Anteprime
A Laguna Seca con la Ducati Panigale V4S 25° Anniversario 916
Laguna Seca, il Cavatappi, una Ducati Panigale V4S in versione speciale, Carl Fogarty… tutti gli ingredienti di una giornata incredibile miscelati in dose perfetta per un gusto unico e emozioni infinite
Il cielo, terso, sconfinato, come solo quello della California sa essere. Vedo solo quello, accucciato dietro al cupolino della Panigale V4S 25 Anniversario. Poi la striscia di asfalto punta verso sinistra e immediatamente a destra, arrotolandosi su sé stessa. Il cuore arriva in gola: è il cavatappi di Laguna Seca, signori, e lo sto percorrendo a bordo dell’esemplare numero zero di questa “Limited Edition”. È tutto vero, mi ripeto nel casco. Sì, Fede, è proprio questa moto, la stessa con cui Carl Fogarty ha completato il suo giro pochi minuti fa.
Il sogno si avvera
Carl Fogarty. La felpa nera con la sua foto in azione l’ho indossata per un anno intero. Avevo 12 anni e la sfoggiavo facendo il cretino con la bicicletta. E oggi… Oggi sono qui. La Ducati Panigale V4S 25 Anniversario 916 ha il numero uno sulla carenatura, quel numero uno, la targhetta commemorativa sulla piastra di sterzo, i cerchi Marchesini in magnesio, la frizione a secco, il telaio della “R” e un’elettronica aggiornata, che si fa forte del Ducati Quick Shift Evo2 e del Traction Control EVO2. Insomma, il non-plus-ultra della tecnologia di Borgo Panigale che si accompagna ad una meccanica sopraffina. Bene. Vi dico la verità, avrebbe potuto anche avere i pedali, mi sarebbe bastato.
I segreti di Laguna Seca
Ci penso su. No, non è vero. Scatenare la cavalleria del motore Ducati V4 è la ciliegina sulla torta. Il cavatappi, vi dicevo. Beh, sfatiamo un mito: fra i cordoli del circuito californiano, le emozioni più grandi non si vivono lanciandosi giù dal “Corkscrew”, come lo chiamano qui, ma alla prima curva.
Il rettilineo del box è in leggera salita e, ancora una volta, si vede solo il cielo; 966 metri che passano in un istante, divorati dal colpo secco di tre cambi marcia. Si esce dall’ultima curva, in seconda, poi tutto gas. Terza, quarta, quinta. L’avantreno della Panigale punta il cielo, un istante, poi i controlli portano nuovamente la ruota anteriore a terra. Un leggero sbacchettamento al manubrio, i battiti cardiaci impazzano. Poi lo scollinamento. Il cuore si ferma un istante, ancora, come sulle montagne russe. Un respiro - aria per favore - ed è il momento di attaccarsi ai freni.
Con la Ducati Panigale V4S 25 Anniversario fra i cordoli di Laguna
Che freni. L’impianto della bolognese non fa scherzi e in un istante sono già ad una velocità sicura per buttare la moto dentro la curva, a sinistra. La Panigale V4S 25 Anniversario scende in piega sicura e veloce -merito anche dei cerchi in magnesio - e prende la corda in men che non si dica. Che ciclistica, signori.
Guardo avanti: è il momento di riaprire il gas e il V4, in uscita, ha una veemenza che strappa le braccia. Anche in questo caso, entra in gioco l’elettronica settata in modalità Race: il posteriore pattina appena, senza perdere il contatto con l’asfalto. Rido, nel casco. Rido e sento la gola arsa. L’emozione mi ha prosciugato ma non voglio fermarmi. Non ancora, non adesso.
Il circuito di Laguna Seca è un toboga che non lascia spazio ad altro pensiero che non sia quello di guidare, di seguire le traiettorie, di capire dove si può frenare e accelerare. E non è cosa facile. I riferimenti sono quasi inesistenti, ci si affida ad una sensazione ad un qualcosa visto passare molto velocemente: la posizione di un cartellone pubblicitario, il ponticello… Tutto ciò che la testa riesce ad immagazzinare nel turbinio di emozioni che si susseguono senza tregua.
Fogarty non è più il pilota rude di un tempo. Il suo sguardo, spiritato è, sì, rimasto immutato, ma ora Carl ride e scherza con tutti e non si fa pregare per una foto, una battuta, una stretta di mano. Il suo giro sul circuito è stato un regalo per tutti gli appassionati. Ero con lui sulla griglia di partenza. Sugli spalti e nel paddock, migliaia di persone. Un applauso infinito, poi un silenzio quasi mistico non appena la visiera del suo casco si è abbassata. “Sono davvero emozionato”, ha detto. Il vagito del V4 ha rotto l’atmosfera.
Io sono rimasto impietrito, come di fronte ad un sogno che inaspettatamente si realizza. Con me, quel ragazzino di 12 anni che faceva il cretino con la bicicletta e la felpa nera con una grande moto rossa davanti. Sempre io.
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