Moto & Scooter
Dogma Generale Lee
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Burn out, derapate, salti e chissà quant'altro si può fare con la questa Ducati 916 tramutata in motard dalla Desmo Power, una delle officine più apprezzate quando si parla di tuning per le moto bolognesi
Parapapaparaparaparapapaaaaaaaaa. Alla creatura della Desmo Power manca solo il clacson del mitico Generale Lee dei fratelli Duke della Contea di Hazzard. La classica ciliegina sulla torta che potrebbe far venir voglia di dar vita ad una nuova serie TV su due ruote dei cowboy più famosi del mondo occidentale. Ma se per ora la Dogma Generale Lee non conquisterà gli Studios californiani, di certo è stata una delle star che hanno cavalcato le pedane dello scorso Bike Show di Padova dove la "confederata" si è concessa ai propri fans.
Ad accompagnarla Pierpaolo Pompei, ideatore e creatore di questa sorta di incrocio tra i mondi delle naked e delle motard. Un nome certamente non nuovo nell'ambiente del tuning a due ruote, essendo il titolare della Desmo Power, un'officina di culto, un atelier di parti speciali e luogo di pellegrinaggio per molti appassionati in cerca del pezzo introvabile per la propria Ducati. Sono ormai 4 anni che Pierpaolo lavora in proprio, dopo aver dato e appreso tanto al servizio del reparto Corse della Casa bolognese, da cui deriva tutta la sua grande esperienza. La Dogma, infatti, è frutto di un lavoro magistrale, che esula dalla semplice sostituzione dei pezzi di serie con parti speciali aftermarket. Qui ci si è spinti ben oltre, entrando nel campo della progettazione e realizzazione in proprio di tutta la componentistica.
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Tecnica e fantasia: la Generale Lee è un capolavoro
Il progetto di Pierpaolo era quello di realizzare una moto da corsa: ecco la ragione di scelte radicali, tutte tese a contenere il peso ed enfatizzare la potenza del motore e la rapidità della ciclistica. Carbonio, alluminio, titanio, magnesio hanno preso il posto di tutti i materiali "poveri" che solitamente allestiscono le moto di serie mentre per quel che riguarda l'impostazione ciclistica si è ispirato a quei mostri da piega che sono le motard. Non pensiate però che la piattaforma sia quella di qualche Ducati Multistrada o Hypermotard: tutto è stato realizzato ex novo, a partire dal telaio, che dalle moto della Casa di Borgo Panigale riprende solo lo schema a traliccio in tubi d'acciaio. Il progetto dello "scheletro" è interamente by Desmo Power e trovare il mix perfetto di quest'elemento ha richiesto molte ore di sviluppo, studiando e provando in pista diverse soluzioni di quote e misure generali. Non è così semplice arrivare ad un layout definitivo che sia corrispondente alle esigenze dinamiche del tipo di moto che si vuole creare: Pierpaolo non ha mica le risorse di una Casa motociclistica. Però ha ingegno ed esperienza a sufficienza da fare la differenza. Una volta individuate le quote di base e il corretto diametro dei tubi di acciaio, la saldatura è stata eseguita a mano da una ditta specializzata nella lavorazione dei metalli che ha poi provveduto anche ai vari trattamenti termici.
La sospensione posteriore sfrutta un ammortizzatore Öhlins completamente regolabile che lavora su un leveraggio progressivo dallo schema simile a quello originale montato dalle Ducati 916, dalle quali ha ereditato il monobraccio posteriore, immutato nelle sue misure geometriche e con sol la protezione in carbonio in aggiunta. I cerchi Marchesini a 5 razze sono in magnesio. Anche la forcella è una Öhlins, con piedini dotati di attacco radiale per le pinze Brembo a 4 pastiglie. I dischi dei freni invece sono Braking con profilo a margherita, mentre le pompe di freno e frizione radiali sono by Discacciati. Il manubrio Pro Taper invece è in carbonio. Come qualsiasi special che si rispetti pedane, piastre di sterzo e molti altri componenti sono ricavati dal pieno in alluminio ma realizzate dalla RBT su specifiche dello stesso Pierpaolo. Esemplare la lavorazione dei riser del manubrio. Anche il serbatoio è in alluminio, ma in una lega differente, più malleabile e facilmente saldabile, mentre il tappo è in carbonio. Non è stato facile abbinare forme snelle a una buona capacità dello stesso, ma il risultato è notevole anche sotto il punto di vista delle finiture. Per le sovrastrutture si è pensato a qualche cosa di minimalista ma accattivante, come i componenti delle moto da cross: la sella infatti è la stessa che montano le Yamaha YZ, così come derivano dal mondo del "tassello" anche i convogliatori d'aria anteriori che nella colorazione arancio a stelle e strisce fanno proprio la loro bella figura. Il "cuore" della Dogma è tutto da scoprire: la base di partenza è il bicilindrico Ducati 2 valvole che equipaggiava la Monster, ma le modifiche di cui beneficia sono radicali. Innanzitutto l'albero motore è quello della Ducati Multistrada 1000, soluzione che ha portato la corsa da 66 mm a 71,5 mm e la cilindrata a 1074 cc montando pistoni da 98mm, a tutto vantaggio della quantità di coppia messa a disposizione ai bassi regimi. Le valvole hanno diametri del fungo maggiorati (45 mm per quelle di aspirazione e 38 mm per quelle di scarico), mentre il cambio originale ha lasciato il posto ad uno da Superbike, meglio rapportato per l'utilizzo motard. Eccezionale il lavoro svolto al sistema di raffreddamento: al classico radiatore aria/olio è ora abbinato un più efficace sistema di raffreddamento a liquido, grazie all'utilizzo del carter (in magnesio) dell'alternatore di una Ducati 916, contenente la pompa dell'acqua, senza contare tutto il certosino lavoro per fare scorrere il liquido refrigerante attorno ai cilindri. Anche il carter frizione è in magnesio e ospita la classica frizione a secco. Stupendo lo scarico, completamente realizzato a mano in acciaio inox saldato al TIG, con quel tromboncino finale che fa immaginare persino a motore spento quale melodia ne possa scaturire. Le modifiche al motore ne permettono un sostanzioso incremento di potenza massima, dichiarata in circa 105 CV, più che sufficienti per impegnarsi in qualche azione funambolica degna del miglior Circo Togni.
La sospensione posteriore sfrutta un ammortizzatore Öhlins completamente regolabile che lavora su un leveraggio progressivo dallo schema simile a quello originale montato dalle Ducati 916, dalle quali ha ereditato il monobraccio posteriore, immutato nelle sue misure geometriche e con sol la protezione in carbonio in aggiunta. I cerchi Marchesini a 5 razze sono in magnesio. Anche la forcella è una Öhlins, con piedini dotati di attacco radiale per le pinze Brembo a 4 pastiglie. I dischi dei freni invece sono Braking con profilo a margherita, mentre le pompe di freno e frizione radiali sono by Discacciati. Il manubrio Pro Taper invece è in carbonio. Come qualsiasi special che si rispetti pedane, piastre di sterzo e molti altri componenti sono ricavati dal pieno in alluminio ma realizzate dalla RBT su specifiche dello stesso Pierpaolo. Esemplare la lavorazione dei riser del manubrio. Anche il serbatoio è in alluminio, ma in una lega differente, più malleabile e facilmente saldabile, mentre il tappo è in carbonio. Non è stato facile abbinare forme snelle a una buona capacità dello stesso, ma il risultato è notevole anche sotto il punto di vista delle finiture. Per le sovrastrutture si è pensato a qualche cosa di minimalista ma accattivante, come i componenti delle moto da cross: la sella infatti è la stessa che montano le Yamaha YZ, così come derivano dal mondo del "tassello" anche i convogliatori d'aria anteriori che nella colorazione arancio a stelle e strisce fanno proprio la loro bella figura. Il "cuore" della Dogma è tutto da scoprire: la base di partenza è il bicilindrico Ducati 2 valvole che equipaggiava la Monster, ma le modifiche di cui beneficia sono radicali. Innanzitutto l'albero motore è quello della Ducati Multistrada 1000, soluzione che ha portato la corsa da 66 mm a 71,5 mm e la cilindrata a 1074 cc montando pistoni da 98mm, a tutto vantaggio della quantità di coppia messa a disposizione ai bassi regimi. Le valvole hanno diametri del fungo maggiorati (45 mm per quelle di aspirazione e 38 mm per quelle di scarico), mentre il cambio originale ha lasciato il posto ad uno da Superbike, meglio rapportato per l'utilizzo motard. Eccezionale il lavoro svolto al sistema di raffreddamento: al classico radiatore aria/olio è ora abbinato un più efficace sistema di raffreddamento a liquido, grazie all'utilizzo del carter (in magnesio) dell'alternatore di una Ducati 916, contenente la pompa dell'acqua, senza contare tutto il certosino lavoro per fare scorrere il liquido refrigerante attorno ai cilindri. Anche il carter frizione è in magnesio e ospita la classica frizione a secco. Stupendo lo scarico, completamente realizzato a mano in acciaio inox saldato al TIG, con quel tromboncino finale che fa immaginare persino a motore spento quale melodia ne possa scaturire. Le modifiche al motore ne permettono un sostanzioso incremento di potenza massima, dichiarata in circa 105 CV, più che sufficienti per impegnarsi in qualche azione funambolica degna del miglior Circo Togni.