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E se i ragazzi volessero una moto elettrica?

di Christian Cavaciuti il 10/05/2012 in Moto & Scooter

La popolarità della moto tra i giovani è in declino: troppo lontana dal loro stile di vita e dai loro interessi. Ma per giovani così diversi da quelli delle generazioni che li hanno preceduti, può darsi che risulti interessante un tipo di moto molto diversa da quelle che la hanno preceduto. Magari elettrica?

E se i ragazzi volessero una moto elettrica?
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Per i nostri nonni la moto è stata una necessità. Per i nostri genitori, che gliela rubavano appena possibile, è stata uno strumento di svago, libertà, contestazione. Per noi sommersi dal traffico e dai costi di benzina e assicurazione sta tornando ad essere una necessità. La domanda a cui resta da rispondere è che cosa rappresenterà la moto per i nostri figli, o comunque per le generazioni nate dopo il 1990.

A illuminare la questione ha pensato uno studio di ANCMA i cui risultati, a dire il vero non proprio incoraggianti, sono stati resi noti in questi giorni. Ne risulta che in pochi anni la percentuale di chi possiede e usa una moto o uno scooters si è ridotta di un terzo o della metà a seconda della fascia di età considerata. Se ci concentriamo sulle moto, la percentuale di posssesso crolla addirittura al 3%. Costi, casco, patentino hanno certamente ridotto il fascino delle due ruote, ma c'è anche un mutamento culturale in atto: il mondo delle due ruote non è più "cool" come una volta. A conferma del calo di interesse c'è anche il fatto che sono quasi scomparsi i marchi e i modelli di riferimento: per molti ragazzi, un modello vale l'altro.

Tra i più giovani pare esserci spazio anche per nuovi costruttori e proposte radicalmente nuove, come quella dei veicoli elettrici

C'è quindi spazio anche per nuovi costruttori e proposte radicalmente nuove, come quella dei veicoli elettrici.
Abbiamo chiesto un'analisi delle attitudini dei più giovani a Thierry Boch di e-move.me, una strana azienda che si pone come obiettivo quello di stimolare il "sistema" della mobilità alternativa, tessendo quella rete - ancora inesistente - che collega i produttori, i clienti, i fornitori di energia, le istituzioni e insomma tutti quelli che dovrebbero realizzare un circuito economico funzionante e redditizio. La nascita di una "economia dell'elettrico" poco o nulla dipendente dagli incentivi è la grande scommessa di tutti gli imprenditori del settore, Thierry incluso.
E se i ragazzi volessero una moto elettrica?

Thierry distingue le attitudini sulla base della fascia d'età. "La generazione nata nei '90 è la Google generation. Sono ragazzi che possono reperire quasi all'istante qualunque tipo di informazione, cosa che ha modificato in loro la curiosità, ora più estesa ma più superficiale. Questo ha avuto un impatto sui loro rapporti con gli altri e ancora maggiore sui loro rapporti con gli oggetti, che sono meno duraturi e intensi: ecco perché la trasformazione meccanica, un tempo praticamente di prassi, è ormai ridotta a pochi interventi su qualche ciclomotore. Ma quanto meno il rapporto con l'oggetto 'due ruote' rimane, e su questo rapporto si può costruire, cercare di risollevare un interesse che nella maggior parte dei giovani sembra attratto da prodotti e attività completamente diversi."

"La generazione nata dopo il 2000 è la 'Online generation', nata negli anni in cui si sono diffusi i cellulari, le reti dati, il wi-fi. Sono ragazzi che non sanno nemmeno più cosa significhi essere offline, e questo tipo di ambiente ha modificato ancora di più il loro rapporto con le cose. Il possesso non è più un fattore importante, lo è di più la condivisione: basta vedere cosa è successo, in pochissimi anni, con la musica. Per questa generazione, il rapporto con un mezzo di trasporto specifico, 'la mia moto', sarà probabilmente molto blando: mi aspetto che siano ragazzi orientati al vehicle sharing e alla multimodalità, ragazzi preparati ad arrivare in città in auto o in treno, parcheggiare e prendere uno scooter elettrico o anche una e-bike e percorrere gli ultimi chilometri per arrivare all'università o a teatro, ovviamente pagando il tutto con il cellulare. In Giappone si stanno già sperimentando sistemi di questo tipo, ma la tecnologia è l'ultimo dei problemi. Quello che manca è il sistema (legislativo, commerciale, eccetera) e la cultura, ma potrebbe veramente volerci molto poco tempo per fare il salto."

"Infine c'è la generazione nata dopo il 2010. E' probabile che saranno ancora diversi, ma è troppo presto per dire in che senso. Potrebbero essere i primi per cui la trazione elettrica non è una cosa stravagante ma una possibilità come le altre. Io sono fiducioso."

Dopo quest'analisi ecco tre esperimenti da conoscere!

E se i ragazzi volessero una moto elettrica?

La fiducia nel futuro è d'obbligo, ma non può coprire le difficoltà del presente. Il problema è che non si sa bene da dove cominciare. Di sicuro mancano le colonnine di ricarica. Di sicuro i prodotti non abbondano. E di sicuro quelli che ci sono sono mediamente costosi, ben più costosi di un equivalente con motore a benzina.

Le agevolazioni legate a bollo e accesso alle ZTL sono ancora molto variabili e le assicurazioni non sempre vedono così di buon occhio gli elettrici. Il 'sistema', per dirla con Thierry Boch, non è pronto e c'è da lavorare in tutte le direzioni per spingerlo. Degli sforzi dei costruttori più convinti per allestire una gamma competitiva vi abbiamo già dato conto in questa sezione. C'è attività anche da parte dei fornitori di energia, dai produttori di colonnine e da parte di qualche istituzione, soprattutto a livello locale. Il resto lo fanno esperienze di tipo più nuovo, tra cui vale la pena segnalarne tre.

Il miliardario israeliano Shai Agassi, convinto che il vaso dell'era del petrolio sia colmo e desideroso di metterci lui la goccia destinata a farlo traboccare, ha convinto alcune grandi realtà industriali (Nissan-Renault, Continental, General Electric e altri), un paio di governi (Israele, Danimarca) e qualche investitore a realizzare una infrastruttura per la standardizzazione e la sostituzione rapida delle batterie. L'operazione si chiama "Project Better Place" e sta piano piano mettendo in opera le prime stazioni, anche se con costi e ritardi ben superiori a quanto preventivato inizialmente.

In Italia, Thierry Boch sta lavorando con la sua e-move.me a una serie di progetti per mettere in esercizio una nutrita serie di veicoli elettrici di qualunque tipo (dalla bici a pedalata assistita al bus elettrico) con l'obiettivo di renderli "di immagine" e avviare così il volano dell'interesse generale.

In Francia, date le caratteristiche dell'industria energetica nazionale, (basata sul nucleare), un po' tutti vedono con molto interesse un maggiore impiego dell'energia elettrica. Ecco perché anche Peugeot sta lavorando per rendere più interessante la sua offerta. L'idea della Casa transalpina, che ha una gamma comprendente bici, scooter, auto e veicoli commerciali, è più generale: un sistema di 'crediti' che, una volta acquistati, consentano di noleggiare un qualsiasi veicolo in gamma. L'iniziativa si chiama 'Mu by Peugeot' ed è partita da poco, ma va esattamente nella direzione indicata dagli esperti (fra cui Thierry Boch).

Funzioneranno queste iniziative? Dipende da troppi fattori per poterlo dire ora. Di certo c'è che il mondo pare destinato a prendere una piega molto diversa nel giro di pochi anni. Ma non c'era bisogno che ve lo dicessimo noi...

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