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Moto & Scooter
Aprilia Dorsoduro Factory
di Leslie Scazzola, foto Marco Zamponi e Marco Campelli
il 28/04/2010 in Moto & Scooter
Eclettica, divertente, facile e ora ancor più votata all'utilizzo sportivo: la maxi motard di Noale è sempre più una moto totale. In vendita a 10.190 euro su strada
Aprilia Dorsoduro Factory
Una volta c'erano le sportive, la naked, le enduro e molti altri filoni motociclistici; oggi ci sono loro, le maxi motard, che da ibridi senza una apparente peculiarità distintiva si sono evolute, incarnando la moto ideale per affrontare un po' tutte le situazioni. L'Aprilia questo l'ha già imparato da tempo, e non a caso la Dorsoduro oggi può vantare un buon numero di estimatori.
Come tradizione del marchio di Noale ecco ora arriva la versione Factory, ovvero l'estremizzazione del concetto in chiave sportiva: con qualche intervento mirato, la bicilindrica di Noale adesso strizza l'occhio anche al pubblico più esigente in termini di esclusività e fornisce anche la base ideale per cimentarsi nel neonato trofeo Dorsoduro Cup.
Come tradizione del marchio di Noale ecco ora arriva la versione Factory, ovvero l'estremizzazione del concetto in chiave sportiva: con qualche intervento mirato, la bicilindrica di Noale adesso strizza l'occhio anche al pubblico più esigente in termini di esclusività e fornisce anche la base ideale per cimentarsi nel neonato trofeo Dorsoduro Cup.
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La Dorsoduro Factory, come risulta evidente anche a livello estetico, non è una moto inedita: motore bicilindrico a V da 750 cc raffreddato a liquido, una sofisticata gestione elettronica dell'acceleratore e dell'iniezione con possibilità di utilizzo di tre mappe differenti, infine una raffinata ciclistica basata su un traliccio portante in acciaio combinato a piastre in alluminio che, oltre a supportare il motore, alloggiano anche il fulcro del forcellone.
Una motardona già vista, verrebbe da dire, anche se a uno sguardo più attento saltano all'occhio le differenze fondamentali. I cambiamenti si riscontrano nel comparto sospensioni, con una forcella da 43 mm e un ammortizzatore posteriore di marca Sachs ma di tipo ultra regolabile, nell'impianto frenante Brembo anteriore, con pinze radiali a quattro pistoncini accoppiate a dischi wave (o "a margherita"), e in parte delle sovrastrutture in pregiato carbonio, come le cover laterali del serbatoio e il parafango anteriore.
La nuova Dorsoduro fa sfoggio di una aggressiva colorazione all black che rimarca l'indole prettamente racing di questa moto.
Dati e numeri ufficiali non differiscono da quanto già dichiarato per la versione base, ovvero una potenza massima di 92 CV a 8.750 giri per un peso complessivo di 185 kg a secco (uno in meno della "base"), mentre il prezzo di questa versione è 10.190 euro su strada, ovvero circa 1000 euro in più della versione meno estrema.
Una motardona già vista, verrebbe da dire, anche se a uno sguardo più attento saltano all'occhio le differenze fondamentali. I cambiamenti si riscontrano nel comparto sospensioni, con una forcella da 43 mm e un ammortizzatore posteriore di marca Sachs ma di tipo ultra regolabile, nell'impianto frenante Brembo anteriore, con pinze radiali a quattro pistoncini accoppiate a dischi wave (o "a margherita"), e in parte delle sovrastrutture in pregiato carbonio, come le cover laterali del serbatoio e il parafango anteriore.
La nuova Dorsoduro fa sfoggio di una aggressiva colorazione all black che rimarca l'indole prettamente racing di questa moto.
Dati e numeri ufficiali non differiscono da quanto già dichiarato per la versione base, ovvero una potenza massima di 92 CV a 8.750 giri per un peso complessivo di 185 kg a secco (uno in meno della "base"), mentre il prezzo di questa versione è 10.190 euro su strada, ovvero circa 1000 euro in più della versione meno estrema.
Così come diverse altre moto della gamma Aprilia, anche la Factory è disponibile nella versione dotata di ABS (400 euro in più) e in quella con potenza limitata da 25 kW dedicata ai neopatentati.
Immancabile, come da tradizione, un ampio catalogo di accessori per la personalizzazione: dalle borse laterali alle pedane racing, passando per i tamponi para forcella e forcellone, agli scarichi Arrow dedicati e molto altro.
Immancabile, come da tradizione, un ampio catalogo di accessori per la personalizzazione: dalle borse laterali alle pedane racing, passando per i tamponi para forcella e forcellone, agli scarichi Arrow dedicati e molto altro.
Esattamente come preventivato, la prima sensazione in sella è proprio quella riscontrata sulla Dorsoduro presentata due anni or sono, con una sella abbastanza alta da terra, ma non ai livelli di motard estreme, e un manubrio ampio e dall'impugnatura comoda e rassicurante.
In movimento poi ritroviamo la consueta maneggevolezza, la disarmante facilità con cui la Dorsoduro si lascia condurre fin dai primi metri di utilizzo, e che ti fa sentire veramente padrone della strada. Ti senti capace di tutto in sella a questa moto, che guizza con estrema rapidità da una traiettoria all'altra lasciando al pilota il solo compito di indirizzare la strada, praticamente col pensiero.
Il twin si rivela una volta di più come un'unità estremamente sfruttabile, capace di trottare anche a 2.000 giri con un rapporto lungo senza il minimo rifiuto e nel contempo in grado di prodursi in allunghi piacevolmente briosi e corposi, seppur non entusiasmanti.
Con le tre mappe selezionabili, il pilota gode della possibilità di gestire la potenza in base alle situazioni di traffico o del manto stradale: escludendo la funzione rain, dedicata alle situazioni più critiche e per questo fortemente limitante nelle prestazioni, a nostro avviso la migliore soluzione è la Touring, che offre una gestione del gas più calibrata e sfruttabile. La Sport invece si è dimostrata la mappatura più scorbutica da gestire, a causa dell'eccessiva rapidità nella risposta dell'acceleratore soprattutto quando si richiama il gas a cento curva nelle marce più basse.
Il meglio di sé la Dorsoduro Factory lo evidenzia nel misto stretto, in quelle strade tutte curve da seconda e terza marcia dove la spinta ai medi del motore fa sì che ci si possa quasi dimenticare del cambio, indirizzando tutte le attenzioni all'asfalto.
Anche sul veloce, la Factory si dimostra appagante e, seppur priva di qualsiasi riparo aerodinamico, le reazioni rimangono precise e controllate anche alle velocità più elevate. Capace di angoli di inclinazione di ottimo livello, ben supportati dalle Dunlop Sportmax di serie, l'unico appunto che si può muovere a questa moto è la taratura a nostro avviso un po' scoordinata delle sospensioni: troppo rigida e tendente a sparare con violenza l'anteriore, un filo cedevole in compressione quella posteriore, dove buche e avvallamenti portano il mono a innescare qualche ondeggiamento nei tratti affrontati a tutto gas. Le ampie possibilità di regolazione, va detto, offrono però ampio margine di perfezionamento e adattamento alle singole esigenze.
Dove la moto è migliorata parecchio è certamente la sensibilità sui freni, col doppio disco anteriore che all'occorrenza elargisce violente decelerazioni oppure calibrati rallentamenti, il tutto con un feeling al comando da riferimento e sconosciuto sulla Dorsoduro "base".
Ottimo infine il livello delle vibrazioni, percettibili (ma mai fastidiose) solo sulle pedane, mentre, sempre in tema di comfort, la sella appare piuttosto rigida nell'imbottitura.
In movimento poi ritroviamo la consueta maneggevolezza, la disarmante facilità con cui la Dorsoduro si lascia condurre fin dai primi metri di utilizzo, e che ti fa sentire veramente padrone della strada. Ti senti capace di tutto in sella a questa moto, che guizza con estrema rapidità da una traiettoria all'altra lasciando al pilota il solo compito di indirizzare la strada, praticamente col pensiero.
Il twin si rivela una volta di più come un'unità estremamente sfruttabile, capace di trottare anche a 2.000 giri con un rapporto lungo senza il minimo rifiuto e nel contempo in grado di prodursi in allunghi piacevolmente briosi e corposi, seppur non entusiasmanti.
Con le tre mappe selezionabili, il pilota gode della possibilità di gestire la potenza in base alle situazioni di traffico o del manto stradale: escludendo la funzione rain, dedicata alle situazioni più critiche e per questo fortemente limitante nelle prestazioni, a nostro avviso la migliore soluzione è la Touring, che offre una gestione del gas più calibrata e sfruttabile. La Sport invece si è dimostrata la mappatura più scorbutica da gestire, a causa dell'eccessiva rapidità nella risposta dell'acceleratore soprattutto quando si richiama il gas a cento curva nelle marce più basse.
Il meglio di sé la Dorsoduro Factory lo evidenzia nel misto stretto, in quelle strade tutte curve da seconda e terza marcia dove la spinta ai medi del motore fa sì che ci si possa quasi dimenticare del cambio, indirizzando tutte le attenzioni all'asfalto.
Anche sul veloce, la Factory si dimostra appagante e, seppur priva di qualsiasi riparo aerodinamico, le reazioni rimangono precise e controllate anche alle velocità più elevate. Capace di angoli di inclinazione di ottimo livello, ben supportati dalle Dunlop Sportmax di serie, l'unico appunto che si può muovere a questa moto è la taratura a nostro avviso un po' scoordinata delle sospensioni: troppo rigida e tendente a sparare con violenza l'anteriore, un filo cedevole in compressione quella posteriore, dove buche e avvallamenti portano il mono a innescare qualche ondeggiamento nei tratti affrontati a tutto gas. Le ampie possibilità di regolazione, va detto, offrono però ampio margine di perfezionamento e adattamento alle singole esigenze.
Dove la moto è migliorata parecchio è certamente la sensibilità sui freni, col doppio disco anteriore che all'occorrenza elargisce violente decelerazioni oppure calibrati rallentamenti, il tutto con un feeling al comando da riferimento e sconosciuto sulla Dorsoduro "base".
Ottimo infine il livello delle vibrazioni, percettibili (ma mai fastidiose) solo sulle pedane, mentre, sempre in tema di comfort, la sella appare piuttosto rigida nell'imbottitura.
Aprilia Dorsoduro Factory
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