Attualità
Incidenti in moto: miti e realtà

Cosa pensano gli italiani degli incidenti alla guida e cosa dicono i dati? Cose piuttosto diverse, anche se a ben vedere la vera ragione è sempre la stessa
Sappiamo tutti che la moto è pericolosa, ma non ci pensiamo. Prevale la passione, che come in tanti altri casi si esprime in attività non particolarmente sicure, o non particolarmente raccomandabili. Ma quanto è pericolosa la moto? Circa il doppio dell'auto se guardiamo alla mortalità alla guida: in Europa si contano ogni anno 10-11 morti ogni 100.000 motociclisti, contro i 5 morti ogni 100.000 automobilisti.
In Italia in moto si va tanto e quasi tutto l'anno, per cui siamo anche sopra la media e questa frequenza non stupisce più di tanto. In ogni caso, l’Italia è uno dei Paesi con il tasso di mortalità stradale più alto in Europa, soprattutto se parliamo di moto. Perché questo avviene? Ci sono tante chiacchiere da bar, tante ipotesi fondate e anche alcuni studi che tentano di rispondere alla domanda.
Di sicuro ci sono soltanto le statistiche, sempre incontrovertibili, anche se fortunatamente negli ultimi anni la traiettoria della incidentalità è in discesa, grazie ai tanti progressi della tecnologia della sicurezza attiva in campo prima auto (ADAS) e poi moto (ARAS) e grazie anche all’invecchiamento della popolazione, che ha un po’ raffreddato i più bollenti spiriti.

Il percepito: cellulare e strade malmesse
Possiamo avere un buono spaccato di quel che la gente pensa in proposito grazie a una ricerca compiuta nel 2024 dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future, progetto sull’informazione consapevole nato dalla collaborazione tra Gruppo Credem e l’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo (ALMED) di Università Cattolica.
L’analisi, che ha coinvolto 500 persone scelte per rappresentare in maniera significativa la popolazione italiana, è stata condotta dai ricercatori dell’Università Cattolica con la collaborazione dell’istituto di ricerca Bilendi, tra i leader europei nell’analisi dei dati per le ricerche di mercato, ed è stata sostenuta dall'Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico: mobilità, sicurezza e sostenibilità del Dipartimento di Psicologia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, e dall’Associazione Familiari e Vittime della Strada (AFVS).
Cosa pensano allora gli italiani? Non è una sorpresa leggere che il principale rischio percepito per la sicurezza stradale è l’uso inappropriato del cellulare (64%), seguito dalle condizioni della pavimentazione stradale (55%), dai comportamenti non corretti e poca consapevolezza dei conducenti (54%) e infine dall’eccesso di velocità (49%). Il cellulare si conferma insomma croce e delizia, e chi va in moto sa – per averlo visto con i propri occhi – quanto sia purtroppo presente nelle mani e nello sguardo di chi dovrebbe averli invece sul volante e alla strada.
Come si affronta questo problema? Il nostro governo ha pensato di provvedere inasprendo le pene, ma di solito gli interventi più efficaci sono dal lato educativo: e fortunatamente la ricerca rivela che per il 60% degli intervistati esiste un problema di informazione sull’educazione stradale: se ne parla troppo poco (34%) e in maniera inopportuna (26%).

La realtà: errori di percezione
La realtà degli incidenti stradali è stata studiata approfonditamente soprattutto in Paesi come la Germania e la Svezia, che hanno ampie basi di dati (Gidas, Maids, Strada) raccolti da squadre dedicate, che si recano sul luogo dell’incidente e ne ricostruiscono la dinamica. Anche il Giappone, gli Stati Uniti e grandi fornitori di tecnologia come Bosch hanno statistiche interne.
I risultati sono coerenti fra loro, e indicano molto chiaramente che la prima causa di incidente è il fattore umano riconducibile al conducente dell’altro veicolo (oltre il 50%), il secondo il fattore umano relativo al motociclista (circa il 35%) e soltanto al terzo posto, e lontanissimi dai primi due, i fattori ambientali (9%), all’interno dei quali troviamo meteo (2%), condizioni del manto stradale (3%) e traffico (1%).
Quindi le condizioni della pavimentazione stradale, per quanto deprecabili, hanno un’influenza trascurabile sul totale degli incidenti che coinvolgono una moto (o uno scooter). Il fattore più importante è invece il fatto che il conducente dell’altro veicolo non veda la moto sopraggiungere o non sappia stimarne correttamente la velocità o la traiettoria – tanto è vero che le percentuali di errore si riducono drasticamente negli automobilisti o camionisti che hanno anche la patente A, e sanno quindi prevedere meglio le possibili reazioni della moto.

Cosa si sta facendo
Questo elemento che viene normalmente definito "errore di percezione" appare determinante da quando questi studi sono stati avviati, e senz’altro da prima che si diffondesse l’uso del telefono cellulare. Che intendiamoci, ha sicuramente peggiorato le cose ma non ha il peso che gli si attribuisce.
Il secondo fattore più importante è legato al motociclista: distrazione, sottostima della velocità, errori di decisione o di manovra di fronte a un pericolo o un ostacolo imprevisto. Sappiamo bene quali possono essere le circostanze che mettono in crisi chi è alla guida di una moto, e in anni recenti i sistemi di sicurezza attiva – ABS, poi controllo di trazione, poi ABS cornering e infine i recenti sistemi di assistenza basati su radar – stanno aiutando molto i motociclisti a mantenere il controllo del mezzo.
Quello su cui bisogna intervenire è comunque soprattutto il conducente dell’altro veicolo. In questa direzione vanno da un lato (auto) la diffusione dei sistemi di frenata automatica basati su telecamera o radar; dall'altro (moto) le luci supplementari introdotte per prima da Honda (di solito realizzate dalle frecce anteriori) e poi anche da altre Case, per facilitare la percezione della distanza e della velocità a cui si muove la moto; i faretti supplementari fanno la stessa funzione, purché siano montati ad altezza sufficientemente diversa dal faro principale).

Educare fa sempre bene
Tornando alla ricerca Credem – Università Cattolica, i principali rimedi auspicati dalla cittadinanza per prevenire gli incidenti stradali sono, come detto, innanzitutto educazione e formazione (60%), seguite da miglioramento della manutenzione delle strade (56%) e aumento dei controlli stradali (43%, in questo caso con una netta prevalenza di over 55).
Se il miglioramento della manutenzione ha come abbiamo visto un'importanza relativa e l'aumento dei controlli, se non una realtà, è perlomeno una promessa dell'attuale esecutivo, senz'altro lavorare sull’educazione sarebbe utile. Basterebbe inserire nelle autoscuole (e magari nei relativi manuali) qualche caso specifico di interazione con una moto, a un incrocio o in fase di sorpasso, spiegando bene le caratteristiche del veicolo e del suo conducente magari con l'aiuto di qualche video. Certo non sarà mai come essere a propria volta motociclisti, ma potrebbe dare una bella mano.





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