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Phillip Island: comunque Bayliss!

il 05/03/2006 in Sbk

Vittoria sfumata per il campione della Ducati nella prima gara, dominata fino al cedimento della gomma. Vince Corser. Trionfo nella seconda e brutto incidente al campione del mondo. Barros è già protagonista. Charpentier su Curtain e Parkes in Supersport

Phillip Island: comunque Bayliss!
Una provocante bicilindrica

Foto Alex Photo


Troy Bayliss

PHILLIP ISLAND -
Nell’intervallo, clima pesante alla Ducati: la vittoria sfumata ha lasciato tutti con il muso lungo. L’unico a prenderla con filosofia è stato Bayliss che ha pranzato tranquillamente con la moglie e parte della squadra trovando anche il tempo e la pazienza per firmare autografi.
La Ducati, che in gara-1 aveva fatto la stessa scelta degli altri utilizzando la copertura intermedia, opta per la soluzione più dura lasciando immutato l’assetto e le regolazioni della sospensione.

Bayliss parte con calma, lascia Toseland davanti a fare l’andatura limitandosi a qualche schermaglia con Corser.


La svolta al quarto giro: all’uscita del tornante in discesa l’iridato perde il controllo e viene sbalzato dalla Suzuki. Haga e Pitt lo evitano, Barros invece lo colpisce sulla schiena. Si teme il peggio ma Corser si rialza subito. Non ha fratture né ferite visibili ma i medici preferiscono portarlo all’ospedale di Dandenong per un controllo più approfondito.
L’incidente costa secondi preziosi a Barros che si ritrova lontano dalla coppia Toseland-Bayliss e alle prese con le Yamaha di cui si sbarazzerà solo nel finale.

Tra i due battistrada non c’è confronto. A sette giri dalla fine Bayliss mette la freccia, supera e vola verso il traguardo dove arriverà con 5 secondi di margine. La giornata è salva, il primato nel Mondiale anche. Rolfo e Xaus chiudono la loro spettacolare giornata con un altro bel piazzamento, settimo e ottavo.
Australia nera per Lorenzo Lanzi che al primo via torna nei box avvertendo un problema alla frizione che invece era a posto. Parte in coda al gruppo e la rimonta si arresta in undicesima posizione. Nella seconda gara è caduto al tornantino coinvolgendo anche Muggeridge. Fabrizio e Chili, ottimi protagonisti in Qatar, che qui finiscono ai margini della zona punti.
La classifica Mondiale comincia a prendere volto: Bayliss ha un punto sull’ultraconsistente Toseland, dodici su Corser e venti su Barros che da Valencia avrà un motore più potente e diventerà un bruttissimo cliente per tutti.

Il Mondiale Superbike si sveglia sotto un cielo plumbeo. Nel warm up Troy Bayliss, non pago del gran record realizzato il giorno prima, scende sotto 1’32” avvicinando ulterioremente i riferimenti MotoGP. Ma poco prima di gara-1 il sole spunta di nuovo tra le nuvole scaldando velocemente l’asfalto. È la chiave della gara: Bayliss scatta in testa alla prima curva e fugge via tenendo un ritmo stratosferico. La Ducati F06 lo asseconda alla perfezione e Troy arriva ad avere oltre 5” di vantaggio sugli inseguitori Corser, Toseland e Barros. Le Yamaha sono già staccate, il gruppo si allunga.


Dal decimo al tredicesimo passaggio il divario resta stabile e poco dopo comincia a calare di brutto. Bayliss è andato oltre il limite della gomma che cede vistosamente costringendolo a girare due-tre secondi più piano del previsto. Corser e Barros recuperano in un baleno e al giro 17, a cinque dalla fine, arrivano in scia e superano la Ducati ormai vistosamente in barca.
Il finale di Bayliss è una sofferenza, all’inizio della corsa l’australiano girava in 1’32” basso, nelle tornate conclusive 1’37”. La Rossa vede sfumare anche il podio perché gli inseguitori incalzano: alla fine Bayliss sarà sconsolatamente sesto. Intanto in testa Corser e Barros sono ai ferri corti. La Honda standard del brasiliano ha meno motore della GSX-R ma l’ex MotoGP ha traiettorie velocissime nella parte più difficile del percorso. All’ultimo passaggio Barros ci prova, ma Corser non è un pivello, chiude la traiettoria nelle due frenate più brusche e regala alla Suzuki la seconda vittoria consecutiva. Barros però non si cruccia, ha affrontato l’esordio senza test ed è già in lotta per la vittoria.


La CBR-RR vola anche con James Toseland che, nonostante un vistoso calo d’aderenza nel finale, continua ad accumulare punti. Haga invece manca ancora il podio rischiando anche di doversela vedere con uno scatenato Roberto Rolfo. Il torinese, partito in quinta fila, compie una grandiosa rimonta fino al quinto posto strappando un altro punticino prezioso a Bayliss. Eccezionale anche Ruben Xaus che comincia da ancora più lontano arrivando settimo.

Due gare e la Honda è di nuovo in fuga. Sèbastien Charpentier ha bissato il trionfo del Qatar sbancando anche Phillip Island. È stato un successo molto più significativo del precedente perché questa era la pista dei rivali Kevin Curtain e Broc Parkes, che però neppure contando sul fattore campo sono riusciti a sovvertire il pronostico. Per la nuova Yamaha R6 la plurititolata Honda CB600RR è ancora fuori portata.
Per oltre metà gara i due australiani sono rimasti alle calcagna del campione del Mondo e Curtain è anche riuscito a passare in un paio di occasioni. Ma Charpentier aveva del margine e nel finale si è staccato quel tanto che è bastato per metterlo al riparo da brutte sorprese nel finale. Per Sèbastien, qui vincitore anche lo scorso anno, si tratta dell’ottavo trionfo Mondiale, il 36° per la Honda in 80 gare Supersport.


A ridosso del podio si è vista una bella volata che ha assegnato il quarto posto (per appena dieci millesimi di secondo) al 19enne transalpino Yoan Tiberio, rivelazione della Stock 600 che sostituiva l’infortunato Fujiwara sulla Honda Megabike. Il danese Robin Harms, bruciato in rettilineo, però non ha nulla da rimproverarsi: la sua è una Honda satellite, mentre Tiberio ha guidato la versione HRC ufficiale. L’affermazione Honda poteva essere ancora più completa se il turco Kenan Sofuoglu, in difficoltà fin da venerdi, non fosse scivolatoal tornantino dopo dodici giri.
Si è rivista nei quartieri alti la Ducati grazie al sesto posto di Joshua Brookes, 21enne australiano che nel 2004 dominò questa gara balzando al centro dell’attenzione generale. Ma allora aveva la Honda ufficiale e fare il fenomeno era più facile: con la 749R invece è arrivato con 21 secondi di distacco.


Agli italiani sono rimaste le briciole. Massimo Roccoli, 21 anni, ha chiuso al decimo posto, piazzamento niente male considerando che era la sua prima volta a Phillip Island. Zona punti anche per Mauro Sanchini (sesto tempo venerdi) e Gianluca Vizziello. Australia da dimenticare invece per Gianluca Nannelli tornato ai box schiumando rabbia dopo appena cinque giri: la sua R6 era inguidabile.

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