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La lezione di Ducati: se aumenta le redditività, i volumi di vendita non servono poi così tanto

Marco Gentili
di Marco Gentili il 18/03/2025 in Attualità
La lezione di Ducati: se aumenta le redditività, i volumi di vendita non servono poi così tanto
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La lezione di Ducati: se aumenta le redditività, i volumi di vendita non servono poi così tanto

L'analisi dei dati economici di Ducati, al di là del caso singolo, spiega molto della direzione che sta prendendo il mercato moto per i brand storici

Un numero conta, ma fino a un certo punto. Non conta infatti quanto è grosso, piuttosto come lo sai usare. Chiedetelo a Ducati che, nel 2024, ha chiuso con dati (seppure importanti), in leggera flessione rispetto al 2023. Eppure tutto si può dire della Casa di Borgo Panigale, tranne che sia in difficoltà. Tutt'altro: per il terzo anno consecutivo, infatti, il fatturato di Ducati supera il miliardo di euro (1.003 milioni, qualcosa in meno rispetto ai 1.065 del 2023), mentre il risultato operativo si attesta a 91 milioni di euro, pari ad un livello di redditività del 9,1% (2023: 10,5%). Un dato che rispecchia per certi versi l'andamento delle moto immesse sul mercato, che sono state 54.495 (e nel 2023 furono 58.224).

Fatto sta che Ducati conferma, nonostante le dimensioni piccole rispetto agli altri costruttori consolidati e storici del mondo delle due ruote, una notevole stabilità finanziaria e numerica, giacché da 3 anni di fila chiude il suo bilancio con un fatturato miliardario.

 

CONTANO PIU' I MARGINI DELLE MOTO

E' interessante notare come in un settore come quello motociclistico, dove i costi di produzione e sviluppo sono elevati, un margine sopra il 9% è comunque molto buono. Le aziende del lusso - e Ducati rientra tra di esse a pieno diritto - puntano a  marginalità superiori al 10%, ma mantenere un livello come quello attuale, in un contesto globale controverso, è un segno di indubbia solidità.

Al di là quindi dei numeri assoluti di vendita (non certo paragonabili ad altri costruttori analoghi come ad esempio BMW, che nel 2024 ha venduto oltre 210mila veicoli), la crescita del settore premium passa non dall'aumento o dal calo di quote di mercato, ma dal mantenimento di una base clienti costante. A parità di veicoli venduti, però, resta la necessità di tenere alti i margini e la profittabilità. 

Meglio una moto in meno ma dal prezzo più alto, insomma. Una strategia che puoi permetterti se sei un costruttore premium nel nome e nella qualità (percepita e offerta). 

 

UN FUTURO DI MOTO ESCLUSIVE?

La riflessione, a questo punto, sorge spontanea. La nicchia dei veicoli premium, per marcare il segno da un lato rispetto ai costruttori generalisti, e dall'altro dai nuovi player orientali, ha una sola (grossa) arma a sua disposizione, ossia alzare ancora di più l'asticella del prezzo e dei contenuti.

Mettere quindi una distanza tra sé e gli altri, in termini di esclusività. Con la certezza che la forza del marchio e il valore percepito (collegato al brand, all'attività sportiva, alla storia) possa fidelizzare il cliente a lungo termine, senza il rischio di perderlo. 

In fondo i clienti sono come i numeri. Non si contano, ma si pesano.

 

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