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Attualità
L'America pensa a dazi sulle moto europee
di Riccardo Matesic
il 24/01/2017 in Attualità
Scontro commerciale fra Europa e Stati Uniti. L'UE ha vietato l'importazione di carne americana agli ormoni della crescita, e dagli USA pensano a dazi commerciali su una serie di prodotti, moto comprese. Già nel 2008 il mondo delle due ruote riuscì a stoppare un a proposta analoga
Gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di mettere dazi commerciali per i motoveicoli prodotti in Europa di cilindrata compresa fra i 51 e i 500 centimetri cubi.
Il neopresidente Donald Trump non c'entra nulla. Il provvedimento rientra piuttosto nella reazione che l'Ufficio per la Rappresentanza Commerciale degli Stati Uniti (UNTR) sta mettendo a punto a seguito della decisione UE di sospendere l'importazione di carne bovina statunitense (e dei suoi derivati) proveniente da animali allevati con sei particolari ormoni della crescita. La rappresaglia commerciale coinvolgerebbe un lungo elenco di prodotti, di varie tipologie.
Un provvedimento analogo era già stato proposto nel 2008, ma poi non se n'era fatto più nulla. Era successo che le organizzazioni motociclistiche avevano organizzato una manifestazione di protesta, e la USTR aveva ripiegato su sanzioni per altri prodotti alimentari.
Anche questa volta la protesta del mondo delle due ruote sta montando. E c'è una saldatura fra le associazioni statunitensi e quelle europee.
Oltreoceano il portavoce della protesta è Wayne Allard, vice presidente del settore relazioni con il Governo dell'AMA, l'Associazione dei Motociclisti Americani. “Non c'è nessuna connessione logica fra moto e buoi, è assurdo anche solo considerare una cosa del genere. Se il mercato motociclistico dovesse essere ostacolato da queste sanzioni commerciali ingiusticate, potrebbero chiudere delle concessionarie, e un numero incalcolabile di americani perderebbero il lavoro. Gli effetti negativi delle sanzioni proposte -conclude Allard- non colpirebbero esclusivamente l'industria della moto, ma anche il settore degli equipaggiamenti aftermarket, delle attrezzature ricreative, dello sport e così via”.
Dal nostro versante si fa sentire Antonio Perlot, Segretario Generale dell'ACEM, l'Associazione Europea dei Costruttori di Moto. “Includere i motocicli nella lista dei prodotti soggetti a superiore tassazione per l'importazione da parte degli Stati Uniti, avrebbe ovviamente un impatto negativo sui costruttori europei che producono veicoli fino a 500 centimetri cubi. Si tratterebbe di una misura che non colpirebbe negativamente solo la nostra industria, ma anche i consumatori americani; sia economicamente che nella possibilità di scelta. Il settore motociclistico non può essere trascinato in dispute che riguardano prodotti alimentari. L'ACEM sta seguendo la questione con particolare attenzione”.
Dolf Williger, segretario generale della FEMA, la Federazione Europea delle Associazioni Motociclistiche, sta preparando una lettera di protesta da spedire all'USTR. Anche lui sottolinea l'illogicità di una politica punitiva che danneggerebbe lavoratori e famiglie, sia in terra europea che americana. Ma, soprattutto, punta il dito su un aspetto sottovalutato dall'USTR: la probabile risposta europea, che andrebbe a colpire un simbolo degli Stati Uniti.
“Quello che temiamo di più è la prevedibile risposta dell'Unione Europea, che potrebbe varare analoghe contromisure sulle moto americane. Nel 2015 l'Harley Davidson ha venduto 37mila pezzi nel nostro Continente. Se ci fossero dei dazi europei, le sue vendite diminuirebbero, con un impatto negativo su molte realtà imprenditoriali; persone e famiglie che hanno la loro attività lavorativa collegata a questa casa di moto. Un conflitto di questo tipo andrebbe risolto con colloqui e negoziati, non iniziando una guerra commerciale a spese dei motociclisti e dei lavoratori dell'industria della moto”.
QUI il documento ufficiale reso disponibile dall'Office of United States Trade Representative (USTR)
Un provvedimento analogo era già stato proposto nel 2008, ma poi non se n'era fatto più nulla. Era successo che le organizzazioni motociclistiche avevano organizzato una manifestazione di protesta, e la USTR aveva ripiegato su sanzioni per altri prodotti alimentari.
Anche questa volta la protesta del mondo delle due ruote sta montando. E c'è una saldatura fra le associazioni statunitensi e quelle europee.
Oltreoceano il portavoce della protesta è Wayne Allard, vice presidente del settore relazioni con il Governo dell'AMA, l'Associazione dei Motociclisti Americani. “Non c'è nessuna connessione logica fra moto e buoi, è assurdo anche solo considerare una cosa del genere. Se il mercato motociclistico dovesse essere ostacolato da queste sanzioni commerciali ingiusticate, potrebbero chiudere delle concessionarie, e un numero incalcolabile di americani perderebbero il lavoro. Gli effetti negativi delle sanzioni proposte -conclude Allard- non colpirebbero esclusivamente l'industria della moto, ma anche il settore degli equipaggiamenti aftermarket, delle attrezzature ricreative, dello sport e così via”.
Dal nostro versante si fa sentire Antonio Perlot, Segretario Generale dell'ACEM, l'Associazione Europea dei Costruttori di Moto. “Includere i motocicli nella lista dei prodotti soggetti a superiore tassazione per l'importazione da parte degli Stati Uniti, avrebbe ovviamente un impatto negativo sui costruttori europei che producono veicoli fino a 500 centimetri cubi. Si tratterebbe di una misura che non colpirebbe negativamente solo la nostra industria, ma anche i consumatori americani; sia economicamente che nella possibilità di scelta. Il settore motociclistico non può essere trascinato in dispute che riguardano prodotti alimentari. L'ACEM sta seguendo la questione con particolare attenzione”.
Dolf Williger, segretario generale della FEMA, la Federazione Europea delle Associazioni Motociclistiche, sta preparando una lettera di protesta da spedire all'USTR. Anche lui sottolinea l'illogicità di una politica punitiva che danneggerebbe lavoratori e famiglie, sia in terra europea che americana. Ma, soprattutto, punta il dito su un aspetto sottovalutato dall'USTR: la probabile risposta europea, che andrebbe a colpire un simbolo degli Stati Uniti.
“Quello che temiamo di più è la prevedibile risposta dell'Unione Europea, che potrebbe varare analoghe contromisure sulle moto americane. Nel 2015 l'Harley Davidson ha venduto 37mila pezzi nel nostro Continente. Se ci fossero dei dazi europei, le sue vendite diminuirebbero, con un impatto negativo su molte realtà imprenditoriali; persone e famiglie che hanno la loro attività lavorativa collegata a questa casa di moto. Un conflitto di questo tipo andrebbe risolto con colloqui e negoziati, non iniziando una guerra commerciale a spese dei motociclisti e dei lavoratori dell'industria della moto”.
QUI il documento ufficiale reso disponibile dall'Office of United States Trade Representative (USTR)
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