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Moto & Scooter
Harley-Davidson Sportster Seventy-two
di Daniele Massari
il 10/02/2012 in Moto & Scooter
Un chopper che arriva dal passato ravviverà la primavera dei biker in attesa di novità marcate H-D. La nuova Sportster si chiama Seventy-Two e sembra uscita da una pellicola degli anni Settanta
Malaga (SPA) – Sella rigorosamente monoposto, le braccia appese a un manubrio sparato verso il cielo, la ruota anteriore che punta l'orizzonte e un serbatoio piccolo piccolo, a cadenzare il ritmo di un viaggio "on the road". Con la nuova nata di casa Harley-Davidson sembra di essere tornati ai tempi psichedelici di Easy Rider.
Linea da Easy Rider e quote ciclistiche azzeccate: la Seventy-Two ispira i sogni dei biker più romantici
Non a caso, la nuova Sportster si chiama Seventy-Two, a sottolineare il legame con un'epoca in cui andavano di moda i contenuti riproposti dalla bicilindrica americana.
Spinta dal bicilindrico Evolution da 1.200 cc, capace di 96 Nm di coppia massima a 3.500 giri al minuto, la Seventy-Two è un chopper vero e proprio, con ruota anteriore da 21" e pneumatici con fascia bianca, manubrio Ape-Hanger alto, cromature a fiotti ed una fascinosa verniciatura metallescente coperta da tonnellate di trasparente.
"Ci siamo ispirati anche all'atmosfera particolare che caratterizzava i primi anni dell'epoca dei chopper", ha dichiarato Frank Savage, Harley-Davidson Manager of Industrial Design. "Le moto di allora erano contraddistinte da colori vivaci e cromature, oltre che da linee snelle ed essenziali, prive di qualunque elemento superfluo. Se si osservano gli esemplari dell'epoca, si noterà come essi fossero talmente spogli da assomigliare a biciclette. Si tratta di uno stile custom che è tipicamente americano e in particolare Californiano".
Spinta dal bicilindrico Evolution da 1.200 cc, capace di 96 Nm di coppia massima a 3.500 giri al minuto, la Seventy-Two è un chopper vero e proprio, con ruota anteriore da 21" e pneumatici con fascia bianca, manubrio Ape-Hanger alto, cromature a fiotti ed una fascinosa verniciatura metallescente coperta da tonnellate di trasparente.
"Ci siamo ispirati anche all'atmosfera particolare che caratterizzava i primi anni dell'epoca dei chopper", ha dichiarato Frank Savage, Harley-Davidson Manager of Industrial Design. "Le moto di allora erano contraddistinte da colori vivaci e cromature, oltre che da linee snelle ed essenziali, prive di qualunque elemento superfluo. Se si osservano gli esemplari dell'epoca, si noterà come essi fossero talmente spogli da assomigliare a biciclette. Si tratta di uno stile custom che è tipicamente americano e in particolare Californiano".
La sella minimalista valorizza il fender posteriore, con la fanaleria integrata negli indicatori di direzione. Essenziale anche il serbatoio "peanut" da 7,9 litri, che lascia al motore il ruolo di protagonista.
La gamma colori della Seventy-Two è composta da Hard Candy Big Red Flake, con pinstripe su parafanghi e serbatoio, oppure Denim Black e Big Blue Pearl.
Arriverà nelle concessionarie nelle prossime settimane, con prezzi a partire da 11.500 euro.
La gamma colori della Seventy-Two è composta da Hard Candy Big Red Flake, con pinstripe su parafanghi e serbatoio, oppure Denim Black e Big Blue Pearl.
Arriverà nelle concessionarie nelle prossime settimane, con prezzi a partire da 11.500 euro.

I dettami stilistici proposti dalla Seventy-Two sono, come indicato dal nome, quelli dell'iconografia "on the road" degli anni Settanta: dunque ruote rigorosamente a raggi, serbatoio piccolo e motore in bella vista.
Volendo, la ricca lista di accessori originali già disponibili può rendere questa Sportster una replica fedele dei mezzi che attraversavano gli States da un capo all'altro quattro decenni fa, con sissy-bar sparati verso il cielo e un sacco a pelo a occupare il posto del passeggero.
L'avantreno è caratterizzato dalla forcella spiovente sovrastata da un manubrio Ape-Hanger dalle misure non estreme, ma che fa la sua figura. La strumentazione si riduce al semplice tachimetro con trip parziale, mentre il nottolino di avviamento è posto lateralmente sul cannotto, come di consueto sulle Harley Della famiglia XL.
Al di sotto del serbatoio Peanut da meno di 8 litri (davvero pochini) si trova il motore, impreziosito da un nuovo coperchio retrò per il filtro dell'aria. La sella monoposto, abbinata alle pedane avanzate e alla posizione del manubrio, garantisce tutto sommato una buona ergonomia: non si scorre rasoterra come su altre Sportster, ma il mezzo risulta decisamente maneggevole. Oltre la sella, il fender posteriore fa sfoggio dei mille strati di trasparente sulla vernice Candy rinunciando persino al gruppo ottico posteriore, che è stato integrato negli indicatori di direzione a Led.
I due ammortizzatori posteriori avrebbero potuto avere molle cromate e invece no; in compenso sono regolabili nel precarico.
Volendo, la ricca lista di accessori originali già disponibili può rendere questa Sportster una replica fedele dei mezzi che attraversavano gli States da un capo all'altro quattro decenni fa, con sissy-bar sparati verso il cielo e un sacco a pelo a occupare il posto del passeggero.
L'avantreno è caratterizzato dalla forcella spiovente sovrastata da un manubrio Ape-Hanger dalle misure non estreme, ma che fa la sua figura. La strumentazione si riduce al semplice tachimetro con trip parziale, mentre il nottolino di avviamento è posto lateralmente sul cannotto, come di consueto sulle Harley Della famiglia XL.
Al di sotto del serbatoio Peanut da meno di 8 litri (davvero pochini) si trova il motore, impreziosito da un nuovo coperchio retrò per il filtro dell'aria. La sella monoposto, abbinata alle pedane avanzate e alla posizione del manubrio, garantisce tutto sommato una buona ergonomia: non si scorre rasoterra come su altre Sportster, ma il mezzo risulta decisamente maneggevole. Oltre la sella, il fender posteriore fa sfoggio dei mille strati di trasparente sulla vernice Candy rinunciando persino al gruppo ottico posteriore, che è stato integrato negli indicatori di direzione a Led.
I due ammortizzatori posteriori avrebbero potuto avere molle cromate e invece no; in compenso sono regolabili nel precarico.
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Appena in sella, sebbene non ci si trovi proprio rasoterra, la Seventy-Two trasmette una sensazione di maneggevolezza che sorprende: sembra di poter fare inversione in un fazzoletto di asfalto, e ci si dimentica di essere pur sempre su di un mezzo da oltre due quintali e mezzo.
Il merito va all'azzeccata distribuzione dei pesi e all'ergonomia ben studiata, a dispetto di ciò che si possa pensare vedendo il manubrio alto e le pedane avanzate. Proprio il manubrio offre una leva particolarmente favorevole, soprattutto alle basse andature, mentre la posizione si fa stancante se il ritmo sale oltre i 100 km/h, perché ci si trova a dover resistere alla spinta dell'aria senza alcuna protezione aerodinamica e col collo proteso in avanti.
Ma la Seventy-Two non è fatta per andare veloce, quanto piuttosto per trotterellare sulle statali, al massimo pennellando qualche curva: ambiente, quello del misto "rilassato", in cui si trova a proprio agio grazie alla discreta luce da terra offerta dalle pedane avanzate e al tiro irreprensibile del suo bicilindrico. Sembra nata per andare a spasso, a patto di non perdere mai di vista la scarsa autonomia offerta dal fascinoso serbatoio Peanut da 7,9 litri.
Il motore è brioso, spinge con regolarità quando si apre il gas e, com'è ovvio, non ama essere strapazzato. Da il meglio di sé ai bassi e medi regimi, coadiuvato dall'onesto comportamento del cambio, al prezzo di "pulsazioni" a volte vigorose, che non infastidiscono gli amanti del genere.
Le sospensioni offrono un buon comfort: più soffice la forcella della coppia di ammortizzatori posteriori, sulle medie e lunghe distanze si soffre un po' perché la sella si rivela corta. Discreto il funzionamento del disco freno anteriore, mentre è decisamente migliorabile il contributo frenante che giunge da quello posteriore.
Il merito va all'azzeccata distribuzione dei pesi e all'ergonomia ben studiata, a dispetto di ciò che si possa pensare vedendo il manubrio alto e le pedane avanzate. Proprio il manubrio offre una leva particolarmente favorevole, soprattutto alle basse andature, mentre la posizione si fa stancante se il ritmo sale oltre i 100 km/h, perché ci si trova a dover resistere alla spinta dell'aria senza alcuna protezione aerodinamica e col collo proteso in avanti.
Ma la Seventy-Two non è fatta per andare veloce, quanto piuttosto per trotterellare sulle statali, al massimo pennellando qualche curva: ambiente, quello del misto "rilassato", in cui si trova a proprio agio grazie alla discreta luce da terra offerta dalle pedane avanzate e al tiro irreprensibile del suo bicilindrico. Sembra nata per andare a spasso, a patto di non perdere mai di vista la scarsa autonomia offerta dal fascinoso serbatoio Peanut da 7,9 litri.
Il motore è brioso, spinge con regolarità quando si apre il gas e, com'è ovvio, non ama essere strapazzato. Da il meglio di sé ai bassi e medi regimi, coadiuvato dall'onesto comportamento del cambio, al prezzo di "pulsazioni" a volte vigorose, che non infastidiscono gli amanti del genere.
Le sospensioni offrono un buon comfort: più soffice la forcella della coppia di ammortizzatori posteriori, sulle medie e lunghe distanze si soffre un po' perché la sella si rivela corta. Discreto il funzionamento del disco freno anteriore, mentre è decisamente migliorabile il contributo frenante che giunge da quello posteriore.
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Motore: 2 cilindri a V di 45° a 4 tempi, raffreddamento ad aria; alesaggio per corsa 88,9x96,8 mm; cilindrata 1.202 cc; rapporto di compressione 9,7:1. Distribuzione ad aste e bilancieri e 2 valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica sequenziale. Capacità serbatoio carburante 7,9 litri. Lubrificazione a carter secco.

Trasmissione: primaria a catena, finale a cinghia dentata. Frizione multidisco in bagno d'olio con comando meccanico. Cambio a cinque marce.

Ciclistica: telaio a doppia culla in acciaio; sospensione anteriore, forcella da 39 mm, escursione ruota 141 mm; sospensione posteriore, forcellone con doppio ammortizzatore regolabile nel precarico. Cerchi a raggi in acciaio cromato: anteriore 21", posteriore 16". Pneumatici: anteriore MH90-21, posteriore 150/80B16. Freni: anteriore a disco singolo in acciaio da 292 mm e pinze a 2 pistoncini, posteriore a disco singolo in acciaio da 292 mm e pinza a singolo pistoncino.

Dimensioni (mm) e peso: lunghezza 2.275, altezza sella 710, interasse 1.525. Peso a secco 247 kg.

Prestazioni dichiarate: coppia max 96 Nm a 3.500 giri.

Trasmissione: primaria a catena, finale a cinghia dentata. Frizione multidisco in bagno d'olio con comando meccanico. Cambio a cinque marce.

Ciclistica: telaio a doppia culla in acciaio; sospensione anteriore, forcella da 39 mm, escursione ruota 141 mm; sospensione posteriore, forcellone con doppio ammortizzatore regolabile nel precarico. Cerchi a raggi in acciaio cromato: anteriore 21", posteriore 16". Pneumatici: anteriore MH90-21, posteriore 150/80B16. Freni: anteriore a disco singolo in acciaio da 292 mm e pinze a 2 pistoncini, posteriore a disco singolo in acciaio da 292 mm e pinza a singolo pistoncino.

Dimensioni (mm) e peso: lunghezza 2.275, altezza sella 710, interasse 1.525. Peso a secco 247 kg.

Prestazioni dichiarate: coppia max 96 Nm a 3.500 giri.
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