Tra i motociclisti, la scelta di questo o quel modello è spesso determinata dalle prestazioni assolute che sono in grado di offrire, potenza e velocità massima su tutte. Se sbaragliare la concorrenza è il vostro obiettivo allora non c'è dubbio, dovete entrare in una concessionaria Suzuki e puntare dritto verso le due moto più esagerate in commercio, la Hayabusa e la B-King. La prima è l'evoluzione della famosa carenata che fin dal suo esordio (1996) definì i limiti prestazionali per le due ruote: i tecnici di Hamamatsu hanno provveduto ad affinare l'aerodinamica con mirati interventi alle sovrastrutture e soprattutto ad apportare diverse modifiche al propulsore a quattro cilindri in linea, oggi arrivato a ben 1340 cc e 197,2 CV di potenza massima dichiarata. La B-King è l'altra faccia della medaglia, una moto che rinuncia all'indole Sport Touring in virtù del fascino delle naked, categoria oggi tanto in voga. È arrivata alla produzione di serie dopo una lunga gestazione seguita alla presentazione nel 2004. Grazie al propulsore dell'Hayabusa, rivisto per una maggiore fruibilità (183 i CV dichiarati), la B-King si presenta come la maxi naked più esuberante del mercato, grazie a prestazioni in grado di ridicolizzare ogni avversaria. Insomma, per entrambe il comune denominatore sono le prestazioni esagerate e dirompenti, in grado di regalare fiotti di adrenalina a chi ha la fortuna di guidarle. Ma le due Suzuki - oltre che vamp da sfilata - sanno essere anche piacevoli da guidare, adatte insomma ad una molteplicità di utilizzi.

Un cuore infinito

Dotate entrambe di un'erogazione da riferimento, col motore sempre pronto ad elargire una coppia mostruosa a qualsiasi regime e con ogni rapporto inserito, si differenziano solo per una maggiore verve agli alti regimi della Hayabusa, che può contare su circa 500 giri in più di allungo. Un'inezia comunque, visto che è sufficiente inserire la sesta marcia, far trottare il motore ai regimi più bassi e successivamente spalancare con decisione per scatenare con entrambe un uragano di CV: al salire vertiginoso e inarrestabile del contagiri e del tachimetro (a lancetta sulla carenata, ben più impressionante dell'LCD digitale della B-King) corrisponde una spinta dirompente, lineare e priva di flessioni o picchi, ma tanto veemente da proiettare in un attimo verso velocità record. Le immagini che scorrono ai lati della strada si fanno indefinite e il corpo si irrigidisce per mantenere la presa sui manubri ed evitare il rischio di volare via come una foglia in una tempesta. In tema di prestazioni è però doveroso rimarcare l'ottimo lavoro svolto dai tecnici Suzuki che sono stati in grado di imbrigliare la cavalleria con ciclistiche rocciose e ottimamente dimensionate, tali da garantire sempre un elevato standard di sicurezza e rigore. Basti pensare che - complice il peso non certo trascurabile e la centralina che «taglia» CV nelle marce più corte - anche con così tanti CV risulta rara l'impennata di potenza. Da riferimento anche gli impianti frenanti, potenti e modulabili in ogni condizione di utilizzo. Raccontata così, la rabbiosa spinta dei propulsori potrebbe far pensare a due moto difficili da usare, impegnative e faticose: nulla di più sbagliato.

Difficili? Tutt'altro...

Nonostante la potenza impressionante e i pesi elevati entrambe le Suzuki hanno mostrato un comportamento dinamico appagante e sincero nella guida più tranquilla, quasi amichevole se ci passate l'aggettivo che pare inadeguato per due maxi di questo tipo. La possibilità di intervenire sulla mappatura del motore (3 opzioni per la Hayabusa e 2 per la B-King) oltre a fornire un aiuto nelle situazioni di scarso grip (pensiamo all'asfalto bagnato) agevola chi necessita un affiatamento più lungo. Selezionando le mappe «soft», infatti, che diminuiscono drasticamente i CV, le moto sono a prova di neopatentato. La Hayabusa si lascia condurre con estrema disinvoltura, facendo ben presto dimenticare il peso e le dimensioni. Solo alle basse velocità l'impostazione sportiva dei semimanubri limita il feeling nei passaggi più stretti, ma non appena ci si divincola dalla morsa del traffico la maxi Suzuki diventa divertente e confortevole. Solida e stabile sul veloce richiede una guida morbida e fluida, che diventa appagante nei tratti (meglio se veloci) affrontati con piglio sportivo, questo nonostante le pedane tocchino terra abbastanza presto. Ma è un limite che si evidenzia soprattutto nella guida in pista. La B-King, nonostante le dimensioni extralarge delle sue sovrastrutture, stupisce per l'immediatezza con la quale si lascia condurre, mostrando una inaspettata propensione anche per la circolazione nel traffico cittadino. Dotata di un ottimo raggio di sterzo la maxi naked si muove con disinvoltura in ogni spazio, richiedendo un impegno davvero limitato. Anche nella guida sportiva la B-King si destreggia con semplicità, seppure coi limiti derivanti dal peso e dalla taratura delle sospensioni (soprattutto la forcella) piuttosto soft.