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Attualità
La crisi del cinquantino, un'emergenza nazionale
Marco Gentili
il 28/06/2018 in Attualità
Nel 1980 in Italia se ne vendevano quasi un milione, oggi sono un mercato morto. Colpa dei costi, delle assicurazioni e dell'eccessiva paura dei genitori. Perché se è vero che i giovani vogliono lo smartphone, è anche vero che la voglia potenziale di motorini c'è ed è forte. Tocca ad Ancma promuovere un percorso di "rieducazione alla moto"
La crisi del cinquantino, un'emergenza nazionale
Ci sono due numeri che devono fare riflettere. Il primo è 23.874: sono i ciclomotori immatricolati in Italia nel 2017. Il secondo è 130.696. Sono gli stessi mezzi immatricolati 10 anni prima, nel 2007. E non è neppure il record assoluto, nel paese che ha ospitato alcuni dei più grandi produttori al mondo di cinquantini come Minarelli. Per quello bisogna risalire al 1980. Allora, 38 anni fa, furono 815.000. Numeri da capogiro.
Per capire questa crisi bisogna andare più in profondità della solita banalità che gira tra i motociclisti: "Tutta colpa degli smartphone, oggi i ragazzi preferiscono il cellulare al motorino". Una stupidaggine grossa come una casa. Come dire: se non avessero in mano il loro inseparabile smartphone, i 14enni passerebbero le giornate a impennare davanti al bar o a scuola.
Viviamo nell'epoca dei social, delle comunità aperte, della condivisione. E invece di esercitarle attorno a un mezzo a due ruote (che per sua natura è sinonimo di libertà, aggregazione, socialità) lasciamo che i nostri ragazzi le pratichino in solitudine, di fronte alla luce azzurrognola del proprio dispositivo mobile.
Eppure i ragazzi di oggi hanno voglia di scoprire, di conquistare spazi di libertà. E niente come un motorino rappresenta il primo passo per la conquista di un piccolo pezzo di indipendenza, di accesso all'età adulta. Proprio per questo è meritoria l'operazione che sta cercando di portare avanti in Ancma Andrea Dell'Orto. Che nel corso dell'assemblea annuale ha detto: "La crisi dei ciclomotori è un'autentica emergenza. Bisogna ridurre quel costo sociale ed economico che ha schiacciato il desiderio di autonomia dei giovani. I genitori devono essere più sereni sul fronte della sicurezza, ma dal canto loro i ragazzi devono riscoprire la prima conquista della libertà su due ruote". Parole sante, ma non bastano. Occorre una nuova educazione alla mobilità. Per non far sì che i numeri degli Anni 80 restino un polveroso record del passato.
Per capire questa crisi bisogna andare più in profondità della solita banalità che gira tra i motociclisti: "Tutta colpa degli smartphone, oggi i ragazzi preferiscono il cellulare al motorino". Una stupidaggine grossa come una casa. Come dire: se non avessero in mano il loro inseparabile smartphone, i 14enni passerebbero le giornate a impennare davanti al bar o a scuola.
Il ruolo dello smartphone
Il cambiamento è in primo luogo culturale. Nel mondo odierno smartphone e cinquantino sono oggetti complementari. Il problema è che sempre più spesso i 14enni di oggi hanno necessità differenti. Da un lato gli oggettivi costi assicurativi legati a un mezzo che va in mano a un neofita della strada (che, come abbiamo documentato qui, sono un autentico furto), dall'altro l'atteggiamento iperprotettivo dei genitori, intrappolano i potenziali motociclisti in una gabbia fatta di paura (di farsi male in strada) e solitudine.Viviamo nell'epoca dei social, delle comunità aperte, della condivisione. E invece di esercitarle attorno a un mezzo a due ruote (che per sua natura è sinonimo di libertà, aggregazione, socialità) lasciamo che i nostri ragazzi le pratichino in solitudine, di fronte alla luce azzurrognola del proprio dispositivo mobile.
Educazione al cinquantino
Eppure i ragazzi di oggi hanno voglia di scoprire, di conquistare spazi di libertà. E niente come un motorino rappresenta il primo passo per la conquista di un piccolo pezzo di indipendenza, di accesso all'età adulta. Proprio per questo è meritoria l'operazione che sta cercando di portare avanti in Ancma Andrea Dell'Orto. Che nel corso dell'assemblea annuale ha detto: "La crisi dei ciclomotori è un'autentica emergenza. Bisogna ridurre quel costo sociale ed economico che ha schiacciato il desiderio di autonomia dei giovani. I genitori devono essere più sereni sul fronte della sicurezza, ma dal canto loro i ragazzi devono riscoprire la prima conquista della libertà su due ruote". Parole sante, ma non bastano. Occorre una nuova educazione alla mobilità. Per non far sì che i numeri degli Anni 80 restino un polveroso record del passato.
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