Dove la politica vince sull’economia: ecco perché KTM si salverà

Secondo i giornali austriaci, il D-Day per KTM sarà lunedì 27 gennaio: in quella data infatti si terrà l’assemblea generale della capogruppo. Secondo altre fonti locali, la data chiave è invece quella del 25 febbraio, quando i creditori di KTM si pronunceranno sul piano di rientro dell’azienda (che punta a saldare il 30% delle pendenze e a pagare entro due anni). Di sicuro, i prossimi due mesi saranno fondamentali per il futuro della Casa di Mattighofen. E soprattutto per le sorti del suo leader Stefan Pierer.

Anche perché KTM è qualcosa di più di un bilancio contabile e di un piano di ristrutturazione. A quanto sembra, i creditori (oltre 5mila quelli che si sono registrati presso il tribunale, ma i più importanti sono le principali banche, esposte con l’azienda per 1,3 miliardi) in larga parte accetteranno il piano di rientro proposto dall’azienda, che verrà quindi varato. 

UNA QUESTIONE PIU' POLITICA DI QUANTO SI PENSI

Ma per colossale che possa sembrare la questione economica, in questo momento KTM è prima di tutto un nodo politico per l’Austria. Il piccolo Stato alpino, infatti, non ha alcuna intenzione di perdere la sovranità sulla sua “multinazionale tascabile” a vantaggio della compagine indiana e cinese dell’assetto societario. Sembra quindi che il governo sia avviato a esercitare una sorta di “golden power”, o comunque a finanziare in modo consistente l’azienda, purché non passi in mani straniere, specialmente fuori dall’Europa.

KTM "DEVE RIMANERE AUSTRIACA"

Per chi si fosse perso le ultime puntate della politica austriaca, al momento il governo non è esattamente saldo: dopo la crisi seguita alle elezioni di fine 2024, è stata l’estrema destra di Herbert Kickl ad avere mandato esplorativo per formare un governo di coalizione. Ma qualunque sia l’esito, il salvataggio di KTM è una questione in cima all’agenda politica. E si sa che la politica ha buon gioco nell’esercitare una “moral suasion”, un’opera di convincimento nei confronti di grossi soggetti privati, ed entro certi limiti anche delle banche. 

In parole povere le banche – che peraltro hanno tolto la fiducia a Pierer solo in extremis – non strangoleranno KTM, per evitare che finisca sul mercato. Non dimentichiamo che sono in gioco migliaia di posti di lavoro, tra azienda e indotto: è in ballo la tenuta del sistema di una regione non certo industrializzata, e che basa gran parte della sua economia su KTM. 

IL NODO DEL POST-PIERER

Non sarà un salvataggio semplice né indolore, ma le forze politiche austriache lavorano per minimizzare le perdite “umane” di questa operazione di soccorso. Quello che si mette in discussione, invece, è il nome di Stefan Pierer sul quale sono piovute da ogni parte pesanti critiche. E se la volontà politica è quella di salvare KTM e lasciare intatto il suo DNA austriaco, resta un grosso punto interrogativo chi sarà a guidarla al termine di questa faticosa risalita.