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Harley-Davidson Sportster 1200
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La famiglia delle Sportster si arricchisce di due nuovi modelli, l’inedita Iron 1200 e la Forty-Eight special. Entrambe si ispirano agli Anni 70, con i serbatoi colorati e i manubri rialzati
Sul display digitale ricavato nel singolo strumento circolare della nuova Iron 1200 spicca un numero che la dice lunga sul carattere del bicilindrico di Milwaukee: 2.600 giri, che poi corrispondono a circa 100 km/h. Stiamo guidando rilassati su una strada tutta curve che costeggia un mare che più cristallino non si può. Tra le gambe stringiamo un serbatoio a goccia minimalista (da 12,5 lt) perfettamente verniciato di un bianco cangiante, su cui spicca una grafica a strisce blu di varie tonalità. Mancherebbero solo i surfisti lungo la spiaggia e saremmo perfettamente integrati nel mood della west coast americana degli Anni 70. E invece siamo in Croazia, nei dintorni di Spalato, per il test delle Sporster Iron 1200 e Forty-Eight Special.
Famiglia leggendaria, quella delle Sportster, moto nate come porta d’ingresso al mondo Harley-Davidson. La loro storia prende il via nel 1957, e negli anni sono state il foglio bianco sul quale realizzare poi una serie di moto che hanno spaziato (e lo fanno tutt’ora) dal filone bobber alle chopper, senza snobbare il mondo delle cafe racer, quello delle scrambler e quello delle flat track.
Famiglia leggendaria, quella delle Sportster, moto nate come porta d’ingresso al mondo Harley-Davidson. La loro storia prende il via nel 1957, e negli anni sono state il foglio bianco sul quale realizzare poi una serie di moto che hanno spaziato (e lo fanno tutt’ora) dal filone bobber alle chopper, senza snobbare il mondo delle cafe racer, quello delle scrambler e quello delle flat track.
Arriva la sorella maggiore
Partiamo con la Iron 1200, modello del tutto inedito, che va ad affiancarsi alla già esistente Iron 883. La sua principale novità è il motore, con il twin ad aria da 1.202 cc che porta con sé il 36% di coppia in più rispetto alla sorella più piccola, a tutto vantaggio di una guida più facile, dove basta richiamare il comando del gas a qualsiasi regime per ottenere una pronta risposta, utile per districarsi nel traffico o effettuare un rapido sorpasso. A caratterizzarla c’è poi il manubrio Mini-Ape, che le dona un’immagine un po’ chopper. L’intero gruppo trasmissione è verniciato in nero, fatti salvi i tubi copri-aste e i coperchi delle punterie che spiccano per le loro brillanti cromature in contrasto. La sella, rigorosamente monoposto, è bassa e costringe chi guida ad una posizione obbligata, dando però un discreto sostegno nelle accelerazioni più forti.La “48“ si veste da chopper
Per quanto riguarda la Forty-Eight Special, questa si riconosce per il manubrio alto versione Tallboy, le teste del motore in nero che contrastano con i carter frizione e cambio cromati, l’inedita colorazione del serbatoio “Peanut” da 8 litri di carburante, bellissimo da vedere e così piccolo da essere perfetto per enfatizzare il motore ma allo stesso tempo decisamente poco pratico per la capienza ridotta. La ciclistica è la stessa della versione standard, così come il gommone anteriore da 130 mm montato su cerchio da 16”.La prova
Dal punto di vista dinamico le due moto si somigliano parecchio, entrambe facili e intuitive. A differenziarle sono la posizione in sella e la dimensione delle ruote anteriori. Il manubrio Mini-Ape della Iron 1200 regala una buona sensibilità sulla ruota anteriore (qui con diametro da 19”), permettendo di scendere in piega in maniera progressiva e di mantenere la traiettoria impostata in maniera fedele. La luce a terra è abbastanza ridotta: con angoli di piega che non superano i 28° sul lato sinistro si tocca presto terra con le pedane. Nonostante questo la Iron 1200 si presta a una guida allegra, sfruttando la spinta ai medi regimi più che tirando il collo al motore, anche se la risposta delle sospensioni risulta sempre un po’ secca soprattutto sulle piccole asperità. Il twin dà il meglio di sé mettendo una marcia dopo l’altra per sfruttare a fondo la coppia disponibile già ai medi regimi. Non bisogna insistere con il gas per evitare di entrare in quella zona in cui il motore inizia a vibrare in modo fastidioso, alla ricerca di CV che non ci sono. Meglio restare tra i 2.500 e i 4.000 giri per godersi le cosiddette “good vibration”, marchio di fabbrica di ogni Harley-Davidson. Il cambio a 5 rapporti è correttamente spaziato e coadiuvato da una frizione non proprio morbidissima da azionare. Adeguata alle prestazioni la risposta dei freni, con l’ABS correttamente tarato che fa sentire poco la propria presenza. La Forty-Eight Special, forte della coppia di ruote da 16”, è più svelta e reattiva ai comandi del pilota. Anche nei cambi di direzione risulta leggermente più facile e offre maggiore confidenza in ingresso di curva, grazie al maggiore appoggio garantito dal pneumatico anteriore da 130 mm. Dimensione, questa del pneumatico, che di contro porta all’innesco di qualche leggero ondeggiamento quando si decide di alzare il ritmo di guida. Le pedane molto avanzate aiutano poco nella dinamica e sono davvero comode solo al trotto quando ci si gode il panorama. Affascinanti, curate nelle finiture e con una verniciatura esente da critiche, la Iron 1200 e la Forty-Eight Special si confermano mezzi perfette per chi ama le moto dal look essenziale e per chi vuole entrare a far parte del mondo Harley-Davidson, perché sono facili e poco impegnative da guidare anche per i neofiti.Prezzi
Tre le colorazioni disponibili per entrambe le versioni, Vivid Black, Twisted Cherry e Biliard White, con i prezzi, chiavi in mano, che variano a seconda della cromia scelta: la Iron 1200 nera costo 11.750 euro mentre la Forty-Eight Special 12.950 euro; le versioni grafiche costano invece rispettivamente 11.950 euro e 13.150 euro.Gallery