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Yamaha MT-09: la prova
di Christian Cavaciuti
il 05/12/2016 in Anteprime
Rinnovata per il 2017, la Yamaha MT-09 è pronta per salire sul ring contro le più agguerrite rivali. Tra le nuove armi una serie di dettagli ispirati alla MT-10 e alla R1, l'omologazione Euro4 e un pacchetto elettronico che conta ora su tre mappe motore, l'ABS e un quickshift molto a punto. Il prezzo? 9.250 euro chiavi in mano
Yamaha MT-09: la prova
A volte non è questione di avere i muscoli, ma di valorizzarli. Magari strizzandoli in una maglietta più aderente. Questo è un po' quello che ha fatto la Yamaha MT-09, che a 3 anni dal lancio rinnova il suo sex appeal con una linea forse un po' meno originale, ma decisamente più armoniosa e intrigante, con il nuovo sguardo full led in stile MT-10 e il codino corto. Tenebrosa, compatta e aggressiva come un felino pronto a scattare in avanti, mantiene quasi invariate sia la base tecnica della versione 2013, che ha inaugurato il nuovo corso Yamaha, sia l'impostazione in sella, vagamente da motard.
Le novità non si limitano alle sovrastrutture (convogliatori, faro con strumentazione più bassa, codino corto con portatarga ancorato al forcellone, sella più alta e larga... ), ma comprendono anche una nuova forcella e il quickshifter, abbinato a una frizione antisaltellamento dotata anche di sistema che riduce lo sforzo per il disinnesto. Modifiche tecniche limitate, quindi, per la capostipite del "nuovo corso" Yamaha; ma non proprio marginali, ed estese a tutti i comparti.
A colpo d'occhio, anche per effetto delle nuove, pulitissime grafiche (tre varianti, concept "moto cage", nero integrale e blu intenso), questa moto si allontana dal filone motard per riavvicinarsi a quello delle naked, in particolare alla iconica MT-10; riconoscibile anche la linea stilistica inaugurata dall'ultima R1, con i fari piccoli e le superfici piatte sovrapposte. Non cambia però la posizione in sella, che privilegia una seduta avanzata anche per effetto del manubrio largo e del serbatoio difficile da stringere tra le gambe, a meno di avanzare molto.
In generale, comunque, la MT-09 non ha una posizione estrema: anzi, non ha nulla di estremo. Pur volendo rappresentare "il lato oscuro" del Giappone, resta infatti molto... giapponese nella versatilità permessa soprattutto dal motore, bello tanto per andare a spasso quanto per divertirsi tra le curve. La posizione non è scomoda e la protezione dall'aria è migliorata per effetto del gruppo faro avanzato e abbassato, studiato per deviare il flusso più in alto. Morbidi e precisi i comandi, compresi la nuova frizione e il cambio assistito elettricamente; leggera in assoluto la moto, con i suoi 193 kg in ordine di marcia.
La versatilità di cui parlavamo può crescere con il nutrito catalogo accessori originali - oltre 50, gestibili anche con la App "MyGarage" - che consentono di declinare la MT-09 in direzione più sportiva o più turistica a seconda delle proprie inclinazioni o esigenze. Lei ci mette tanta sostanza e un invidiabile equilibrio generale, ancora migliore grazie proprio alle novità della versione 2017. Questa è l'impressione che ci è rimasta al termine del test sulle movimentate strade che portano da Palma de Mallorca verso l'entroterra dell'isola, caratterizzate da fondi e quote altimetriche piuttosto variabili, con saliscendi che permettevano di apprezzare la spinta del motore, in grado in accelerazione di far galleggiare l'avantreno come fosse una vera supersportiva.
Supersportiva, però, la MT-09 non è, né vuole esserlo. Prova ne sia che dal suo motore è stato derivato di tutto, fuorché moto coi semimanubri. Il tricilindrico CP3 è infatti nato per esibire una schiena da culturista (grazie al frazionamento e alla fasatura) e una reattività da centometrista (in virtù di corpi farfallati cortissimi con iniettori collocati nella testa). Rispetto alla primissima MT-09 con ABS optional, la MY17 ha una dotazione elettronica completa: ABS e TCS (quest'ultimo su 2 livelli e disinseribile) sono diventati di serie, come pure il citato quickshifter e l'elettronica di gestione del motore multimappa, con le consuete opzioni "std", "A" (dalla risposta più pronta al comando del gas) e "B", con una manciata di cavalli in meno e feeling più dolce. Questa possibilità è sempre utile anche se il tre cilindri giapponese non sembra averne troppo bisogno: sa interpretare a meraviglia le richieste del pilota "tranquillo" e sa essere sempre civile. Ma al bisogno è pronto ai limiti dell'arroganza; nemmeno il Traction Control, che spesso ha anche l'effetto di ruscire a mitigare la propensione dell'avantreno a sollevarsi di gas nelle accelerazioni più vigorose, qui riesce a imbrigliare il tre cilindri...
La fluidità di marcia è notevole e la ricerca di vigore ai bassi e medi regimi ha sicuramente dato i frutti sperati: il CP3 non strappa mai e riprende con buona grinta anche se si sbaglia il rapporto. Quando si va a spasso, insomma, non manca nulla - e pure i consumi restano ampiamente sotto i livelli di guardia. L'abitabilità è buona per tutte le taglie, l'impostazione di guida resta piuttosto aggressiva e porta a lavorare di braccia, ma il comfort è buono anche se la sella alla lunga si rivela dura.
Dal punto di vista ciclistico, la MT-09 rimane una moto svelta: avere le masse ben concentrate vicino al baricentro consente di piegare e di voltare senza sforzo nonostante la generosa gommatura (Dunlop Sportmax Sportsmart II), che le regala peraltro un'ottima stabilità in piega.
Il motore permette di raggiungere in un amen velocità molto alte e anche se assumere la posizione raccolta non è un'operazione che la MT-09 aiuti a fare, l'effetto-vela del tronco del pilota non alleggerisce l'avantreno in modo fastidioso. Sulle strade maiorchine, la Yamaha si è sempre trovata a suo agio, con una ovvia preferenza per il misto veloce, dove l'elasticità del motore permette di trovare una grande scorrevolezza e dove i cambi di inclinazione avvengono in modo del tutto naturale: la MT-09 resta una moto che agguanta la traiettoria "col pensiero", perlomeno nella guida su strada.
Passando alle sospensioni, la nuova forcella rovesciata Kayaba ci è piaciuta; non è cortissima di escursione ma non affonda esageratamente in frenata, assicura un buon comfort sulle imperfezioni e si può regolare facilmente (uno stelo in compressione e uno in estensione). Bene anche il mono, sostenuto senza essere secco.
L'impianto frenante, immutato, conta su due dischi da 298 mm, non particolarmente potenti ma modulabili. La MT-09 conferma insomma le qualità che le hanno permesso di creare un nuovo filone, per Yamaha ma anche per il mercato in generale: quello delle naked di forte personalità e altrettanto apprezzabile rapporto qualità/prezzo. A questo proposito, il m.y. 2017 lievita di 350 euro (giustificati dalle dotazioni) restando comunque sotto la soglia dei 9.000 euro f.c. Difficile frenare i pruriti...
Le novità non si limitano alle sovrastrutture (convogliatori, faro con strumentazione più bassa, codino corto con portatarga ancorato al forcellone, sella più alta e larga... ), ma comprendono anche una nuova forcella e il quickshifter, abbinato a una frizione antisaltellamento dotata anche di sistema che riduce lo sforzo per il disinnesto. Modifiche tecniche limitate, quindi, per la capostipite del "nuovo corso" Yamaha; ma non proprio marginali, ed estese a tutti i comparti.
A colpo d'occhio, anche per effetto delle nuove, pulitissime grafiche (tre varianti, concept "moto cage", nero integrale e blu intenso), questa moto si allontana dal filone motard per riavvicinarsi a quello delle naked, in particolare alla iconica MT-10; riconoscibile anche la linea stilistica inaugurata dall'ultima R1, con i fari piccoli e le superfici piatte sovrapposte. Non cambia però la posizione in sella, che privilegia una seduta avanzata anche per effetto del manubrio largo e del serbatoio difficile da stringere tra le gambe, a meno di avanzare molto.
In generale, comunque, la MT-09 non ha una posizione estrema: anzi, non ha nulla di estremo. Pur volendo rappresentare "il lato oscuro" del Giappone, resta infatti molto... giapponese nella versatilità permessa soprattutto dal motore, bello tanto per andare a spasso quanto per divertirsi tra le curve. La posizione non è scomoda e la protezione dall'aria è migliorata per effetto del gruppo faro avanzato e abbassato, studiato per deviare il flusso più in alto. Morbidi e precisi i comandi, compresi la nuova frizione e il cambio assistito elettricamente; leggera in assoluto la moto, con i suoi 193 kg in ordine di marcia.
La versatilità di cui parlavamo può crescere con il nutrito catalogo accessori originali - oltre 50, gestibili anche con la App "MyGarage" - che consentono di declinare la MT-09 in direzione più sportiva o più turistica a seconda delle proprie inclinazioni o esigenze. Lei ci mette tanta sostanza e un invidiabile equilibrio generale, ancora migliore grazie proprio alle novità della versione 2017. Questa è l'impressione che ci è rimasta al termine del test sulle movimentate strade che portano da Palma de Mallorca verso l'entroterra dell'isola, caratterizzate da fondi e quote altimetriche piuttosto variabili, con saliscendi che permettevano di apprezzare la spinta del motore, in grado in accelerazione di far galleggiare l'avantreno come fosse una vera supersportiva.
Supersportiva, però, la MT-09 non è, né vuole esserlo. Prova ne sia che dal suo motore è stato derivato di tutto, fuorché moto coi semimanubri. Il tricilindrico CP3 è infatti nato per esibire una schiena da culturista (grazie al frazionamento e alla fasatura) e una reattività da centometrista (in virtù di corpi farfallati cortissimi con iniettori collocati nella testa). Rispetto alla primissima MT-09 con ABS optional, la MY17 ha una dotazione elettronica completa: ABS e TCS (quest'ultimo su 2 livelli e disinseribile) sono diventati di serie, come pure il citato quickshifter e l'elettronica di gestione del motore multimappa, con le consuete opzioni "std", "A" (dalla risposta più pronta al comando del gas) e "B", con una manciata di cavalli in meno e feeling più dolce. Questa possibilità è sempre utile anche se il tre cilindri giapponese non sembra averne troppo bisogno: sa interpretare a meraviglia le richieste del pilota "tranquillo" e sa essere sempre civile. Ma al bisogno è pronto ai limiti dell'arroganza; nemmeno il Traction Control, che spesso ha anche l'effetto di ruscire a mitigare la propensione dell'avantreno a sollevarsi di gas nelle accelerazioni più vigorose, qui riesce a imbrigliare il tre cilindri...
La fluidità di marcia è notevole e la ricerca di vigore ai bassi e medi regimi ha sicuramente dato i frutti sperati: il CP3 non strappa mai e riprende con buona grinta anche se si sbaglia il rapporto. Quando si va a spasso, insomma, non manca nulla - e pure i consumi restano ampiamente sotto i livelli di guardia. L'abitabilità è buona per tutte le taglie, l'impostazione di guida resta piuttosto aggressiva e porta a lavorare di braccia, ma il comfort è buono anche se la sella alla lunga si rivela dura.
Dal punto di vista ciclistico, la MT-09 rimane una moto svelta: avere le masse ben concentrate vicino al baricentro consente di piegare e di voltare senza sforzo nonostante la generosa gommatura (Dunlop Sportmax Sportsmart II), che le regala peraltro un'ottima stabilità in piega.
Il motore permette di raggiungere in un amen velocità molto alte e anche se assumere la posizione raccolta non è un'operazione che la MT-09 aiuti a fare, l'effetto-vela del tronco del pilota non alleggerisce l'avantreno in modo fastidioso. Sulle strade maiorchine, la Yamaha si è sempre trovata a suo agio, con una ovvia preferenza per il misto veloce, dove l'elasticità del motore permette di trovare una grande scorrevolezza e dove i cambi di inclinazione avvengono in modo del tutto naturale: la MT-09 resta una moto che agguanta la traiettoria "col pensiero", perlomeno nella guida su strada.
Passando alle sospensioni, la nuova forcella rovesciata Kayaba ci è piaciuta; non è cortissima di escursione ma non affonda esageratamente in frenata, assicura un buon comfort sulle imperfezioni e si può regolare facilmente (uno stelo in compressione e uno in estensione). Bene anche il mono, sostenuto senza essere secco.
L'impianto frenante, immutato, conta su due dischi da 298 mm, non particolarmente potenti ma modulabili. La MT-09 conferma insomma le qualità che le hanno permesso di creare un nuovo filone, per Yamaha ma anche per il mercato in generale: quello delle naked di forte personalità e altrettanto apprezzabile rapporto qualità/prezzo. A questo proposito, il m.y. 2017 lievita di 350 euro (giustificati dalle dotazioni) restando comunque sotto la soglia dei 9.000 euro f.c. Difficile frenare i pruriti...
Yamaha MT-09: la prova
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