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Yamaha Ténéré 700 World Raid: fino alla fine del mondo
Non solo fascino estetico: la Yamaha Ténéré 700 World Raid è una moto più completa e più matura, che migliora sensibilmente alcune zone grigie della Ténéré base. Se cercate l’avventura vera su tutti i terreni, può fare per voi
Yamaha Ténéré 700 World Raid
C’erano una volta le moto che vincevano la Parigi-Dakar. Grosse, pesanti, veloci, anzi velocissime: bicilindrici da duecento orari sulla sabbia. Che con le enduro stradali dell’epoca c’entravano come i cavoli a merenda; eppure, facevano sognare: bastava un giro in collina per sentirsi un po’ Neveu, Orioli, Peterhansel. Perché sapevi che un ferro nelle sembianze simile al tuo – fosse Honda, Cagiva o Yamaha – aveva tagliato per primo il traguardo del lago rosa.
Oggi le moto che vincono alla Dakar restano alla Dakar. Sono 450 derivate dalle Cross, che con le enduro stradali di oggi c’entrano ancora meno di prima. Però c’è un però. La moto che poche settimane fa ha trionfato al Tunisia Desert Challenge con il nostro Alessandro Botturi. Una gara vera, tra le dune. Quella moto ora è tra noi, per davvero. E porta un nome che conosciamo bene, ma con una variante inedita.
Yamaha Ténéré 700 World Raid: tutto un programma. Un nome che profuma più di prima d’avventura, di deserto, di lunghe percorrenze, di polvere e benzina. La Ténéré World Raid vuole ampliare il raggio d’azione di una moto già apprezzatissima. Vuole spingersi oltre, a eliminare anche quel capello fuori posto di una Ténéré 700 che è già un mezzo eccezionale. E appena nata, è già vincente.
Yamaha Ténéré 700 World Raid, come cambia?
Il look è sempre lui, restano i bellissimi quattro led frontali circondati da quel plexi che fa tanto moto da rally. Anche il cuore è il medesimo, il bicilindrico parallelo CP2 da 689 cm³ e 74 cavalli. Questa World Raid si differenzia dalla Ténéré standard essenzialmente per due elementi. Il primo è il grosso doppio serbatoio in plastica, la cui capacità passa da 16 a 23 litri per un’autonomia dichiarata di circa 500 km. Spettacolare il doppio tappo per il rifornimento, che richiama le vecchie bicilindriche delle Dakar anni ’80 e ’90. In effetti si tratta proprio di due serbatoi separati, da riempire separatamente: ma questa soluzione presenta tanti vantaggi, dal limitato trasferimento di carico (la benzina è suddivisa in due volumi più piccoli, e il suo movimento a destra e sinistra durante la guida è ridotto) al fatto che in caso di caduta e rottura su un lato, rimane sempre l’altro per portarci a casa. Per limitare l’incidenza del maggior peso a serbatoi pieni (220 kg dichiarati), questi si sviluppano verso il basso, in modo da mantenere il baricentro il più vicino possibile a quello della normale Ténéré. Basti pensare che il punto più alto del nuovo serbatoione è più basso rispetto all’equivalente della Ténéré 700. Questo comporta anche un minore “dislivello” tra piano sella e serbatoio, a tutto vantaggio degli spostamenti durante la guida fuoristrada.
L’altra importante novità sono le sospensioni. Sia all’anteriore che al posteriore, la Ténéré guadagna 20 mm di escursione. La forcella è una KYB da 43 mm a tripla regolazione con 230 mm di corsa, il mono sempre KYB al posteriore offre 220 mm. Maggiore escursione significa anche maggiore altezza sella: siamo a 890 mm (+15 mm rispetto alla standard), e luce a terra più ampia con 250 mm (+10).
Altri dettagli importanti sono il parabrezza più alto e largo, il bel paracoppa in alluminio più avvolgente e l’ammortizzatore di sterzo Öhlins regolabile. La spartana strumentazione LCD diventa un moderno strumento TFT, collegabile al cellulare tramite app. È nuovo anche il sistema di controllo dell’ABS; sulla Ténéré 700 è presente solo un tasto sul cruscotto, qui ci sono tre modalità selezionabili da manubrio: attivo, attivo solo all’anteriore, disattivo. Decisamente più pratico. Ma com’è davvero e come va questa Tenerona? Siamo volati in Spagna per scoprirlo.