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Honda VT750DC Black Widow

il 17/03/2002 in Moto & Scooter

Bassa e lunga, è una cruiser a “stelle e strisce” vera; il motore V2 non è molto potente ma, dai bassi regimi, stantuffa come una locomotiva e consuma poco. Il fascino estetico, le finiture e il prezzo sono “ok”

Honda VT750DC Black Widow


di Eliano Riva, foto Alex Photo




Il minaccioso nome Black Widow, coniato dai progettisti Honda USA per la loro nuova custom 750, richiama l’inquietante immagine di uno dei più pericolosi ragni della pianeta ma, nessuna paura “ragazzi”, la Vedova Nera della Casa alata è “velenosa” soltanto in apparenza e, proprio come i biker più incalliti, ad un aspetto un truce affianca una personalità pacifica e genuina, da classica cruiser 100% a stelle strisce; fatta per macinare chilometri ad andatura da passeggio e, all’abbisogna, pronta a superare ogni ostacolo con la pacata forza di un buldozer.





Disegnata in USA ma costruita in Giappone, la VT 750 DC, infatti, rispecchia alla perfezione il concetto della “yankee bike” DOC che, bassa e lunga, spartana all’inverosimile ma rifinita ad arte nei dettagli e con tutti i contenuti tecnici bene in evidenza, affascina per l’immagine d’enorme e mansueta forza primordiale che sa evocare a prima vista in qualsiasi osservatore. Lanciata sul mercato lo scorso anno, la V2 750 Honda, è proposta ad un equo prezzo di € 8621 franco con cessionario con due anni di garanzia integrale e, per chi vuole vivere la motocicletta con un spirito fuori del coro, rappresenta un ottimo affare.




Disponibile nella classica colorazione monocromatica in nero della VT 750 DC in prova e nella nuova e più elegante livrea blu metallizzato, anche sotto questo profilo soddisfa i gusti di una platea d’utenti piuttosto ampia e, com’è buona regola nel settore delle yankee bike, grazie ai numerosi accessori optional predisposti da Honda, è una cruiser facilmente e felicemente personalizzabile nel look e nella funzionalità.






I connotati della Black Widow, sono quelli di una moto americana classica, dove il motore, rigorosamente bicilindrico a V, per importanza delle dimensioni e per semplicità strutturale è l’assoluto protagonista dell’aspetto e della mascolina personalità del veicolo. E sulla Vedova Nera, a sottolineare questa caratteristica imprescindibile per una cruiser a “stelle e strisce”, infatti, sul motore ci sono cromature in abbondanza, ci sono i classici scarichi sovrapposti a tromboncino e il voluminoso filtro aria posto sul fianco destro dei carburatori e al centro della V dei neri cilindri.




Il serbatoio a goccia, che sembra “appoggiato” sulle teste del motore e con un essenziale quadro strumenti analogico digitale affiancato al tappo di rifornimento; un avantreno spoglio, dove la ruota da 19” fittamente raggiata e la larga forcella sembrano direttamente “appese” al bel manubrio con lunghi supporti d’alluminio e blocchetti elettrici in lega leggera, poi, sono “pezzi” da vera moto dello “zio Sam” e danno al frontale della “Vedova” l’importanza e la forza d’aspetto di un buldozer.




Il retrotreno “super basso”, con la sella di tipo “gunfighter” incastonata tra il motore e la massiccia ruota posteriore, con l’avvolgente parafango a unghia e con coperchi in plastica cromati che occultano la batteria e il vano attrezzi in dotazione, infine, completano un quadro estetico coinvolgente anche per il chopperista più navigato. La finitura e la confezione della Black Widow, poi, in rapporto al prezzo della moto sono sicuramente “ok”: le vernici e le parti in plastica e metallo cromate o satinate, sono di buona qualità e non prestano subito il fianco alla deturpante azione degli agenti atmosferici.






Sotto il profilo tecnico, la Black Widow, è super classica e rispetta pienamente la tradizione del settore yankee bike. Il telaio, è a doppia culla chiusa in tubi tondi d’acciaio e con grossa trave superiore a sezione rettangolare; come il lungo forcellone che, imperniato su ampie asole di rinforzo e con il concorso di un cannotto di sterzo molto inclinato, porta a una misura d’interasse (1640 mm) degna di un dragster. Nel comparto sospensioni, la VT 750 Honda non riserva sorprese di nessun genere ma, gli elementi sono di buona qualità. All’avantreno, troviamo una forcella teleidraulica lunga e di disegno tradizionale, ma, con steli d’adeguato diametro (41 mm) che assicurano la necessaria resistenza alla torsione e alla flessione nella guida brillante e in frenata, mentre, l’escursione di 108 mm consente un buon comfort e sicurezza di marcia anche su asfalto sconnesso.




Dietro, invece, c’è una coppia di classici ammortizzatori idraulici regolabili nel precarico molla su cinque posizioni ma, in questo caso e in nome della filosofia motociclistica “low ride” tanto apprezzata dai biker, per mantenere la sella il più possibile vicina al suolo, l’escursione ruota è ridotta a soltanto 80 mm e, su asfalto non ben levigato, richiede un po’ di sacrificio al fondoschiena di pilota e passeggero. Molto belle sotto il profilo estetico e pienamente all’altezza delle performance richieste a questo tipo di moto, poi, sono le ruote con cerchi d’acciaio fittamente raggiati; da 19” e con stupendo mozzo conico l’anteriore e da 15” a canale largo il posteriore ed equipaggiati con coperture che assicurano buon’aderenza in qualsiasi condizione di marcia e un’elevata resa chilometrica.




L’impianto frenante di tipo misto, con disco anteriore da 296 mm e pinza a doppio pistoncino e con tamburo posteriore da 180 mm, infine, garantiscono una rapidità d’arresto adeguata al peso e alla vocazione pacifica della moto.






Il V 2 di 52° che equipaggia la Black Widow, è sicuramente uno dei più conosciuti e affidabili propulsori di Casa Honda. Nato praticamente con la mitica Transalp e costantemente evoluto negli anni, ha equipaggiato svariati modelli di differente estrazione motociclistica e, nel settore delle yankee bike, è diventato un best seller con la mitica Shadow 600. Rispetto al lontano progenitore, come il motore della VT750 dal quale deriva direttamente, per dare alla moto il carattere “ruvido e sbuffante” che tanto piace ai biker, l’albero motore ha un solo perno di manovella anziché due sfalsati di 72° e, sotto questo profilo, è una variazione tecnica perfettamente riuscita.




La cilindrata di 745 cc effettivi, rispetto ai 583 cc della 600 Shadow, è ottenuta maggiorando l’alesaggio e la corsa da 75x66 mm a 79x76 mm, mentre, la distribuzione è sempre monoalbero a camme in testa con tre valvole per cilindro. Il raffreddamento, è a liquido e la fitta alettatura dei cilindri ha soltanto una funzione estetica. L’alimentazione, è con due carburatori Keihin CV 34 a depressione posizionati all’interno della V dei cilindri dove, sul lato destro, trova posto la scatola d’aspirazione facilmente raggiungibile per la periodica pulizia del filtro aria.




L’accensione elettronica CDI e la trasmissione primaria a ingranaggi, la frizione multidisco in bagno d’olio con comando meccanico robusta, morbida e progressiva nell’intervento e il cambio a 5 rapporti non troppo duro e lento nell’azione, in fine, terminano un quadro tecnico/meccanico tuttaltro che innovativo ma che non riserva mai brutte sorprese nell’utilizzo.






La posizione di guida normalmente offerta delle moto dello “zio Sam”, è quanto di meno ergonomico si può trovare in campo motociclistico: è cosa nota ma, come le vibrazioni, pardon, le “pulsazioni” che il motore deve trasmettere al pilota, fanno parte del ”gioco” e in questo senso, sulla Black Widow si sta da “Re”. Il sellone a due piani, con la parte riservata al guidatore vicinissima al suolo e tagliata come la sella di un cowboy, le pedane avanzate e con ampi inserti di gomma antiscivolo, infatti, offrono un’ottima accoglienza e, seduto “dentro” la moto e con un bel manubrione lì davanti facile da impugnare, il pilota si sente subito il padrone della strada e pronto ad abbattere e superare qualsiasi ostacolo.




I comandi sempre a portata di piedi e mani e morbidi da azionare e il minimo supporto lombare offerto dal cuscino posteriore, poi, fanno il resto e, nonostante il rapporto manubrio/sella/pedane non ideale per governare il veicolo con la naturalezza tipica delle moto “normali”, il chopperista navigato o alle prime armi, non può che essere soddisfatto della posizione di guida offertagli dalla “Vedova Nera”.




In sella alla “cruiser” Honda, invece, decisamente meno entusiasta potrà essere il passeggero che, sulle yankee bike è considerato soltanto come uno spiacevole evento: a disposizione del secondo, infatti, c’è una ridotta porzione di sella e le pedane sono in posizione tale che, ritrovarsi con i crampi alle ginocchia e indolenzimenti alla fondoschiena dopo pochi chilometri di marcia, è la cosa più normale che può capitare. In poche parole, se non volete che la “fidanzata” vi molli dopo la prima breve gita a bordo della Vedova Nera, l’acquisto di uno dei ben fatti schienalini optional predisposti da Honda, è obbligatorio.






Al primo approccio la Vedova Nera, avverte subito il pilota di non essere un giocattolo per bambini; nelle manovre da fermo per uscire dal box, il consistente peso (221 kg a secco) della moto s’avverte eccome e lo sterzo appare piuttosto “pesante” da gestire e incline a chiudersi su se stesso. Un dato di fatto, quest’ultimo, sensibile anche quando, avviato il “vivace” ma civilissimo propulsore, s’affrontano i primi metri di guida e ci si accorge che, per svicolare tra le auto incolonnate, la VT 750 CD non è quel che si usa dire come una “bici”.




Il timore che al primo impatto la Vedova Nera può suscitare, però, si ridimensiona presto e, guadagnata una velocità minima, il baricentro basso interviene subito in soccorso del pilota e la cruiser Honda, pur richiedendo sempre una certa energia d’azione, non si rivela come una di quelle chopper che svoltano soltanto quando gli pare a loro e con reazioni molto diverse da quelle che ti aspetti. Su asfalto ben levigato, infatti, la “Vedova” risponde con docilità e intuitive reazioni agli ordini del pilota e, alle velocità da “passeggio” per le quali è stata progettata, in città come nell’extraurbano, è un’inesauribile fonte di vero relax.




In curva, poi è stabile anche ad andatura “sostenuta” dove, sia nell’ingresso in traiettoria, sia nella fase d’accelerazione e ritorno in posizione verticale, dimostra un comportamento omogeneo e facilmente controllabile anche quando, in presenza di rappezzi stradali, l’assetto tende a scomporsi regalando, senza pregiudicarne seriamente la sicurezza, forti emozioni al pilota. Per quanto concerne le prestazioni, infine, il motore è poco potente; è vero ma, “c’è sempre” e con qualsiasi marcia inserita, stantuffando come una locomotiva, con ben diluita energia ti “tira” sempre fuori delle curve e da qualsiasi situazione regalando, così, soddisfazioni da vera yenkee bike.






Motore: a 4 tempi, bicilindrico a V di 52°, raffreddamento a liquido, alesaggio e corsa 79x76 mm, cilindrata 745 cc, rapporto di compressione 9:1, distribuzione monoalbero a camme in testa, 3 valvole per cilindro, lubrificazione forzata a carter umido con pompa a ingranaggi. Alimentazione: 2 carburatori Keihin CV 34, capacità serbatoio 13,4 litri compresi 4,8 di riserva. Accensione: elettronica CDI, 2 candele per cilindro. Avviamento: elettrico.
Trasmissione: primaria a ingranaggi, frizione multidisco in bagno d’olio con comando meccanico, cambio a 5 marce, finale a catena.
Ciclistica: telaio a doppia culla chiusa in tubi tondi d’acciaio, inclinazione asse di sterzo n.d., avancorsa n.d.. Sospensione anteriore: forcella teleidraulica, steli da 41 mm, escursione 108 mm. Sospensione posteriore: forcellone in tubo d’acciaio a sezione rettangolare, ammortizzatori idraulici regolabili nel precarico molla su 5 posizioni, escursione ruota 80 mm. Ruote: anteriore tubeless con cerchio d’acciaio a raggi, pneumatico 110/80-19”, posteriore tubeless con cerchio d’acciaio a raggi, pneumatico 160/80-15”. Freni: anteriore a da 296 mm con pinze a 2 pistoncini, posteriore a tamburo da 180 mm.
Dimensioni e peso: interasse 1640 mm, lunghezza 2310 mm, larghezza 800 mm, altezza sella 675. Peso a secco 221 kg.
Prestazioni: potenza 48 CV (33 kw) a 5.500 giri., coppia 6,4 kgm (63 Nm) a 3.000 giri.
Omologazione Euro-1: si’
Honda VT750DC Black Widow
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