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La via Francigena: il cammino in versione biker

testo e foto Emilio Salvatori e Cristina Zoli il 04/06/2020 in I nostri itinerari
La via Francigena: il cammino in versione biker
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Il tratto italiano della famosa via di pellegrinaggio va dalle Alpi al centro di Roma. Lo abbiamo reinventato a misura di moto, condividendo tappe, strade e ostelli con fedeli e amanti del trekking

Questo itinerario è stato pubblicato sul numero di Dueruote di Aprile 2019, disponibile anche nellla Digital Edition!

Con l’affanno nei polmoni e l’emozione nel cuore, eccoci quassù sul Colle del Gran San Bernardo proprio come i pellegrini che da centinaia d’anni percorrono questa via della fede. Alle spalle i tornanti della parte Svizzera, davanti a noi una “discesa” di mille chilometri che ci porterà in piazza San Pietro a Roma, davanti al Soglio pontificio, centro cruciale della cristianità.

Siamo sulla via Francigena, un itinerario capace di racchiudere l’essenza stessa della civiltà che ha unito tanti popoli. Popoli che da millenni condividono la stessa storia e oggi, con l’Unione Europea, anche la stessa identità politica. Da qui, proprio sulla linea che divide Italia e Svizzera, ha inizio la parte italiana dell’itinerario che il cardinale Sigerico raccontò, tappa dopo tappa, tornando da Roma verso la sua Canterbury, in Inghilterra. Noi seguiremo perlopiù strade secondarie a misura di moto, incrociando spesso il cammino vero e proprio dei pellegrini che ancora oggi lo percorrono a piedi. Condivideremo con loro posti da scoprire e letti sui cui dormire. Poi alla mattina, ognuno per la sua strada. Loro con lo zaino in spalla, noi sulla nostra moto.

La via Francigena: il cammino in versione biker

DAI 2.469 METRI DEL GRAN SAN BERNARDO SI SCENDE IN QUELLA VAL D’AOSTA PRESIDIATA DAI CASTELLI. POI, LA GRANDE PIANURA

Un’Italia da scoprire

Confine con la Svizzera alle spalle, dunque, inizia la discesa. Evitiamo accuratamente il traforo per godere della bellissima strada. Lo scenario delle Alpi è straordinario: “Ero così felice di ammirare questi bei paesaggi e l’arco di trionfo di Aosta – scriverà a ricordo un estasiato Stendhal qui di passaggio - che avevo un unico desiderio da esprimere che la vita durasse per sempre”. Lasciata Aosta e i suoi monumenti, è seguendo il percorso dolce e morbido della Dora Baltea che incontriamo alcuni dei luoghi capaci di raccontare la storia di questa via di passaggio stretta tra le montagne. Manieri e piccole fortezze a controllarla: sono i castelli di Quart, di Nus, di Fenis, di Verres. E poi l’imponente fortezza di Bard. Una struttura difensiva a più piani che sovrasta il borgo proprio all’imboccatura di quella gola che è l’unica via per entrare e uscire da questa regione. Qui passava la strada consolare delle Gallie, su cui hanno marciato le legioni romane dal centro Italia verso i confini dell’Impero; qui, inexpugnabile oppidum, il principe Amedeo di Savoia resistette strenuamente alle truppe francesi nel 1704; qui l’armata napoleonica di 40.000 uomini nel 1800 dovette impiegare ben due settimane per oltrepassare la strenua resistenza dei 400 soldati austriaci asserragliati nella fortezza. Superata la gola, incrociamo un tratto originale della Via delle Gallie che ancora, tagliata nella roccia, racconta coi resti del selciato romano dell’antico splendore. I rilievi si addolciscono, si entra in Piemonte. Borghi e paesi si alternano lungo la strada ed è così che guidiamo lungo i vicoli di Montestrutto per ammirare dal basso il suo castello costruito nel IX secolo. E ancora, sempre seguendo la SS26, entriamo in Ivrea, tutta da scoprire.

La SP263 verso Palazzo Canavese ci introduce ai paesaggi della grande pianura piemontese. I vigneti creano traiettorie particolari creando onde, curve e un mare di verde che scende verso il lago di Viverone. Da Cavaglià ha inizio il bellissimo tratto che, attraverso stradine a tratti sterrate, si introduce nella campagna biellese, una pianura coltivata per lo più a riso e grano, un mare di verde e acqua che ci accompagnerà piacevolmente sino a Santhià. Poi ancora risaie a perdita d’occhio: tra la provincia di Vercelli e quella di Novara coprono il 50% della produzione italiana di riso. Attraversiamo il centro di Vercelli per immergerci nella Lomellina, con i suoi paesini spopolati e un po’ decadenti.

Pianura, pianura, pianura. Si entra in Lombardia senza accorgersene. Là in fondo ecco Pavia, col suo centro urbano fondato dai romani, con la sua Certosa, con il suo ponte coperto sul Ticino.

La via Francigena: il cammino in versione biker

SEGUIAMO PERLOPIÙ STRADE SECONDARIE A MISURA DI MOTO, INCROCIANDO SPESSO IL CAMMINO VERO E PROPRIO DEI PELLEGRINI

Su e giù dagli Appennini

Il Ticino si butta nel Po, e noi rimaniamo ancora a nord del grande fiume. Belgioioso, Orio Litta, con la bellissima villa Litta Carini e l’antica Grangia: stiamo attraversando le campagne del basso pavese, zona alluvionale. Gli edifici religiosi disseminati sul territorio ci portano alla scoperta delle tracce lasciate dal cardinale Sigerico. Ed è proprio seguendo queste orme che ci troviamo a Corte Sant’Andrea, dove c’è quel “transitum padi” richiamato da Sigerico, l’unico guado che affrontò in oltre duemila chilometri di viaggio. Oggi ovviamente non c’è più un guado, ma i pellegrini a piedi possono attraversare il Po in traghetto.

Dall’altra sponda c’è l’Emilia. Noi, in moto, puntiamo verso Piacenza, dalla quale usciamo in direzione sud imboccando la caotica via Emilia. Si punta Fiorenzuola. Ritroviamo il cammino vero e proprio dei pellegrini alla magnifica Abbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba, con il suo chiostro dove i viandanti continuano a trovare ristoro e pace prima di riprendere la via.

Ed ecco Fidenza, col suo magnifico duomo, prima di puntare verso i rilievi dell’Appennino e ritrovare paesaggi più rispondenti allo spirito di un percorso di fede... e anche alle attese di noi motociclisti. Il percorso ora lambisce il parco fluviale del Taro che attraverseremo alle porte di Fornovo per arrivare a Berceto. Siamo sulla strada della Cisa, uno dei passi più amati dai motociclisti della zona.

La via Francigena: il cammino in versione biker

Un pizzico di Liguria proseguendo sulla SS62 e poi è già Toscana dove, proprio sulla linea di confine, troviamo il sito archeologico della colonia romana di Luni, alle foci del fiume Magra. Ed ecco in lontananza i profili imperiosi e selvaggi delle Alpi Apuane. Girare per queste strade di montagna quasi nascoste, perdendosi tra le cave di marmo, è un’esperienza da fare.

Ecco Pietrasanta, che ci incuriosisce con le sue bizzarre sculture che ne hanno fatto uno dei centri mondiali dell’arte moderna; poi un tratto d’Aurelia, magari una deviazione per un tuffo in mare se è estate, e si torna all’interno. Siamo a Lucca, cinta dalle splendide mura capaci di raccogliere altrettanta bellezza. Da qui si punta verso il cuore della Toscana più conosciuto. Piccoli gioielli come la chiesa di San Giusto a Porcari o il centro storico di Altopascio, per poi entrare nella campagna fiorentina tra vigneti e ulivi, in un territorio che declina dolcemente un verde che si sussegue in mille incredibili varianti. Si guida lungo la SP15 verso Ponte Cappiano e poi Fucecchio, borgo che guarda verso l’Arno e sosta obbligata per i pellegrini. SP4, guidiamo incantati verso uno dei borghi tra i più belli al mondo: San Gimignano ha mantenuto intatto – unica tra le città d’Europa - il suo impianto urbanistico due-trecentesco. Si continua a scendere verso Siena attraversando la piccola Strove con la sua pieve romanica e ancora Abbadia a Isola con il suo splendido borgo.

Poi Monteriggioni si eleva su un colle con le sue mura possenti costruite dai senesi nel 1200. E siamo a Siena, che non ha bisogno di presentazioni. Da Piazza del Campo i pellegrini riprendono la via Francigena per attraversare la val d’Arbia in direzione di San Quirico, mentre noi usciamo dalla città per inforcare la SR2 che continua ad allungarsi tra dolci curve e viali di cipressi sino a Buonconvento.

La Val d’Orcia, Montalcino e il Brunello, la bellezza delle crete senesi e dei loro cipressi sono mete famose che abbiamo spesso descritto su Dueruote… e che da sole meritano un week-end che può culminare con un bagno termale a Bagno Vignoni, che al posto della piazza ha una vasca di acqua termale. Una perla.

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L’APPENNINO, LE PIETRE INCASTONATE DI UN ANTICO TRATTO DI VIA CASSIA, LE COSTRUZIONI RICAVATE NEL TUFO. ORMAI CI SIAMO...

Duemila anni fa

Eccoci in Lazio. Non cambia solo il nome della regione. A comunicarcelo è la stessa morfologia di un territorio più selvaggio che porta con sé nuove emozioni, dove i borghi sono costruiti sul tufo e la natura non è addomesticata. Ancora Cassia, ed ecco Acquapendente che la via Francigena attraversa completamente prima di raggiungere il lago di Bolsena, dominato dall’antica Rocca Monaldeschi. Ed è in compagnia di pellegrini a piedi o in mountain bike che raggiungiamo Montefiascone, “La Città dei Papi”, da cui l’occhio può perdersi sulla distesa verde intenso delle vigne ancora punteggiate dall’uva. Sono solo 15 i chilometri che ci separano da Viterbo lungo la Cassia ma è all’altezza di “Bivio del Poggiaccio” che ne ritroviamo per un lungo tratto il suo basolato originale di pietre scure ancora magicamente incastrate da duemila anni.

Capranica poggia sulle prime pendici del vulcano Cimino con uno sguardo verso il lago di Vico, e poi i primi caseggiati di Sutri aggrappati alla roccia di tufo poco lontano dal lago di Bracciano. Il duomo di origine romanica, mura etrusche che si intersecano con quelle di origine medievale, un anfiteatro romano scavato nel tufo, un antico mitreo trasformato poi in chiesa scavato nella roccia, è difficile lasciare Sutri, la città che la leggenda vuole fondata dai Pelasgi. Monterosi, Campagnano, Formello, ormai ci siamo. Ecco il raccordo anulare... Piazza San Pietro si agita sotto il sole, incredibile nella sua eterna bellezza. Pregna di odori, di colori, di suoni e di gesti di un’umanità che giunge da ogni parte del mondo spinta da desideri, aspettative, domande da porre, risposte da cercare. Noi siamo arrivati arricchiti da questo straordinario viaggio, consci di essere in un luogo dove la bellezza diventa spirito e lo spirito diventa Dio.

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Questo itinerario è stato pubblicato sul numero di Dueruote di Aprile 2019, disponibile anche nellla Digital Edition!

L’ACCOGLIENZA PER I PELLEGRINI

Oltre alla fitta rete di agriturismo e B&B che è facile incontrare, vi vogliamo segnalare, nello spirito che anima tutto questo viaggio, la possibilità di usufruire delle strutture di accoglienza “pellegrina” e “turistica” a basso costo, ristorazione e servizi, presenti lungo il percorso della Via Francigena e proposti dall’associazione delle vie francigene. Il prezzo medio per una notte nei rifugi per i pellegrini non supera quasi mai i 20 euro, ma esistono strutture (soprattutto religiose) che accolgono i pellegrini “a offerta”.

Per informazioni: www.viefrancigene.org/it/resource/ blog/Webmaster/accoglienzapellegrina-e-turistica/

La via Francigena: il cammino in versione biker

MOTO E TENDA

Pensiamo che in un viaggio come questo, immerso nella natura, niente sia migliore dell’accoppiata moto e tenda. Ottimi i campeggi incontrati come a Saint-Oyen (camping Pineta, tel 0165 78114) o a Pavia (camping Ticino, tel 339 116 6674), a Berceto (camping I Pianelli, tel 0525 64521), a Lucca (agricampeggio La Valle, tel 349 137 0750), a Bolsena (camping Internazionale Il Lago, tel 0761 799191), a Roma (camping Village Roma sull’Aurelia, tel 06 662 3018).

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LA VIA FRANCIGENA: L’ITINERARIO DI SIGERICO DI CANTERBURY

Forse fu proprio su suggerimento del pontefice, che Sigerico di Canterbury, a Roma nel 990 per ritirare il Pallio simbolo della sua nuova dignità arcivescovile direttamente dalle mani di Papa Giovanni XV, fu indotto ad annotare tutte le tappe attraversate nel suo viaggio di ritorno, fornendoci l’unico resoconto giunto fino a noi dell’antica via di pellegrinaggio che, unendo il nord Europa e Roma, è conosciuta come Via Francigena.

L’ITINERARIO MODERNO

Per promuovere la conoscenza di quell’antico viaggio di pellegrinaggio sul quale si è formata la storia e l’identità degli europei, l’Associazione delle vie Francigene, in collaborazione con il Consiglio europeo, ha realizzato una serie di strumenti, tra cui accanto a quelli tradizionali come guide e mappe cartacee anche quelli 2.0, come il sito www.viefrancigene.org o l’App “via Francigena” sia per Ios che Android. È un’App utilissima per seguire fedelmente l’itinerario tappa per tappa geolocalizzati sia con l’itinerario dedicato ai pellegrini a piedi, sia per coloro che decidono di percorrerlo in bicicletta o come noi, dove possibile e sempre nel massimo rispetto delle persone e dell’ambiente, con la nostra due ruote seguendo sentieri e sterrati. In questo senso, la zona delle crete senesi offre davvero tante possibilità di varianti a perfetta misura di crossover.

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LA FONDAZIONE BARRY

Istituita nel 2005, la Fondazione Barry ha assunto la gestione dell’allevamento dei famosi cani San Bernardo della Casa di accoglienza del San Bernardo (ordine spirituale dei canonici del Gran San Bernardo) che, con la sua storia di trecento anni, è ora il più antico e importante del mondo. Ancor oggi si trova proprio sul Passo del Gran San Bernardo, al confine tra Italia e Svizzera, dove nel XI secolo dei canonici fondarono un ospizio per fornire riparo a viandanti e pellegrini. Da sempre in quei luoghi venivano tenuti grossi cani da montagna, impiegati come accompagnatori o, all’occorrenza, per il salvataggio dei viandanti perduti nella neve e nella nebbia. I cani del Gran San Bernardo con il loro coraggio e la loro abilità hanno salvato la vita a numerose persone, proteggendole dalla morte bianca. Primo tra tutti il leggendario Barry, che visse dal 1800 al 1812 presso l’Ospizio, il più famoso tra tutti i cani di salvataggio del Passo che salvò la vita a più di 40 persone.

EST! EST!! EST!!!

È nella Basilica di San Flaviano di Montefiascone che si trova la tomba di quel vescovo tedesco, Johannes De Fuk, noto per la sua passione per il vino, che, di ritorno dall’incoronazione di Enrico V a imperatore del Sacro Romano Impero nel 1111, aveva mandato in avanscoperta il fedele servo Martino per individuare le taverne che servivano il vino migliore. Avrebbe dovuto scrivere in caso positivo sulla porta della locanda la parola “Est!”, ma giunto a Montefiascone trovò un vino talmente buono da scrivere sulla porta della locanda “Est! Est!! Est!!!”. Quando il vescovo assaggiò quel vino ne rimase talmente inebriato che tornò tempo dopo a Montefiascone e bevve tanto di quel vino che ne morì. Venne inumato allora dal suo fedele servitore all’interno della cattedrale, dove ancora oggi la lapide ci racconta quella storia: EST EST EST PR(opter) NIM(ium) EST HIC JO(hannes) DE FUK DO(minus) MEUS MORTUUS. (EST EST EST per il troppo EST qui giace morto il mio signore Johannes De Fuk.

L’ITALIA DEI SAPORI PANE AL PANE, VINO AL VINO

Un itinerario che dalle Alpi giunge al Tevere non può non offrire un’esperienza modellata dal gusto. Sono tanti i prodotti tipici che si incontrano: dai grandi vini ai salumi d’ogni tipo e sapore, ai formaggi e, soprattutto, al pane, da quello nero e di segale, il ‘pan ner’ della Val d’Aosta, al ‘pane giallo’ di Pavia, al pane toscano o al ‘pan francigeno campagnese’ prodotto da un panificatore locale e lavorato con pasta madre, senza sale, con farine integrali di origine biologica e caratterizzato da una croce. Ma un ricordo resta indelebile, e sono i rigatoni alla gricia che per premiarci ci siamo spazzolati a Campo de’ fiori, a Roma.

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