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Yamaha R6 '04: in definitiva...

il 14/10/2004 in Moto & Scooter

È iniziato il conto alla rovescia: tra una settimana sarà presentata la nuova versione. Noi allora siamo tornati sulla R6 attualmente in vendita per vedere l’effetto che fa. Speriamo che sulla nuova migliorerà la resa di freni e sospensioni

Yamaha R6 '04: in definitiva...
L'avantreno è il protagonista dei cambiamenti che hanno investito l'R6. La versione '05 avrà la forcella a steli rovesciati, le pinze freno ad attacco radiale, e lo pneumatico 120/70

di Fabio Cormio, foto Massimo/ag. Treeffe



Si potrebbe fare la cronistoria anno per anno di questo modello “no compromise”. Ci limiteremo, invece, a ricordare come, dopo la morbida Thundercat, l’YZF R6 sia stata accolta come uno schiaffo violento. Al pari dell’R1, anche la nuova 600 arrivò sul mercato portandosi da Iwata il carico di aggressività utile a renderla la più intrigante, la più cattiva della propria categoria.

Oltre 120 cavalli dichiarati, dimensioni e ciclistica da lasciare esterrefatti. Poi pian piano iniziò l’inseguimento delle altre case. Attualmente l’R6 regge bene il confronto con le rivali giapponesi, ma non rappresenta più il nonplusultra del segmento supersport.



Lo abbiamo verificato in questa prova, che ha messo in evidenza alcune mancanze rispetto alla migliore concorrenza. Mancanze che, va detto, interessano la resa dinamica in pista e sono dovute soprattutto ad una taratura standard delle sospensioni fin troppo “stradale”. Perché il motore, il noto quattro cilindri sedici valvole alimentato a iniezione, resta un signor propulsore: il tiro ai bassi è quello che è, ma dai 6.000 giri il seicento Yamaha comincia una progressione fantastica, fino agli oltre 15.000. Fantastico. L’R6 pare però meno cattiva della precedente versione a carburatori, ma solo perché è inferiore l’ che prima caratterizzava l’erogazione della belvetta nipponica. In pratica, il “calcio nel didietro” è inferiore.



Tra pochi giorni proveremo la nuova versione, finalmente dotata di forcella a steli rovesci, pinze freno ad attacco radiale, e tanti dettagli alleggeriti. Ma se, prima di trovare il model year 2005 disponibile dai concessionari, vi dovesse capitare l’occasione di un’R6 usata oppure nuova ma a condizioni favorevoli?
Beh, a voi la scelta, sperando che la prossima pagina possa aiutarvi.

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Siamo stati un po’ crudeli con l’R6. Portare una moto da 260 all’ora in una pista stretta e tortuosa è, insieme, sadico (nei confronti della moto) e masochista. Però sono parecchie le valutazioni che possono emergere sulla ciclistica di una motocicletta. E la prima cosa che appare chiara è la rapidità della Yamaha nello scendere in piega, nel cercare la corda. Per questo si deve in parte ringraziare la copertura anteriore, quel “barra sessanta” caratteristico dell’R6 che comunque sulla versione ’05 lascerà spazio al più convenzionale 120/70.
Le Dunlop 208 non sono gomme che mi mettono particolarmente a mio agio, e complice l’asfalto reso sporco dai residui di gomme delle supermotard in pista prima di me, più che su una moto mi pareva di andar sui pattini.

La bontà del telaio Deltabox in alluminio è comunque fuori discussione: abbiamo provato più di una volta la R6 su circuiti veloci, e i curvoni in appoggio sono il suo pane: il doppio trave giapponese non si flette e non si torce. Del resto stiamo pur sempre parlando di una moto che è stata campione del mondo Supersport!
Meno rassicuranti i freni: l’impianto di per sé è ottimo, e le pastiglie dell’esemplare che abbiamo sotto mano sono (l’abbiamo controllato) nuove. Ma anche frenando a fondo non si ha la potenza decelerante che abbiamo avvertito su altre 600, Suzuki e Honda in testa. Inoltre, quando a moto già puntata si tocca il freno posteriore, la moto comincia a saltellare e non c’è modo di curvare se non mollando del tutto entrambi i freni.

In realtà l’R6 consente ampie regolazioni alle sospensioni, quindi facendo qualche tentativo nelle regolazioni idrauliche, alla fine il setting più adatto si trova.
Non convince fino in fondo nemmeno il cambio, che si conferma rumoroso e ha innesti lunghi, ma soprattutto è un po' duretto.

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Motore: tipo 4 cilindri in linea inclinati in avanti, 4 tempi, raffreddamento a liquido, cilindrata 600cc, alesaggio x corsa 65,5 x 44,5mm. Rapporto di compressione 12,4:1. Potenza massima 92,7 kW (126 Cv) @ 13.000 giri/min. con airbox in pressione. Coppia massima 68,5 Nm (6,99 kg-m) @ 12.000 giri/min. con airbox in pressione. Lubrificazione Carter umido. Alimentazione a iniezione elettronica. Frizione In bagno d'olio, a dischi multipli. Accensione DC-CDI. Avviamento Elettrico.
Distribuzione DOHC, 16 valvole, impianto di scarico Euro 2.

Trasmissione: cambio a 6 marce, sempre in presa. Finale a catena.

Ciclistica: telaio Deltabox III, pressofuso in alluminio, sospensione ant. Forcella teleidraulica rovesciata, 41 mm. Sospensione post. forcellone oscillante, freno ant. Doppio disco 310 mm
Freno post. Disco 220 mm. Pneumatico ant. 120/60 ZR17 58W. Pneumatico post. 180/55 ZR17 73W. Escursione ant. (mm) 120, escursione post. (mm) 120.

Dimensioni: Lunghezza (mm) 2.045, larghezza (mm) 690, altezza (mm) 1.105, altezza sella (mm) 830. Interasse (mm) 1.385, distanza minima dal suolo (mm) 145. Peso a secco (kg) 163, capacità serbatoio carburante 17 litri (3,5 riserva). Quantità olio 3,4 litri.

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