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E se anche da noi mettessero i cartelli di pericolo come questi?

Marco Gentili
di Marco Gentili il 25/08/2024 in Attualità
E se anche da noi mettessero i cartelli di pericolo come questi?
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Un'idea (non nuova ma efficace) dalla Slovenia: i cartelli stradali che puntano a sensibilizzare i motociclisti. Avrebbero lo stesso effetto deterrente anche in Italia?

Un giro oltre il confine giuliano è sempre utile. Perché a est, ormai, la civiltà e la cultura stradale sono decisamente superiori rispetto all'imbarbarimento italiano. Da noi vige la legge del più forte e del più maleducato; da loro, i limiti vengono rispettati anche se sembrano (ai nostri occhi) stranamente bassi. Potere della certezza delle sanzioni…

Ma a colpire chi vi scrive è stato uno dei molti cartelli dissuasori situati sulle strade della Slovenia, paese meta di un forte mototurismo e sede di un fiorente (per quanto piccolo, a causa di una popolazione decisamente contenuta) mercato locale. Qui, sulle strade a più elevata frequentazione - in particolare nel tratto costiero dell'Istria - è assai facile imbattersi in cartelli come quello che vedete qui sopra. E' piuttosto grande, ben visibile a chiunque (grazie anche al suo fondo giallo) e riporta l'inequivocabile disegno di un motociclista che scivola a terra. Il testo, tradotto, afferma: "Tratto stradale pericoloso". Attenzione però: non pericoloso per tutti, ma in particolare per te che vai in moto. Per te che, se acceleri troppo, rischi di cadere. Insomma, vai piano, motociclista.

Una strategia, quella di avvisare e sensibilizzare una ben precisa categoria di utenti della strada, che nel paese dell'ex Jugoslavia sta dando da almeno 15 anni i suoi frutti, in termini di sinistri e soprattutto fatalità. 

Si tratta di cartelli stradali integrativi, ossia autorizzati dal locale ministero dei trasporti ma non parte integrante del locale codice della strada; ad ogni modo, la campagna di "terrorismo visivo" continua a funzionare, tant'è che è stata oggetto anche di recenti studi accademici validati a livello internazionale (come il paper study di Tollazzi e Moharic del dipartimento di ingegneria civile dell'università di Maribor).

Una best practice - come direbbero quelli bravi - che potremmo imitare anche sul suolo italiano, dove circolano milioni di moto e scooter e dove (purtroppo) si continua a morire ancora troppo spesso quando si è in sella a una moto o a uno scooter. 

 

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