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Moto & Scooter

Top & Flop: i modelli di più grande successo e i passi falsi Yamaha

Carlo Pettinato
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Top & Flop: i modelli di più grande successo e i passi falsi Yamaha

Dalla leggendaria R1 al TMAX, dalla Niken alla Ténéré 700. La casa di Iwata ha sempre fatto dell’innovazione una delle migliori frecce al proprio arco; alcune volte con risultati eccellenti, altre ha raccolto un bottino molto magro

Nei suoi quasi 70 anni di storia, Yamaha si è spesso fatta prima portavoce dell’innovazione in campo motociclistico, e ha spesso aperto la strada con inedite soluzioni tecniche oppure con concetti innovativi di moto. A una Casa con questa filosofia può capitare piuttosto spesso di dar vita a modelli che diventano successi clamorosi e segnano intere epoche, ma anche di incappare in passi falsi clamorosi. D’altronde, chi non fa, non sbaglia. In effetti la storia del marchio di Iwata è costellata di motociclette notevoli... sia in un senso che nell’altro. Sceglierne solo tre per genere non è semplice, soprattutto se parliamo dei modelli più riusciti; ma abbiamo voluto dare una certa eterogeneità alla nostra selezione e quindi ecco la supersportiva madre di tutte le carenate 4 in linea moderne, un’endurona di successo strepitoso tuttora in corso, e il re dei maxi scooter sportivi. Altrettanto varia è la lista dei passi falsi: ancora una maxi enduro bicilindrica, che negli Anni 90 ha sofferto pesantemente la concorrenza di un’altra stella giapponese, una moto a tre ruote davvero unica nel suo genere (se è unica un motivo ci sarà…) e infine una grossa naked con il motore di una custom. Ecco le nostre scelte per i modelli Top & Flop di casa Yamaha.

I MODELLI TOP DI CASA YAMAHA

Come anticipato, c’è grande eterogeneità tra le moto di maggior successo di casa Yamaha. Partiamo con la R1, che nonostante l'agguerrita concorrenza è diventata ormai la supersportiva giapponese per antonomasia; continuiamo con la dakariana Ténéré 700 e concludiamo con il TMAX, mezzo a metà tra uno scooter e una moto che tanto divide il popolo degli appassionati di motori.
Ténéré 700
È arrivata sul mercato nel 2019 e ha di fatto ridefinito un segmento, quello delle enduro stradali di media cilindrata. Si è affermata con numeri record di vendite grazie ad una formula fatta di semplicità e sostanza, condite da un prezzo abbordabile e un’estetica collaudata più che azzardata, che ha incontrato i gusti di molti; il terreno era stato sondato già in precedenza con il concept T7, che aveva riscosso pareri molto positivi. Elemento cardine della fortuna della Ténéré 700 è il suo motore bicilindrico CP2: da molti inizialmente additato come troppo stradale, più che altro per via della coppa dell’olio che lo rende piuttosto ingombrante verticalmente. I progettisti Yamaha hanno però fatto il miracolo, donando alla Ténéré un’ottima guidabilità nonostante il baricentro un po’ alto (così come la sella), e il suo carattere morbido ma brioso non si discute. E poi la ciclistica, nella versione base non così raffinata ma efficace, e che ha dato il la a tantissimi preparatori che offrono ai clienti ampia scelta quando si tratta di modificarla per un utilizzo fuoristradistico più impegnativo. La Ténéré 700 ha poi figliato, dando vita ad una gamma di diversi allestimenti, dal più stradale al più enduristico, passando per quelle dedicate ai viaggi più lunghi e una versione racing pura. Una ciambella decisamente riuscita col buco.
TMAX
Il re dei maxi scooter, senza possibilità di replica. Nato nel 2001, ha anche lui dato vita ad un nuovo genere, quello degli scooter sportivi di grossa cilindrata. “Scooter sportivo” potrebbe sembrare un ossimoro, ma è ciò che il TMAX è sempre stato, ovvero un mezzo con trasmissione sì a presa diretta ma con una ciclistica molto originale, un feeling di guida quasi da moto e un motore con prestazioni di tutto rispetto. Quella di essere una via di mezzo tra scooter e moto è sempre stata anche l’ambizione del TMAX, diventato in breve tempo una sorta di status symbol per una certa categoria di appassionati. Il primo TMAX era equipaggiato con un bicilindrico da 500 cc e 34 cavalli a carburatori; è cresciuto negli anni con la cilindrata sino ai 560 cc odierni e con la potenza fino ai 48 cavalli, senza però farsi tentare dalla rincorsa alle prestazioni avviata dai suoi molti concorrenti. Una particolarità del TMAX nelle sue prime versioni è stata la trasmissione finale a catena, che con l’importante aggiornamento del 2010, quando passò da 500 a 530 cc, diventò invece a cinghia. L’evoluzione del TMAX negli anni ha portato le ruote da 14 a 15”, il telaio da acciaio ad alluminio, la forcella da tradizionale a rovesciata in cerca di sempre maggiore pregio. È cresciuto di conseguenza il punto prezzo, che lo posiziona, ancora una volta, sopra a tante moto anche di un certo livello. Resta comunque, come la Settimana Enigmistica, un modello che vanta innumerevoli tentativi di imitazione... nessuna delle quali altrettanto riuscita.
YZF-R1
Presentata per la stagione 1998, fece immediatamente invecchiare di un decennio tutte le concorrenti giapponesi. Prima di lei le forme erano bombate e tozze, e le supersportive fatte e finite erano le leggere 750. Lei fu la prima "mille" senza troppi compromessi: le sue linee affilate e snelle fecero scuola e furono riprese nel giro di qualche anno un po’ da tutti, e il motore era ulltracompatto grazie alla soluzione di ruotare la scatola del cambio portandola dietro ai cilindri, il che permetteva maggiore libertà nella progettazione della ciclistica, con un forcellone più lungo a parità di interasse. Era più sofisticata a livello di sospensioni e freni, e i cavalli erogati erano la celebre cifra tonda di 150. Evolvendosi calò il peso, l’erogazione fu addolcita con l’introduzione dell’iniezione nel 2002, migliorò l’ergonomia e man mano crebbe la potenza, passando per i 175 cavalli del modello 2006 per arrivare ai 200 dell’attuale con la notevole innovazione dell'albero motore a croce "crossplane" del 2009, ancora oggi un unicum a livello mondiale che rende la coppia erogata più gestibile, sulla scorta di quanto fatto in MotoGP. Per il 2025 è previsto lo stop della produzione della R1 in versione stradale: ma lei resterà come moto solo pista.

I BUCHI NELL’ACQUA DI IWATA, ECCO I FLOP PIÙ CLAMOROSI

"Flop" è una parola che può avere differenti significati, così come differenti sono i modi in cui queste moto hanno fallito il proprio obiettivo. Se la Super Ténéré e la MT-01 a modo loro hanno saputo essere delle belle moto, ma commercialmente poco richieste, la Niken incarna un concetto oggettivamente difficile da digerire. Come sempre, c’è chi le ama e chi le odia.
Super Ténéré 750
Come le ciambelle, non tutte le Ténéré riescono col buco. In particolare la prima a due cilindri, rivale storica dell’Africa Twin che arrivò sul mercato un poco dopo e se ne andò un poco prima dell’endurona di casa Honda. La destinazione d’uso era la stessa, ma il risultato che ne uscì fu diverso. La Super Ténéré 750 era spinta da un bicilindrico parallelo bialbero con 5 valvole per cilindro, le cui prestazioni erano nettamente superiori a quelle della XRV; ai bassi il V2 Honda aveva qualcosa in più, ma ad alti regimi il 750 Yamaha cambiava faccia. La Super Ténéré si è infatti affermata come dual sport dall’indole più stradale rispetto all’Africa Twin, quest’ultima più versatile e capace fuoristrada ben oltre ciò che la mole di questo tipo di moto lascerebbe immaginare. Insomma, nonostante la ruota anteriore da 21”, le sospensioni a lunga escursione e i successi alla Dakar delle cugine figlie del reparto corse, la Super Ténéré era una moto più vicina al concetto odierno di crossover stradale, quasi una GT, che a quello di una vera moto adventure con cui esplorare su terreni anche accidentati. Della GT aveva anche la velocità di punta, superiore ai 180 orari; i tester dell’epoca la identificarono come sensibilmente più impegnativa su sterrato rispetto all’Africa Twin, ma molto più appagante su asfalto. Il suo motore ebbe nelle prime stagioni qualche acciacco, ma rimase a lungo importante per Yamaha finendo sulla sportiva TRX e sulle vendutissime TDM. 
Niken
Nel panorama delle Case moto di tutto il mondo, Yamaha è spesso stata l’innovatrice, ha in molti casi messo in strada soluzioni tecniche inedite che a volte hanno fatto scuola e a volte si sono rivelati dei flop. Va incasellata in questa seconda categoria la Niken, moto a tre ruote che ha fatto il suo debutto nel 2018. La Yamaha Niken è tuttora in produzione, spinta dall’ottimo tricilindrico CP3 da 890 cc, ma quante se ne incontrano davvero per strada? Pochissime, per un concetto di moto nato sull'onda dell'interesse per gli scooter tre ruote,  di cui Yamaha decise di esplorare i benefici, in particolare nella tenuta in curva. La particolarità maggiore della Niken è evidentemente l’avantreno, con due ruote da 15” e due forcelle posizionate sull'esterno. Una moto che negli spostamenti urbani e alle basse velocità regala un feeling insospettabilmente vicino a quello di una moto "normale", ma che quando si aumenta il passo mostra, inevitabilmente, il peso (270 kg in ordine di marcia) e l’inerzia maggiori. Va guidata con tutto il corpo, soprattutto nei cambi di direzione, ma ripaga con una stabilità senza pari, capace di donare una fiducia sconosciuta alle moto normali. Se il comportamento dinamico della Niken risulta comunque appagante, si devono, ancor prima di salire in sella, fare i conti con l’estetica gonfia e "aliena", decisamente strana. 
MT-01
Una naked sportiva con il motore di una cruiser che non ha lasciato il segno. Il concept era stato avvistato nel ’99 e aveva riscosso grande successo, ma quando la MT-01 definitiva fu presentata nel 2005, le cose andarono diversamente. Esteticamente era gradevole, ma le soluzioni tecniche lasciarono qualche dubbio. In particolare, il motore a V mutuato dalla Warrior XV1700, pur pesantemente rivisto e alleggerito di ben 20 kg: 1.670 cc, 90 cavalli e ben 150 Nm a 3.750 giri. Un motore all’americana, grosso, poco potente ma vigoroso, raffreddato ad aria e con distribuzione ad aste e bilancieri. Pur ponendosi come naked sportiva con freni, forcella e forcellone di derivazione R1, la MT-01 era una moto strana proprio per via del motore, la posizione di guida era particolarmente distesa, sella e manubrio molto lontani, e il peso era importante: 240 kg a secco e oltre 260 kg in ordine di marcia. Dalle prove dell’epoca emerge una motocicletta non agile come una naked tradizionale ma comunque piacevole, forte di una gran spinta ai bassi e di un impianto frenante eccellente. A rallentarne la diffusione fu senz'altro, oltre all'aspetto e alla motorizzazione singolari, il prezzo elevato; un peccato, la MT-01 aveva un suo perché. Alla MT-01 va in ogni caso dato atto di aver dato vita alla stirpe MT (Master of Torque = Signore della coppia), che con la 07 e la 09 ha trovato la propria dimensione sino a diventare un gran successo.

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