Sbk
Jonathan Rea: "Ho ancora più fame di prima!"
Non è finita, le due vittorie di Misano hanno ridato fiducia al campione che ci spiega perché questa potrebbe essere la sua migliore stagione
Jonathan Rea è passato da essere il dominatore della SBK, di cui è stato campione negli ultimi quattro anni, a inseguitore. L’arrivo di Alvaro Bautista sulla nuova Ducati Panigale V4 R ha cambiato lo scenario delle derivate.
Lo spagnolo non ha risparmiato nessuno vincendo a raffica dall’inizio del campionato e solo a Imola Rea ha conquistato la sua prima vittoria. Rea sta dando il massimo, è sempre veloce e persino più veloce del 2018, ma Bautista (nella prima parte della stagione) ha fatto la differenza.
Non è finita
Per Johnny non è certo finita come dimostrano i successi di Misano e quando lo incontriamo a Londra ha uno sguardo vivo. La sua motivazione è alta. Arreso? Tutt’altro! “Stiamo analizzando i successi di Alvaro, ci spiega. E questa sfida mi motiva… questa stagione potrebbe essere la migliore. Ho una forte determinazione e il desiderio di vedermi sul podio in Qatar [dove si svolgerà l’ultimo round a ottobre]. Ho avuto avversari tosti, ma penso che Bautista sia uno dei migliori piloti al mondo ed è arrivato in SBK con un team molto competitivo e sta funzionando tutto bene per lui. Se i miei successi degli anni passati sono stato messi in dubbio, quest’anno, se dovessi vincere ancora non succederà...”.
Rea ha le idee chiare. “Non penso che la mia fiamma si sia spenta, ha sottolineato il campione. Penso che quello che abbiamo ottenuto negli ultimi anni sia stato il frutto di un duro lavoro. Stiamo ancora vivendo questo sogno. Amo andare in pista e passare del tempo con la mia squadra e amo sempre correre. La mia paura più grande è solo non riuscire a fare le cose come vorrei per qualcosa che non dipende da me”.
Il segreto di Rea
“Cerco la perfezione su ogni pista. Penso di conoscere il mio limite e il lavoro fatto negli anni mi aiuta, su ogni circuito, a sentirmi tutt’uno con la moto. Il segreto è riuscire a capire come si è fatto il tempo, questo mi permette di replicarlo e mi fa essere subito veloce dalle libere del venerdì. Questa mia dote è importante anche per il team perché se entri subito nel ritmo gara puoi fare modifiche mirate senza perderti”.
Il gusto di vincere
Ma dopo tanti successi cosa rappresenta per un campione come Rea una vittoria? La sua risposta non è banale. “Una sensazione di ebrezza. In uno sport come il cross l’ebrezza viene dal salto che è la cosa più vicina al volo per un uomo. È bello perché gestisci la potenza della moto quando sei sospeso ed è una bella sensazione. In pista non c’è subito quella sensazione di ebrezza, che invece arriva dalla ricerca della perfezione e dal riuscire a replicare il giro perfetto”.
Migliori sempre
Nel DNA di Rea c’è la costante ricerca del miglioramento. Sebbene abbia vinto per quattro anni consecutivi, lo scorso inverno ha assunto un personal trainer per ridurre la percentuale di grasso del suo corpo e aumentare il suo indice di forza. “È difficile muoversi in sella quando cerchi di far frenare una SBK o gestire i suoi scuotimenti in accelerazione, ho lavorato molto sul gestire al meglio i miei movimenti”. Anche in pista Rea ha un coach, l’ex pilota Fabien Foret. “Investo in me stesso” ha affermato. “La scorsa stagione eravamo tutti al settimo cielo con le diciassette vittorie e le cose da fare erano due: rilassarsi e dormire sugli allori oppure cercare di lavorare ancora di più per ripetere quel successo. Ho visto i benefici dei miei sforzi perché da subito eravamo molto più veloci”.
L’ossessione di vincere
La ricerca del miglioramento può diventare un’ossessione o persino una paranoia? Rea ci spiega. “Adesso non direi che si tratta di paranoia, anche se in passato un po’ ossessivo lo sono stato… mi svegliavo e salivo sulla bilancia, se ero contento del peso allora bene. Se non ero soddisfatto invece organizzavo la mia giornata in base a quello che avrei mangiato e come mi sarei allenato. Non era un modo di vivere sano. Quando tornavo a casa da un intenso weekend di gara, mi distruggevo definitivamente invece di riposarmi”.
“In questo il mio team mi ha aiutato tanto, prosegue. Magari la tua testa dice di non mangiare niente e andare in moto per sei ore, ma non è una cosa logica per il corpo. La fatica mentale e lo stress sono importanti da controllare quanto la fatica fisica. Avere alle spalle il supporto di un team come il mio è una bella sicurezza perché puoi essere sicuro che stai facendo la cosa giusta. Allo stesso modo essere seguito da professionisti è fondamentale. Al giorno d’oggi non puoi misurare una prestazione basandoti su delle sensazioni”.
Come Valentino Rossi
Rea quest’anno ha dovuto anche digerire la ‘soddisfazione’ di chi finalmente ha visto interrompersi il suo dominio. “Nel 2015 tutti erano contenti per le mie vittorie, ci spiega, perché fino a quel momento ero quello che era sempre sul punto di farcela ma non era mai andato a segno. Poi nel secondo anno alcuni hanno iniziato a stancarsi. Al terzo anno, alcuni avversari neanche mi guardavano più in faccia nel paddock prima della fine della stagione ci sono state richieste di modifiche nel regolamento per ‘rendere la Superbike nuovamente interessante’...”
“Quest’anno dopo due gare ho sentito quelle persone che volevano che perdessi dire ‘adesso deve dimostrare quanto vale’. È stato lo stesso quando Valentino Rossi vinceva sempre: ormai era diventata una routine. Poi è arrivato Casey Stoner e tanti hanno detto “ora sì che sono belle gare!”. Dopo un po’ però rivolevano Valentino… è strana la vita!”.
Prima di salutarci Rea ribadisce: “Per come mi trovo a dover guidare adesso, sono in una situazione di svantaggio perdo da 0,5 a 0,6 secondi nei rettilinei. Recuperare quel tempo nelle curve è davvero difficile. Dobbiamo reagire. Nelle ultime quattro stagioni ho capito come gestire il campionato, la pressione c’è ma sono consapevole che ci saranno altri round a nostro favore, quindi è importante massimizzare gli altri”.
Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.