KAWASAKI 2 TEMPI: il ritorno della miscela per il mondo offroad?

Un teaser che dice poco, ma abbastanza per ingolosire gli appassionati. È il messaggio di Kawasaki che annuncia, con un gradevolissimo vagito, la nascita di un nuovo motore a 2t. Non molte altre informazioni se non che, ascoltando con un po’ di attenzione quel canto, si può percepire che non si tratta di una cubatura piccola. Non un 125, tanto per intenderci. Né, sempre a ben ascoltare, un pluricilindrico.

Lasciamo allora il confortevole mondo della realtà e lasciamoci trasportare verso l’immaginifico universo del possibile. E torniamo un po’ indietro nel tempo, per rinfrescarci la memoria. Anno Domini 2008: finisce l’era della KX 250 2T. Rimangono le piccole 65,80 e 125 (non solo per la Kawasaki) ma il fuoristrada specialistico punta sul quattro tempi. Almeno nel paese del Sol Levante: Honda ha annunciato nel 2001 che abbandonerà la miscela, le altre Case progressivamente si allineano e le moto con lo scarico a espansione rimangono perlopiù affare dei Costruttori europei: KTM, Beta, TM, Sherco e pochi altri.

Troppo difficile accordare l’alimentazione a miscela e le sempre più restrittive norme antinquinamento, e troppo costoso seguire uno sviluppo che corre inesorabilmente più lento delle obbligazioni in termini emissivi. E poi le 4T funzionano bene, sono meno faticsoe da guidare e il loro gap prestazionale con le 2T si riduce rapidamente.

Intanto nessuno fuori dall’Europa continua a sviluppare il 2T (KTM e TM anche con l’iniezione) mentre i giapponesi, fin lì maestri, si fermano. Kawasaki e Suzuki pensionano i loro 250, mantengono per un po’ i 125 e le gamme minocross 65 e 85, importantissime per il vivaio (soprattutto in USA), mentre Yamaha è un po’ più restia e mantiene in gamma anche le YZ125 e YZ250, praticamente immutate fino al 2021 quando arriva la YZ125 con un motore nuovo, il primo 2T giapponese da oltre 20 anni.

Almeno fino a questo 27 gennaio 2025, quando sui profili social di Kawasaki appare la scritta: “we heard you”. Uso del past simple, azione finita e cosa fatta: “vi abbiamo ascoltato”; Chi? Che cosa? Il resto è raccontato dai messaggi che scorrono al suono di notifiche che sono vere e proprie dichiarazioni d’amore per il motore a 2T da parte di chi non ha mai dimenticato il brivido di una valvola (allo scarico!) che si apre, o del dindinnare di una meccanica che è un’esplosione di rabbia e purezza. Un fuoco d’artificio. E, risposta sottesa di Kawasaki: ci siamo. E inizia il concerto: BRAAAAAAAAPPPPPPP. Punto.

Null’altro suono, nessuna foto, nemmeno un dettaglio. Acquolina, ma amara, in bocca. Vorremmo saperne di più. Io, tu, tutti. Vorrei farvi una ulteriore confessione. Vorrei saperne moooolto di più. Infiltrarmi, anche solo per un giorno, in una riunione del top management della Kawasaki Heavy Industries. Assistere ad uno di quei briefing in cui si decidono e distribuiscono i budget. Vorrei vedere la faccia degli ingegneri che, dopo 17 anni, si sono sentiti rispondere “facciamo l’ibrido, avanti con l’elettrico ma riportate anche in vita il due tempi”. Vorrei vedere lo sguardo stupito dei colleghi alle prese con batterie e idrogeno. I sorrisi -sì, anche i loro- celati sotto un “惊讶” (jīngyà).