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Moto & Scooter

CBR600F, sportiva senza impegno

di Matteo Cappella
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Appartiene alla stirpe corsaiola della famiglia Honda, ma si distingue per essere la più versatile di sempre. Vanta 102 CV, erogati con sincerità, ma punta a farsi valere soprattutto su strada. Costa 8790 euro

Honda CBR600F
Nell'evoluzione della dinastia CBR, l'ultima 600F esce dagli schemi classici. Quindi via dall'habitat naturale, la pista, per tornare a consumare molto più volentieri le gomme sull'asfalto stradale. Un processo che segue le teorie di Darwin di adattamento della specie. Ovvero in un momento in cui il mercato delle sportive è in forte calo, la CBR si adatta all'esigenza di quei motociclisti che vogliono carene, cavalli e prestazioni, per non sfigurare tra i cordoli, ma che in prevalenza usano le due ruote su strada. Magari anche in due e senza essere penalizzati da un assetto troppo racing.
Quindi niente codino monoposto, ma una bella sella doppia e più confortevole. Oltre ad una posizione di guida meno estrema ed una frizione più morbida, per non affaticarsi troppo sulle lunghe percorrenze. Già perché alla CBR600F non spaventa fare la "moto tuttofare", con un bel serbatoio capiente da 18,4 l e consumi ridotti: 16 km/l nel ciclo urbano, che diventano 17,5 km/l nell'extraurbano. Il tutto senza penalizzare troppo le prestazioni, che permettono di raggiungere comodamente gli oltre 220 km/h in 30,6 secondi. Andiamo quindi a vedere quali sono i compromessi scelti dalla Honda per ammorbidire il carattere della "F".
Premetto che, da quando la CBR600F ha perso la sua vena spiccatamente sportiva (lasciata alla sorellina RR), da purista dei modelli racing di Honda parto prevenuto su questo model year 2011. Detto ciò, la "F" si rivela più amichevole e sincera di qualsiasi altra moto carenata dell'era moderna, senza però poter essere definita "spompata". E' l'ideale per chi sente di avere l'animo sportivo, ma è saggiamente consapevole di non avere ancora maturato l'esperienza necessaria per impugnare due semi-manubri puri. Quindi via libera a qualcosa di più "usabile" su strada. Andando con ordine, al primo colpo d'occhio è una Honda sportiva in piena regola, dalle linee di design in perfetta sintonia con tutti i modelli della serie CBR. Anche se basta guardare il codino e la strumentazione, mutuati dalla Hornet, per capire cosa aspettarsi. Previo sottolineare la cura nelle finiture e la qualità elevata dell'assemblaggio, squisitamente tipiche della casa di Tokyo. Azzeccata anche la scelta cromatica del bianco predominante, ben amalgamato al rosso strisciato di nero. Colori sobri quanto moderni, che ricordando con orgoglio la produzione motociclistica nata sotto la bandiera del sol levante. L'estetica beneficia inoltre di luccicanti dettagli, come le pinze dei freni e gli steli delle forcelle dorate, oltre allo scarico argentato, compatto e ben integrato nelle geometrie della moto. Con il cupolino ben dimensionato e tagliente nelle linee, ma non estremo, che abbraccia il bel faro centrale. Tecnicamente abbiamo a che fare con una moto snella in apparenza, ma che in ordine di marcia pesa 203 kg (210 kg con ABS). Una massa "nella media", spinta da un motore a quattro cilindri da 599cc, capace di erogare 102 CV a 12.000 giri e con una coppia di 63,5 Nm a 10.500 giri. Numeri sempre di rilievo ed interessanti, ma che ribadiscono dunque il concetto di una sportività dal carattere meno affilato. Anche per questo motivo il cambio è meno stressato, morbido, e le marce entrano rapidamente. Una fluidità generale del propulsore che genera reazioni altrettanto sincere nella ciclistica. Il telaio monotrave in alluminio lavora bene sotto sforzo, come nelle situazioni dal passo più rilassato. La forcella da 41mm è regolabile nel precarico e in estensione. Cosa analoga per il mono posteriore. La taratura generale della ciclistica non è troppo rigida, per favorire proprio la versatilità del mezzo. Ora non resta che girare la chiave e scoprire come va.
Il carattere docile della CBR600F è confermato subito dalla posizione in sella: abbastanza rilassata, ma ovviamente protesa in avanti. Quindi una seduta comoda sull'ampia sella, con le gambe poco raccolte e piedi ben appoggiati sulle pedane, posizionate ne alte ne basse. Ed è subito questa l'impressione generale che si avverte sulla CBR600F: che sia tutto ottimamente nella media. Rendendo giustizia allo sforzo profuso dalla Honda, che ha voluto creare una moto votata all'uso trasversale, città e pista, ma orientata anche verso un po' di turismo leggero.  Quindi, a parte quei biker tedeschi che partono con le sportive cariche come muli (per farsi minimo 3500km scomodi in carena. ndr) nella maggior parte dei casi più che di turismo, con la "F" si può parlare di gite fuori porta. Situazioni dove la CBR si trova volentieri a suo agio, rivelandosi perfetta per girare la manetta su ogni genere di curve e tornanti. Ritrovando a piegare con gran gusto, senza dover necessariamente tenere un passo e una guida da teppisti della domenica. Di fatto siamo di fronte ad un modello che, senza essere obbligato a dimostrare velleità spiccatamente pistaiole, si rivela godibile e maneggevole come poche altre moto. Adatta al motociclista che desidera farsi un giro al passo, o valicare l'Appennino verso il mare. Ovvero per farsi un giro in autostrada, magari tirando anche qualche marcia verso la zona alta del contagiri. Certo poi in città si paga un po' il prezzo di questo DNA sportivo, ma tutto sommato le sospensioni non sono così rigide da provocare eccessivi fastidi o mal di schiena. Solo un leggero affaticamento ai polsi, ma largamente inferiore a quello prodotto da altri modelli simili. Certamente un minimo di sacrificio al motociclista è richiesto: soprattutto vista l'assenza di vani, dove alloggiare anche solo la catena per legare la moto ad un palo. Inoltre il motore ai bassi regimi è praticamente inesistente, addormentato. Si sentono segnali di risveglio verso i 5-6.000 giri, ma anche a regimi più alti l'accelerazione è comunque sempre ed assolutamente lineare. Progressiva e sfruttabile fino alla zona rossa. L'ideale come entry level, ma - anche per questo - non molto emozionante come risposta al gas. Lo stesso dicasi per la ciclistica, onesta e sincera all'avantreno in modo quasi incredibile. Tanto che la sensazione è quella di poter azzardare qualsiasi genere di manovra sporca o maldestra senza rischiare di cadere. Perché la 600F è davvero generosa nel perdonare gli errori del pilota, e questo è senza dubbio un bel plus sul fronte della sicurezza. Per non parlare poi dei freni (la versione in prova era priva di ABS e ripartitore di frenata. Ndr) che definirei senza mezzi termini due amici di cui fidarsi sempre. Modulabili quanto potenti, non necessitano nemmeno di un grande sforzo alle leve per dimostrarsi efficaci. In pratica, perdonate la retorica, ma la CBR600F è davvero l'ennesima prova del detto: "Sali su una Honda e ti senti subito a casa". Ed aggiungeteci pure che: "Sembra di averla sempre guidata". Perole già sentite? Sì, ma assolutamente vere.
Con questa moto si va davvero a spasso, in tutte le condizioni di strada, traffico e meteo, rendendosi conto di avere a che fare con una compagna sincera. Una di quelle pronte a tutto pur di renderti la vita più facile. Peccato che poi, nel tempo, sono le amiche un po' più "monelle" quelle con cui ci si diverte di più.
CBR600F, sportiva senza impegno
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