Moto & Scooter
Piaggio Sì, il ciclomotore di lusso
Versione raffinata ed evoluta del Ciao e del Boxer, è rimasto in commercio dal 1978 al 2001. Ripercorriamo insieme la sua storia
Tutto ebbe inizio col Ciao, cui poi seguirono Bravo e Boxer. E per chi cercava qualcosa di altrettanto essenziale ma più ricercato e confortevole, la risposta di Piaggio era una sola. Ed era Sì. Non nel senso dell'affermazione, ma del ciclomotore che, dalla fine degli Anni 70 agli inizi del nuovo millennio, è stata la risposta della Casa di Pontedera alla mobilità urbana ben prima che questa diventasse una questione di attualità.
La meccanica si basava sul classico monocilindrico 2T 50 cc da 1,5 CV a 4.500 giri, affinamento del propulsore che già equipaggiava tutti i ciclomotori ruota alta di Piaggio. La sua ciclistica più evoluta, nelle intenzioni di Piaggio, serviva a conquistare non tanto la fascia di pubblico dei più giovani, quanto quella clientela più matura, che vedeva nelle due ruote una valida alternativa all'automobile. Per questo il Sì aveva una forcella telescopica anteriore e una sospensione di tipo Cantilever con ammortizzatore idraulico per il posteriore.
In tutto erano otto le versioni del Sì lanciate sul mercato, nel 1979: c'erano le varianti con ruote a raggi o ruote in lega; quelle con sella singola e portapacchi oppure sella lunga biposto. Di queste, quattro avevano il variatore di velocità. I prezzi andavano da 323 a 377mila lire.