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Craig Jones non ce l'ha fatta

di Luigi Rivola il 04/08/2008 in Sbk

Il pilota inglese, caduto ieri nella gara della Supersport mentre lottava per vincere, è deceduto in ospedale durante la notte. A 23 anni era una delle più concrete speranze del motociclismo britannico

Craig Jones non ce l'ha fatta
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Craig Jones ha cessato di vivere all'1.30 del 4 agosto. Il pilota è deceduto durante la notte nell'ospedale di Londra in cui era stato ricoverato e sottoposto a terapia intensiva nel disperato tentativo di salvarlo dopo il terribile incidente in cui era incorso nella gara delle Supersport del GP di Gran Bretagna a Brands Hatch.
Nato a Nortwich, in Inghilterra, il 16 gennaio1985, Jones era una delle più concrete speranze del motociclismo britannico.
Secondo nel 2005 nel campionato Supersport inglese, l'anno scorso si era classificato quinto nel mondiale della stessa categoria.
Il 2008 lo aveva visto schierarsi al via del mondiale SS alla guida di una Honda CBR 600 RR messagli a disposizione dal team portoghese ParkAlgar, sponsorizzato dalla Società che sta costruendo il nuovo autodromo di Portimao. Con questa moto privata, Jones si è sempre battuto coi piloti ufficiali per le primissime posizioni. Aveva esordito con un terzo posto a Losail, seguito da un altro terzo a Valencia e da un secondo posto a Misano.
A Brands Hatch, sul circuito di casa, aveva iniziato col miglior tempo nelle libere di venerdì, cogliendo poi il terzo posto in prima fila sulla griglia di partenza. Al momento della caduta stava lottando per vincere: era secondo a ruota di Rea quando, al sesto giro, è scivolato e, a terra, è stato colpito al capo dalla ruota di Pitt, che lo seguiva a pochi millesimi di secondo.
I soccorsi sono stati tempestivi, ma il personale medico ha compreso immediatamente l'estrema gravità dela situazione, che è stata percepita anche dal pubblico quando, al termine di Gara-2, l'organizzazione ha deciso di non festeggiare a champagne sul podio, come tradizione, i tre primi arrivati della Superbike.
Purtroppo Craig Jones non ce l'ha fatta. In questo caso non si può parlare di pericolosità del circuito, ma solo di pericolosità insita nelle corse di velocità, in cui le misure di sicurezza attiva e passiva, che già hanno fatto moltissimo a salvaguardia dell'incolumità dei piloti, non potranno comunque mai escludere incidenti come questo. A noi non resta che ricordare quel simpatico ragazzone inglese, sempre gentile e sorridente, che cercava la gloria in pista e che è stato fermato dalla sfortuna quando stava per raggiungerla.

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