Attualità
A tu per tu con Guo Dongshao, uno degli uomini più influenti del mondo delle moto
Abbiamo intercettato il presidente di QJ Motor a margine di un evento legato a EICMA 2024. Dalle sue risposte - e dalla potenza di fuoco dell'azienda - abbiamo capito molte cose sul futuro delle moto cinesi in Italia e in Europa
Una cena vecchio stile, ma nel senso buono del termine. Sembrava quasi di essere tornati ai tempi d'oro, quando i soldi scorrevano a fiumi nel mondo delle due ruote e i budget per gli eventi legati alla comunicazione erano decisamente più pingui: cena a sedere per 200 distributori e dealer in uno dei posti più esclusivi di Milano come la Galleria Meravigli, discorso del presidente condito da brindisi in piedi e tutto il classico cotè degli eventi istituzionali.
A fare da contraltare, uno stand in fiera che sembra una piccola città, con 67 veicoli esposti. A modo suo, una piccola dimostrazione di forza. QJ Motor non le manda a dire e, in occasione di EICMA 2024, mostra i muscoli anche nei confronti dei big occidentali delle due ruote. Non che ne abbia bisogno, dato che la Qianjiang Motorcycle è un'azienda che (al di là di volumi e fatturati) produce soldi, più che moto: i dati finanziari dicono che ha un margine di guadagno netto (ovvero, dopo le tasse, quindi guadagno pulito) del 9,68%. Sfidiamo chiunque a fare di meglio, nel segmento delle due ruote.
Ma dove vuole arrivare QJ Motor? Lo abbiamo chiesto fugacemente a "Mister Guo", come ci viene presentato. Al secolo lui si chiama Guo Dongshao è di QJ è il presidente. Niente inglese per lui, ma un traduttore tanto efficace quanto sintetico che ne traduce i pensieri. Alle nostre domande ("ma fate in fretta perché se no si annoia", ci spiega l'ufficio stampa, che ci concede il lusso di fare tre domande) lui risponde in modo affabile, a lungo. Il traduttore però ne sintetizza fin troppo il pensiero. Purtroppo, non parlando cinese, non possiamo fare altro che fidarci della sua buona fede.
Mr Guo, come giudica il debutto di QJ Motor in Europa?
"Il primo impatto è stato positivo. Vede, non è così difficile fare mezzi validi per i mercati occidentali. Il gusto cinese si sta evolvendo, si sta avvicinando a quello europeo per quanto riguarda il design. Il nostro pubblico domestico vuole prodotti che alla fine non sono così diversi da quelli desiderati dai clienti italiani o tedeschi. Il nostro obiettivo, anche attingendo a professionalità europee, è realizzare moto sempre più adatte a questi mercati".
Quest'anno vi siete lanciati nel segmento delle supersportive. La sensazione è che vogliate puntare in alto, a diventare un costruttore premium.
"Non vogliamo fare il mestiere di Ducati e BMW o andare a fare la guerra a loro. Noi perseguiamo la nostra strada e, certamente, vogliamo diventare un'alternativa valida a questi grandi costruttori".
Quali sono i vostri rapporti con costruttori italiani, ma direttamente controllati da voi come Benelli? Non vede rischio di sovrapposizioni?
"Noi e Benelli ci differenzieremo sempre di più, per stile e segmenti di mercato a cui riferirci. E vogliamo concentrare sul marchio QJ il maggior tasso di tecnologia e design possibile, per farlo diventare il nostro marchio premium".
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