Eicma 2013
Moto & Scooter
Yamaha TCross Hypermodified
Proseguendo nel programma Hypermodified, Yamaha ha portato al Salone l'ultima versione di un TMax molto speciale: Waltz, Lazareth e Sands i nomi dei customizer che sinora si sono cimentati in questo contest. I cognomi di chi ha creato il TCross, invece, sono tutti italiani
Prima di tutto quello della foto è un "lui", ovvero uno scooter, e non una "lei", cioè una moto da cross. Per chi ancora non lo avesse riconosciuto, è il TMax 530, ma chiamatelo TCross dopo la cura di Riccardo Giradelli, un "guru" delle tecnica fuoristradistica, e di Rodolfo Frascoli, la "matita" che ha tracciato le affascinanti linee di moltissimi progetti firmati dallo studio Marabese Design. Sono i "maestri" che hanno raccolto la provocazione della rivista Rider's.
Ma se si rivestono le soluzioni tecniche geniali di uno come "Ric" Girardelli, con la nitidezza estetica tipica del tratto di Rodolfo Frascoli, beh, il risultato l'avete sotto agli occhi, e una foto vale mille parole…
Questa apparente follia meccanica fa parte di un progetto promosso da Yamaha nel 2012: parola d'ordine, "Hypermodified". Lo scopo era di mostrare cosa si può fare con una base tecnica di eccellenza come il TMax lasciando piena libertà ai preparatori. I primi ad accettare la sfida sono stati Marcus Waltz, Ludovic Lazareth e Roland Sands, la cui fama mondiale se la sono conquistata esponendo le loro moto nei contest più famosi al mondo, faccia a faccia con biker...
Ognuno nel 2012 ha realizzato una special su base TMax 530: sinora la palma dell'idea più ardita era nelle mani di Lazareth, grazie al suo scooter sovralimentato con compressore volumetrico.
Ma con il TCross siamo andati ben oltre: Lazareth ha potenziato doti già insite nel progetto originale, Girardelli e Frascoli hanno portato lo scooter in un'altra dimensione. Non sappiamo se il TCross mantenga la promessa che il design suggerisce: in pratica, non è dato sapere se salti davvero i tripli ma siamo sicuri, conoscendo la mente pragmatica di Girardelli, che come minimo in un campetto da cross questo scooterone brutta figura non farebbe.
Immaginatevi un uomo, pensieroso davanti a uno scooter. Tra l'uomo e il TMax sul tavolo d'officina c 'è un'idea, che ancora appartiene al mondo della mente e della fantasia, non a quello del garage in cui ci troviamo. In breve le mani di Riccardo Girardelli cominciano a muoversi sulle plastiche dello scooter, che velocemente spariscono, assieme a tutte le sovrastrutture, seguite da frecce , fari, accessori vari, sino a che sul tavolo non restano che il motore, il telaio e il forcellone.
L'obiettivo da raggiungere è chiaro nei pensieri di "Ric": il forcellone, troppo corto per garantire trazione nella guida e piccolo per ospitare un cerchio a raggi adatto ai tassellati, viene tagliato alle estremità. Intanto una fresa termina di lavorare l'alluminio "billet", un blocco forgiato dal quale si ricavano i nuovi terminali del forcellone, con i fori per il perno ruota. La lavorazione procede, si costruiscono delle piastre di sterzo adatte a modificare l'angolo di incidenza della forcella: montando una sospensione rovesciata "lunga" l'angolo sarebbe troppo ampio.
Lentamente due "entità" a due ruote si stanno sovrapponendo: il TMax 530 e la Yamaha YZ450F si stanno fondendo in un unico corpo. L'impianto elettrico è ridotto all'osso, la YZ dona il terminale di scarico al TMax e, nel frattempo, nella lavorazione si fa sempre più sentire la mano di Rodolfo, che adatta e tratteggia vecchie parti e nuove linee. Frascoli incrocia cromosomi meccanici antitetici dando vita a un'ibrido la cui genetica è così ben modificata che il TCross sembra esser esistito da sempre, tano è rifinito e curato nei dettagli più nascosti. Alla fine le ruote da 15' e 17' sono al loro posto, lo scarico corre alto sul lato destro come le Cross "vere" e la sella sale sul serbatoio come sui modelli offroad meglio riusciti.
A questo punto, vien da chiedersi: a che serve tutto ciò? A mostrare quanto eclettico sia lo scooter Yamaha, oppure a sfidare le capacità dei preparatori, o ancora a stupire il pubblico al salone… Ma in fondo una moto (questo status il TCross se l'è meritato) di questo tipo non è altro che l'espressione dell'amore e della passione per le moto che è nei cuori di noi motociclisti. Chi non la prova, non può capire. Una passione che corre nel petto e nel polso destro, che parte dai vertici di una grande azienda e, passando per dei tecnici di prim'ordine, arriva al ragazzino che, a bocca spalancata, osserva la "belva". Di sicuro, stanotte, starà per un po' ad occhi aperti, sognando.. le moto.
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