort nei lunghi trasferimenti. A questo proposito, segnaliamo vibrazioni poco fastidiose sulla pedana sinistra dai 6000 giri in su, mentre promuoviamo senza dubbio il parabrezza: sino ai 120 km/h non si avverte aria sulle spalle, senza diventare fastidioso nemmeno una volta superati i limiti da codice.
Un voto certamente superiore lo affibbiamo alla ciclistica: come aveva già convinto nella versione '09, così si è confermata come l'elemento più piacevole della moto giapponese. Equilibrata, mai "mollacciona" come tante sue concorrenti e rigida al punto giusto da copiare alla perfezione le ondulazioni dell'asfalto senza andare mai in difficoltà anche nelle situazioni più critiche.
È vero anche che le strade della Sardegna sono per qualsiasi moto, come dire… esagerate per grip e per condizione, ma è soprattutto vero che entrambe le sospensioni lavorano così bene da non entrare mai in crisi anche quando il ritmo si fa sostenuto, offrendo il giusto sostegno sia nelle accelerazioni aggressive sia nelle frenate all'ultimo metro, tanto da non evidenziare trasferimenti di carico fastidiosi, nemmeno nei rapidi cambi di direzione, dove invece si avverte un po' di lentezza per il baricentro alto.
Un appunto va solo al feeling con i freni, l'unico vero neo – se così vogliamo definirlo – di una moto riuscitissima e davvero "tuttofare". Le pinze Tokico non offrono molto mordente e il comando al manubrio pecca per un senso di spugnosità elevato che non fa "sentire" quanta forza si sta esercitando nelle pinzate più decise. È vero che la Versys è una moto destinata a una tipologia di motociclisti piuttosto vasta, ma è anche vero che una frenata più incisiva non guasterebbe.
Poco cattivo lo è anche il motore che punta più sulla fruibilità che sulla grinta, grazie a un'erogazione molto lineare sin dai 2000 giri sino alla zona alta del contagiri. Qualche CV in più non avrebbe guastato, non tanto per andare forte, ma per avere quel pizzico di personalità in più che non guasta mai.
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