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Cosa potrebbe succedere a KTM?

Marco Gentili
di Marco Gentili il 14/11/2024 in Attualità
Cosa potrebbe succedere a KTM?
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Tra le opzioni possibili, se l'azienda non dovesse sostenere il debito accumulato, una eventuale scalata degli indiani di Bajaj (che già oggi sono al 49,9% della "scatola di controllo" del gruppo)

Se si guardano numeri e percentuali, Pierer Mobility (il cappello sotto al quale si trovano KTM, Husqvarna, Gas Gas, MV Agusta e altre società meno note) non ha l'acqua alla gola, tutt'altro. Si parla comunque di 2,661 miliardi di fatturato (+9,2% anno su anno), 381.555 moto vendute (+1,6%), 284 milioni di investimenti e una quota tra l'8 e il 9% del fatturato destinato a ricerca e sviluppo.

Ma c'è un evidente problema che rende il tutto molto difficile: Pierer Mobility, secondo alcuni analisti finanziari, soffre degli stessi problemi di cui sta soffrendo un altro gigante della mobilità, ovvero la tedesca Volkswagen. In breve, dopo essere cresciuta molto negli ultimi anni - e in modo quasi tumultuoso, tant'è che un annetto fa alcuni rumors parlavano di un possibile avvicinamento tra Pierer e Piaggio, finalizzato alla creazione di un colosso delle due ruote - adesso Pierer Mobility si trova a fare i conti con una contrazione delle vendite, che si associa a un elevato stock di veicoli invenduti, a una struttura di costi elevata (specialmente nel quartier generale austriaco, sul quale gravano anche i costi elevati della gestione sportiva). E soprattutto, a un forte indebitamento. Quando un'azienda lavora con una leva finanziaria così elevata, se le cose vanno bene i profitti si moltiplicano e i dividendi agli azionisti sono sempre più sostanziosi; ma se la situazione volge al peggio o la macchina per qualche motivo si inceppa, un guaio semplice diventa una montagna difficile da risalire.

 

DI CHI E' KTM?

Per chi non fosse pratico di queste cose, lo spieghiamo in modo facile facile. Il controllo di Pierer Mobility (ossia la capogruppo che comprende KTM, Husqvarna e compagnia bella) è saldamente in mano alla Pierer Bajaj AG, che ne detiene il 74,9% delle quote. Il restante 25% è flottante, ossia sono azioni disponibili sui mercati finanziari (nella fattispecie alle borse di Zurigo e Vienna), mentre un simbolico 0,1% è nella cassaforte personale di Stefan Pierer, la Pierer Konzerngesellschaft mbH.

A controllare il pacchetto chiave della maggioranza delle quote della Pierer Bajaj AG ci sono due società: una è la Pierer Industrie AG al 50,1% (riconducibile allo stesso Pierer), mentre al 49,9 si trova da una holding di diritto olandese controllata al 100% da Bajaj Auto Limited. In soldoni, metà più un piccolo pezzettino è di Pierer, il resto degli indiani.

 

DI CHI POTREBBE DIVENTARE?

Ovviamente non possiamo che augurarci che la situazione di Pierer Mobility possa essere risolta nel miglior modo possibile, e che il colosso austriaco delle due ruote esca al più presto dalle attuali difficoltà. Ma se così non fosse, quali sono gli scenari possibili? KTM & company sono "too big to fail", come direbbero gli inglesi. E comunque rappresentano aziende strutturate, profittevoli, radicate in mezzo mondo dal punto di vista commerciale.

Ma quale soggetto industriale potrebbe farsi carico di debiti e passività, nel caso in cui questi dovessero diventare ingestibili? Durante EICMA abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con addetti ai lavori ben informati. Secondo cui due potrebbero essere gli scenari verosimili. Il primo prevede un intervento diretto di Bajaj, colosso indiano che già possiede di fatto metà dell'azienda ed è partner industriale dei brand del gruppo. E che, è bene ricordare, ancora non è presente col suo brand sui mercati occidentali. Un motivo in più - quest'ultimo - per scalare le quote dell'azienda di Mattighofen. Operazione che, data anche la potenza finanziaria del gigante indiano (che fattura 4,6 miliardi solo con la parte industriale, a cui vanno aggiunti anche gli ingenti giri d'affari provenienti dalle attività finanziarie), non sarebbe così campata in aria.

La seconda opzione, più suggestiva e protezionistica, vedrebbe la discesa in campo di RedBull: il colosso degli energy drink, anch'esso con sede in Austria, è lo storico partner di KTM per la parte sportiva. E potrebbe essere coinvolto (anche se sembra un'ipotesi al momento più remota, dato che l'azienda non ha il know how produttivo che potrebbe garantire Bajaj) in un salvataggio, rilevando le eventuali passività.

 

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