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Ducati Monster 797: giochi da grandi
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La Monster 797 è la entry level della famiglia delle nude sportive Ducati. Provata in Francia, mantiene il raffreddamento ad aria e quel carattere deciso tipico dei prodotti di Borgo Panigale. I prezzi? 8.950 euro f.c. per la rossa, 100 euro in più per la nera e la bianca. E c'è anche la versione Plus con cupolino e codino di serie (9.350 euro f.c.)
Con l'avvento della Scrambler, sembrava proprio che per la Monster fosse rimasta solo la strada del raffreddamento a liquido, soluzione tecnica più adatta alla filosofia sportiva propria della Ducati e della stessa famiglia Monster. E invece, quasi a sorpresa, la casa di Borgo Panigale presenta la 797, la Monster entry level spinta da un twin raffreddato ad aria a 2 valvole per cilindro. Insomma, si torna al classico.
Più di tutte le altre versioni, la 797 è quella che i nostalgici potrebbero definire la vera Monster, la più vicina all’originale del lontano 1993, sia nel cuore sia nel design. Come le prime 900, le linee del serbatoio (da 16,5 lt) sono più squadrate e gli svasi che ospitano le gambe sembrano disegnare dorsali ipertrofici, che fanno il paio con la coda stretta e dinamica.
Il telaio a traliccio ha un disegno più complesso e al posto del semplice forcellone in acciaio squadrato, ora fa bella mostra un componente in alluminio tutto muscoli che va ad ancorarsi direttamente sul motore. Questo, ovviamente, è un due cilindri rigorosamente a L, da 803 cc, omologato Euro4, con iniezione elettronica e corpo farfallato da 50 mm, capace di 75 CV a 8.250 giri e 68,9 Nm a 5.750 giri. Numeri che non fanno girare la testa ma giusti per la Monster 797, che la piazzano nella fascia delle moto facili, in grado di andare incontro alle esigenze di una vasta gamma di motociclisti, dal neofita a quello più smaliziato. Certo, di Monster ne esistono anche di molto più potenti, ma il segreto di quello che prevediamo un grande successo di vendita, sta proprio nelle prestazioni umane, a portata di tutti, abbinato a un equilibrio dinamico di tutto rispetto. Qualità, tra l'altro, che è sempre stata della piccola Monster e che da sempre la rende più di una semplice entry level.
Il concetto di moto "vera" viene confermato ed enfatizzato da una ciclistica sportiveggiante e solida: il nuovo telaio a traliccio in tubi di acciaio gode di quote ciclistiche svelte (inclinazione del cannotto di sterzo di 24°, avancorsa di 90 mm, interasse di 1.435 mm) ed è abbinato ad una forcella a steli rovesciati da 43 mm non regolabile e a un ammortizzatore privo di leveraggi (è direttamente collegato al telaio e al forcellone) ma che offre la possibilità di modificare il precarico molla e l'idraulica in estensione. L'impianto frenante fa affidamento su una coppia di dischi da 320 mm abbinati a pinze ad attacco radiale all'anteriore e un disco da 245 mm al posteriore. Il tutto per un peso di 182 kg senza benzina.
Sempre sportiva ma votata a una maggiore vivibilità rispetto alle sorelle raffreddate a liquido l'ergonomia di seduta: la sella, alta 805 mm da terra, è abbinata a pedane piuttosto basse e centrate, il che regala una più che discreta vivibilità nell'uso quotidiano, senza diventare scomoda per i piloti over 180 cm.
Comodità di seduta che si apprezza una volta in sella: per la prima volta su di una Monster le gambe non assumono posizioni affaticanti, ma rimangono piacevolmente rilassate, comunque “attive” per la guida allegra. E che allegria! Se ci fosse un video a testimoniare il test dinamico, rimarreste stupefatti per quanto la Monster 797 sia tutto fuorché una mera entry level. O almeno non come la intendono i concorrenti giapponesi... Questa è una vera Ducati: il traliccio è bello rigido: la rapidità in inserimento di curva è una delle armi più affilate di questa moto. Addirittura sulle prime risulta fin troppo svelta: sia chiaro, non è nervosa, ma richiede qualche km di apprendistato. Nemmeno poi così tanti, grazie al buon lavoro svolto dai tecnici bolognesi che hanno regalato alla 797 un equilibrio dinamico azzeccato, nonostante richieda una guida di corpo quando il ritmo si fa incalzante.
La forcella - visto il prezzo poteva anche essere regolabile… - per i più sportivi può risultare un po' morbida (soprattutto nella prima fase di discesa, anche se poi non va mai a "pacco") ma nel complesso regala una buona precisione di guida grazie alla sua più che discreta scorrevolezza e capacità di assorbire le imperfezioni dell'asfalto. Tutto ciò, per il comfort è solo un bene, così come la quasi assenza di vibrazioni, se non sulle pedane tra i 4.000 e i 6.000 giri. Meno gentile è invece il mono, che risponde in modo brusco sulle asperità più pronunciate: è lo scotto da pagare per avere in compenso tanto sostegno e tanta trazione in uscita di curva quando si spalanca il gas. Queste qualità, tra l'altro, fanno in modo che non si senta la necessità di avere alcun tipo di controllo elettronico, se non l'obbligatorio ABS, tarato per consentire al pilota staccate decise senza che intervenga in modo sensibile.
Vista la potenza contenuta, i più maliziosi troveranno qualcosa da ridire… eppure la Monster 797 stupisce. Sì perché il twin ad aria si dimostra ancora una volta la soluzione azzeccata per la più piccola della famiglia. Dimenticate le pistonate esagerate ai bassissimi regimi che caratterizzavano le precedenti versioni; il bicilindrico si ribella giusto un pochino solo in sesta marcia sotto i 2.000 giri. Al di là di questo limite, invece, mette sul piatto sempre un'erogazione fluida, progressiva e priva di incertezze fino al limitatore posto intorno agli 8.500 giri. Un range di utilizzo sufficientemente ampio per divertirsi su qualsiasi percorso, da quelli lenti a quelli medio veloci, dove si può dare sfogo a tutti i 75 CV e sfruttare stabilità, trazione e appoggio a terra offerto dalle Pirelli Diablo Rosso II di primo equipaggiamento.
Rispetto al passato, sulla Monster 797 ha fatto un salto in avanti anche il gruppo trasmissione, dove oltre alla frizione APTC (che significa una leva al manubrio morbida da azionare) ci è piaciuto tanto il cambio, con i rapporti ben spaziati (le prime due marce belle corte) e con un comando preciso, rapido e più morbido del solito.
Ineccepibile la frenata: la coppia di dischi all'anteriore svolge il loro lavoro in modo egregio, offrendo tanta potenza in pochi millimetri di azione sul comando, senza mai perdere prontezza e modulabilità anche nell’uso sportivo. Meno potente quello posteriore, in perfetto stile Ducati.
Più di tutte le altre versioni, la 797 è quella che i nostalgici potrebbero definire la vera Monster, la più vicina all’originale del lontano 1993, sia nel cuore sia nel design. Come le prime 900, le linee del serbatoio (da 16,5 lt) sono più squadrate e gli svasi che ospitano le gambe sembrano disegnare dorsali ipertrofici, che fanno il paio con la coda stretta e dinamica.
Il telaio a traliccio ha un disegno più complesso e al posto del semplice forcellone in acciaio squadrato, ora fa bella mostra un componente in alluminio tutto muscoli che va ad ancorarsi direttamente sul motore. Questo, ovviamente, è un due cilindri rigorosamente a L, da 803 cc, omologato Euro4, con iniezione elettronica e corpo farfallato da 50 mm, capace di 75 CV a 8.250 giri e 68,9 Nm a 5.750 giri. Numeri che non fanno girare la testa ma giusti per la Monster 797, che la piazzano nella fascia delle moto facili, in grado di andare incontro alle esigenze di una vasta gamma di motociclisti, dal neofita a quello più smaliziato. Certo, di Monster ne esistono anche di molto più potenti, ma il segreto di quello che prevediamo un grande successo di vendita, sta proprio nelle prestazioni umane, a portata di tutti, abbinato a un equilibrio dinamico di tutto rispetto. Qualità, tra l'altro, che è sempre stata della piccola Monster e che da sempre la rende più di una semplice entry level.
Il concetto di moto "vera" viene confermato ed enfatizzato da una ciclistica sportiveggiante e solida: il nuovo telaio a traliccio in tubi di acciaio gode di quote ciclistiche svelte (inclinazione del cannotto di sterzo di 24°, avancorsa di 90 mm, interasse di 1.435 mm) ed è abbinato ad una forcella a steli rovesciati da 43 mm non regolabile e a un ammortizzatore privo di leveraggi (è direttamente collegato al telaio e al forcellone) ma che offre la possibilità di modificare il precarico molla e l'idraulica in estensione. L'impianto frenante fa affidamento su una coppia di dischi da 320 mm abbinati a pinze ad attacco radiale all'anteriore e un disco da 245 mm al posteriore. Il tutto per un peso di 182 kg senza benzina.
Sempre sportiva ma votata a una maggiore vivibilità rispetto alle sorelle raffreddate a liquido l'ergonomia di seduta: la sella, alta 805 mm da terra, è abbinata a pedane piuttosto basse e centrate, il che regala una più che discreta vivibilità nell'uso quotidiano, senza diventare scomoda per i piloti over 180 cm.
Comodità di seduta che si apprezza una volta in sella: per la prima volta su di una Monster le gambe non assumono posizioni affaticanti, ma rimangono piacevolmente rilassate, comunque “attive” per la guida allegra. E che allegria! Se ci fosse un video a testimoniare il test dinamico, rimarreste stupefatti per quanto la Monster 797 sia tutto fuorché una mera entry level. O almeno non come la intendono i concorrenti giapponesi... Questa è una vera Ducati: il traliccio è bello rigido: la rapidità in inserimento di curva è una delle armi più affilate di questa moto. Addirittura sulle prime risulta fin troppo svelta: sia chiaro, non è nervosa, ma richiede qualche km di apprendistato. Nemmeno poi così tanti, grazie al buon lavoro svolto dai tecnici bolognesi che hanno regalato alla 797 un equilibrio dinamico azzeccato, nonostante richieda una guida di corpo quando il ritmo si fa incalzante.
La forcella - visto il prezzo poteva anche essere regolabile… - per i più sportivi può risultare un po' morbida (soprattutto nella prima fase di discesa, anche se poi non va mai a "pacco") ma nel complesso regala una buona precisione di guida grazie alla sua più che discreta scorrevolezza e capacità di assorbire le imperfezioni dell'asfalto. Tutto ciò, per il comfort è solo un bene, così come la quasi assenza di vibrazioni, se non sulle pedane tra i 4.000 e i 6.000 giri. Meno gentile è invece il mono, che risponde in modo brusco sulle asperità più pronunciate: è lo scotto da pagare per avere in compenso tanto sostegno e tanta trazione in uscita di curva quando si spalanca il gas. Queste qualità, tra l'altro, fanno in modo che non si senta la necessità di avere alcun tipo di controllo elettronico, se non l'obbligatorio ABS, tarato per consentire al pilota staccate decise senza che intervenga in modo sensibile.
Vista la potenza contenuta, i più maliziosi troveranno qualcosa da ridire… eppure la Monster 797 stupisce. Sì perché il twin ad aria si dimostra ancora una volta la soluzione azzeccata per la più piccola della famiglia. Dimenticate le pistonate esagerate ai bassissimi regimi che caratterizzavano le precedenti versioni; il bicilindrico si ribella giusto un pochino solo in sesta marcia sotto i 2.000 giri. Al di là di questo limite, invece, mette sul piatto sempre un'erogazione fluida, progressiva e priva di incertezze fino al limitatore posto intorno agli 8.500 giri. Un range di utilizzo sufficientemente ampio per divertirsi su qualsiasi percorso, da quelli lenti a quelli medio veloci, dove si può dare sfogo a tutti i 75 CV e sfruttare stabilità, trazione e appoggio a terra offerto dalle Pirelli Diablo Rosso II di primo equipaggiamento.
Rispetto al passato, sulla Monster 797 ha fatto un salto in avanti anche il gruppo trasmissione, dove oltre alla frizione APTC (che significa una leva al manubrio morbida da azionare) ci è piaciuto tanto il cambio, con i rapporti ben spaziati (le prime due marce belle corte) e con un comando preciso, rapido e più morbido del solito.
Ineccepibile la frenata: la coppia di dischi all'anteriore svolge il loro lavoro in modo egregio, offrendo tanta potenza in pochi millimetri di azione sul comando, senza mai perdere prontezza e modulabilità anche nell’uso sportivo. Meno potente quello posteriore, in perfetto stile Ducati.
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