Eicma 2015
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Husqvarna 701 Supermoto-Enduro: on the road, again
Husqvarna torna su strada con due modelli spinti dal potente monocilindrico KTM 690: la 701 Supermoto, una motardona per divorare curve di ogni tipo, e la 701 Enduro una dual sport per viaggi misti asfalto/off-road
Che sia una KTM 690 SMC con un nuovo vestito non è certo il segreto di Fatima: a livello di sovrastrutture tutto è stato messo in discussione e rivisto, come testimonia il grosso faro quadrato e la sella, che sulla 701 offre più confort rispetto alla 690 (è più larga) e ha una singolare serie di nervature per tutta la sua lunghezza.
Lo scarico è stato disegnato da zero. Inedito è anche il serbatoio da 13 litri autoportante, su cui si possono montare i supporti per le borse e il bauletto. La tecnica ricalca quella della cugina arancione, a partire dal collaudato monocilindrico da 690 cc, capace di 67 CV a 7.500 giri e 68 Nm a 6.000 giri. Identico alla 690 SMC R il telaio a traliccio in tubi di acciaio e le sospensioni WP, che comunque presentano tarature dedicate per la Husky. In totale, la motardona così configurata pesa 145 kg senza la benzina.
La 701 Supermoto è molto curata nei dettagli e nelle plastiche, e i registri delle sospensioni si raggiungono agilmente. Mi convincono anche la seduta, altina e confortevole (più che sulla sorella orange), e la posizione delle braccia, larghe e rilassate. Le gambe invece stanno strette attorno a una vita attillata. Una posizione di controllo. Protezione aerodinamica? Non pervenuta, a meno di non pescare dalla lista accessori il parabrezza rialzato. A bordo si trova un ambiente essenziale, forse troppo per gli standard odierni: la strumentazione è realmente minimal, con l'unico schermo rettangolare alto un paio di centimetri che riporta le informazioni principali. Il pulsante per escludere l'ABS (è il Bosch 9.1 MP, si può escludere totalmente o solo al posteriore) è di aspetto un po' cheap, in compenso ci sono leve sempre a portata di dito e di qualunque tipo di mano, morbide da azionare.
Il mono LC4 pulsa attraverso il manubrio a un minimo regolare. Ed è anche il primo protagonista della scena: oggi come oggi non esiste un altro monocilindrico così potente e al tempo stesso così fluido e regolare nell'erogazione. Al minimo è gentile, solo qualche strappo percepito, ma questo è quanto. Da poco meno di metà scala del contagiri e fino alla zona rossa (circa 8.000 giri) cominciano le danze, con la lancetta che accelera la sua scalata gradualmente e la spinta che si fa sempre più interessante. È un genere di erogazione che non ci si aspetterebbe da un motore con questo frazionamento, ma è un dato di fatto che l'LC4 adori frullare in alto.
La ciclistica invoglia a giocare dopo un metro. Non è svelta come una motard da gara (nonostante l'interasse simile: 1.480 mm) ma la rapidità con cui cambia direzione è disarmante per chiunque non sia abituato a questo genere di moto. Il mix di sospensioni a corsa lunga e idraulica morbida dona alla 701 Supermoto una guida concitata e intuitiva.
Fatta l'abitudine ai grandi spostamenti di carico si ha una guida molto efficace, difficile trovare rivali degne in un misto stretto di montagna. Ogni minimo movimento del corpo corrisponde a un input per la moto, che lo interpreta e si muove di conseguenza.
E questo è anche il suo limite: se chi guida è abituato al comfort, allora la Supermoto può risultare scomoda, con poca protezione e zero spazio di stiva. Guardando il bicchiere mezzo pieno, però, questa moto può anche essere la panacea di tutti i mali: dopo una giornata pesante, poco altro è in grado di farvi tornare a sorridere come una sgroppata in sella alla 701. Anche nel banale tragitto casa-ufficio.
Husqvarna 701 Enduro
Se la motard corre il rischio di essere a senso unico, la Enduro si avvicina al concetto di moto totale. La forcella è diversa e ha una taratura dedicata, la corsa è di 275 mm. Stesso discorso per il mono, con corsa aumentata a 275 mm. Naturalmente, cambiano le ruote: ci sono cerchi a raggi DID in alluminio neri che calzano gomme Continental TKC 80 (90/90-21 e 140/80-18). I freni si adattano: il disco anteriore diventa a margherita da 300 mm di diametro e lavorato da pinza assiale. La posizione di guida è pressoché identica, a cambiare è l'altezza da terra (notevole: 910 mm) e le gomme, tassellate per davvero. E in strada si fanno sentire: se prima le vibrazioni al manubrio provenivano unicamente dal motore (molto poche), ora sembra di avere per le mani un piccolo frullatore. Per un utilizzo prevalentemente stradale, meglio pensare a pneumatici intermedi.
In ogni caso, quando l'asfalto finisce, l'anima off-road di questa 701 è una manna dal cielo. Rispetto a una gazzella da gara i 50 kg in più si fanno sentire (anche perché sono per la maggior parte dietro, nel serbatoio), soprattutto quando si alza il ritmo. La derapata è meno leggiadra, tutto va calcolato con un po' di anticipo perché le inerzie sono maggiori, ma il concetto di moto è proprio quello. Si può avere fiducia nell'affondare l'avantreno anche nelle buche più ostili o nelle gobbe più pronunciate, difficile arrivare a pacco delle sospensioni. Molto più di una qualunque endurona moderna, tanto per intendersi.
Il motore non è rabbioso ai bassi regimi ma la coppia ben spalmata permette di uscire bene da ogni rampino, anche se sottocoppia. Ed è giusto ricordare che, in questo caso, i tagliandi non sono da farsi ogni 5 ore, come con una race replica, ma ogni 10.000 mila km.
Purtroppo le borse laterali e il cupolino maggiorato da dakariana ancora non erano disponibili al momento della prova, perché così equipaggiata la 701 Enduro può diventare un cliente scomodo per qualunque globetrotter o presunta tale.
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