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Attualità

Le migliori moto di EICMA 2023 (secondo noi)

Redazione
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Le migliori moto di EICMA 2023 (secondo noi)
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Le migliori moto di EICMA 2023 (secondo noi)

Vabbè, tante novità, decine di moto e scooter, ma qual è la regina di EICMA 2023? La redazione di Dueruote si esprime: ognuno di noi dice la sua (spoiler: abbiamo tutti idee molto diverse)

Honda CR Electric

ROBERTO UNGARO - LA HONDA DA CROSS ELETTRICA

Così “vecchia”, da essere la più nuova. Boom. La Honda da Cross elettrica mi ha stregato. Perché colori e grafica sono storia (il bianco di Mugen), pulizia (sempre più rara), semplicità (dote dei grandi), grazia (sensibilità innata). Perché è funzione allo stato puro. È come se avessero tolto il motore termico per rimpiazzarlo con quello scatolotto, formato da batteria + motore. Apparentemente, la cosa più semplice al mondo. Eppure, è proprio questo che mi piace. La transizione non è stata colta come opportunità per disegnare il nuovo, per stupire, per far sbizzarrire il mkt, ma solo e unicamente per inseguire la performance. Che, voci di corridoio, c’è. Moto elettrica batte quella termica, nel tempo sul giro. Questo ha un valore assoluto. Perché se fino ad ora non è mai stato così, pare proprio che tocchi alla moto da Cross invertire questo stato di fatto. Lo dice la scienza, che nel nostro mondo si esprime attraverso il cronometro. Sarà anche per questo che l’ho guardata con più rispetto, circospezione, immaginazione. E se sortisce questo effetto a me, petrol haed indefesso, immagino cosa possa sortire a chi inizia adesso. Da sfigata a figata pazzesca. La storia della zucca che si trasforma in carrozza. Oltre che bella, si porta dietro un significato enorme questa moto. Potrebbe esserci un prima e un dopo, nell’accezione della spina da parte delle generazioni future. Sarà anche per questo che l’ho consumata con gli occhi. Zitta zitta, Honda fa sempre il colpaccio.  
Moto Morini Corsaro 750 Sport

CHRISTIAN CAVACIUTI - MOTO MORINI CORSARO 750 SPORT

Un Salone bulimico, sovrassaturo di stimoli in tutte le direzioni, dal futuribile (Honda CR elettrica, Kawasaki Z 7 Hybrid, …) ai tanti omaggi al passato (Ducati Panigale V4 SP2 30° Anniversario, Yamaha XSR 900 GP, …). In mezzo, troppe moto del tutto ragionevoli, ammiccanti ma incapaci di distinguersi e di far battere il cuore. Le moto del Salone sono come le donne del proverbio: gli uomini guardano le bionde, ma sposano le more. Sicuramente saranno le moto ragionevoli a dominare i dati di vendita, ma a rappresentare questa edizione 2023 bisogna pur cercare qualcosa di un po’ irrazionale, rischioso, inaspettato. Per me l’unica moto ad avere in sé tutti questi ingredienti è la Moto Morini Corsaro 750 Sport. Tanto per cominciare, non è stata annunciata da teaser, dichiarazioni, battage pubblicitario sul motore o sul telaio (entrambi originalissimi). È arrivata a ciel sereno, nessuno se l’aspettava e, vivaddio, è bella. Adrian Morton ha tirato fuori una linea aggressiva ma bilanciata, pienamente italiana, con carene ampie e ben raccordate e senza alette. Anche meccanicamente ha tutta l’originalità che si vuole. Mentre tutti realizzano ormai soltanto i più economici twin paralleli, l’ingegner Giovanni Mariani (non senza lottare con l’azienda) ha progettato un bicilindrico a V di media cilindrata e medie prestazioni, ma con tutti i crismi di un motore da Superbike: albero controrotante, carter secco, punterie a dito, comando distribuzione misto catena-ingranaggi e via dicendo. I cavalli sono 96, non ci sarà forse da strapparsi i capelli ma ci aspettiamo una bella personalità. È una moto, anche, figlia del mondo contemporaneo, con i capitali cinesi che consentono all’estro italiano di esprimersi, nello stile nella tecnica. Una moto che dovrebbe essere alla portata, se non proprio di tutte, comunque di molte tasche: e questo è già un merito. E pazienza se poi dietro le luci e i lustrini del Salone le cose sono sempre più complicate, i soldi sono pochi, i progetti non sempre hanno seguito. Siamo in Italia: intanto godiamoci la bellezza della Corsaro 750 Sport, e poi vedremo.  
Moto Guzzi Stelvio

FEDERICO GARBIN - MOTO GUZZI STELVIO

Non poteva essere diversa. Più aggressiva, più moderna, più tagliente, non sarebbe stata lei. Vero, assomiglia alla Caponord. E se vogliamo dirla tutta, ha perfino un che di Varadero. Da un certo punto di vista, sembra avere già qualche anno sulle spalle. Ma ma ma… In un segmento in cui vince chi la fa più strana, senza tuttavia scostarsi da quelli che sono diventati canoni (come il becco), la Stelvio si impone con la sua elegante classicità. C’è il motore, per una Guzzi non è solo il cuore ma anche l’anima, in bella mostra, incorniciato dai collettori di scarico sotto e dal serbatoio sopra. È un bel bicilindrico questo: compatto, con ottime fusioni, un disegno della termica molto raffinato; si sviluppa verticalmente, in una meccanicità quasi gotica e vede in quella protesi cardanica che compone la trasmissione, la sua stessa controfirma. La Stelvio mi piace proprio per questo: è la più meccanica fra le moto. E sono sicuro, anche se non ce l’hanno mostrata, che sia ancora più bella nuda che vestita. Come le moto di una volta, tra l’altro. È ricca di elettronica, inoltre. Per me, poteva anche averne meno: l’avrei apprezzata lo stesso. In un Eicma sfavillante, sfarzoso, ipertecnologico, fra moto tanto belle quanto simili, scelgo la Stelvio che assomiglia alla Caponord, che sarebbe dovuta arrivare cinque anni fa, che mi ricorda quella fabbrica magica sul lago di Como dove tutto, ma proprio tutto quello che riguarda i motori, è stato inventato. Potessi, le cambierei solo i colori, attingendo alla gamma livree della V100, che mi pare centrata anche a questo scopo, lasciando il giallo a chi lo usa da tempo.   
Beta Alp 4.0 X

MARCO GENTILI - BETA ALP 4.0 X

Al bando le romanticherie. Per me (che uso le due ruote per il communting urbano, 30 km al giorno, 15 all'andata e 15 al ritorno - citando Fred Buscaglione, anche se lì i chilometri erano di meno) la moto deve avere tre requisiti: essenzialità, praticità e costi bassi, che qui i quattrini non ci crescono nelle tasche, purtroppo. Dimenticavo anche il plus determinante per non rimetterci le penne nella giungla urbana: prestazioni normali e non esagerate.  Per questo e molto altro, quando ho visto l'ennesima reincarnazione della mitologica Beta Alp 4.0 - di cui mi è davvero piaciuta la versione X, stilisticamente più riuscita e pensata per un uso stradale - mi si è allargato il cuore. La Casa di Rignano sull'Arno ci regala, grazie a Dio, moto come non se ne vedono più: leggere, snelle nel traffico, comode da guidare, facili (35 CV di potenza bastano e avanzano), ergonomicamente pensate bene e con consumi bassissimi. Gli manca solo un posto dove alloggiare il casco del passeggero. Sono sicuro che, se si facessero più moto così, in molti abbandonerebbero lo scooter per guidare qualcosa con le marce.  PS Anche se non è una novità in senso assoluto, il mio Oscar va senza dubbio alla Keeway RKS 125: 1.990 euro, il prezzo più basso in commercio. La regina delle moto popolari, per me la migliore per rapporto qualità-prezzo.  

STEFANO GAETA - MV AGUSTA SUPERVELOCE 1000 SERIE ORO

La moto più bella di questo Eicma, senza molti dubbi, è la meravigliosa MV Agusta Superveloce 1000 Serie Oro. Una vera e propria scultura che si è mostrata per la prima volta al pubblico nel 2022 e che ora, dopo vari sviluppi e aggiustamenti, arriva in versione definitiva al 95% pronta per far impazzire di desiderio 500 fortunati, e decisamente benestanti, appassionati al mondo. Che potranno contendersela dal secondo semestre del 2024 Seguendo il filone della sorella piccola Superveloce 800, quello delle neo rétro supersportive, la SV 1000 segna un nuovo riferimento nel mondo del design e dello stile con linee che risultano quasi ipnotiche in chi le guarda. Ad ogni sguardo si scopre un dettaglio nuovo, un particolare raffinatissimo, una lavorazione “pornografica”. A cominciare dai “visionari” cerchi in alluminio forgiato color oro o ad alcuni elementi della carrozzeria prodotti in carbonio forgiato. Un lavoro incredibile frutto del talento e della fantasia degli uomini del centro stile CRC di San Marino capitanati da Stephane Zache, che hanno saputo integrare alla perfezione le funzioni aerodinamiche con una bellezza accecante. La Superveloce 1000 vuole anche essere un tributo alla leggendaria MV 500 Gp del 1972, guidata da Giacomo Agostini, la prima moto da corsa ad aver introdotto le ali aerodinamiche. Che sulla SV 1000 garantiscono quasi 40kg di downforce a 300km/h. Il vestito, completamente in carbonio, abbraccia la base tecnica della Brutale 1000 RR che garantirà prestazioni da capogiro con i suoi 208 CV tenuti a bada da un’elettronica super raffinata.  
Ducati Hypermotard 698 Mono

MARCO BONI - DUCATI HYPERMOTARD 698 MONO 

Considero la Ducati Hypermotard 968 Mono la moto del salone per il senso che trova. In generale considerata "no sense" perché esagerata per la città, ma troppo poco equipaggiata per lunghi trasferimenti e non la migliore per il giro della domenica. Una moto che trova il suo spazio in pista ma che comunque la guardi e pensi “questa sì che è divertente” senza nemmeno provarla. Le aspettative sono alte da un mono con più potenza di alcune bicilindriche di pari cilindrata e con peso e dimensioni naturalmente ridotte. La linea aggressiva che riprende quella dell’Hypermotard 950 la rende l’alternativa ancora più facile e pronta a qualche trick come un supermotard vuole. Il motore è un’esclusiva, se avessi saputo prima che Ducati stesse lavorando a un mono avrei di certo pensato a qualcosa di esagerato in quanto numeri ma comunque rimane una sorpresa poiché il progetto punta alla potenza più che alla coppia e solitamente in questo genere di moto è bene trovare un compromesso per avere prontezza all’uscita di quelle curve a gomito ma dare anche sul rettilineo. La soluzione superquadro con corsa corta e alesaggio ampio costringe a una coppia minore per pari cilindrata (solitamente). Come ormai tutti i modelli Ducati, anche il nuovo Hyper si classifica come prodotto premium. D’altronde l’equipaggiamento e un motore del genere hanno costi non poco elevati che portano il prezzo del mono a 12.890 euro, che verrà forse considerato tanto per una “fun-bike”. In questo caso però rimane sensata la versione depotenziata che nonostante limita la potenza quasi della metà, non ha masse esagerate da trascinare a differenza delle nuove più grandi bicilindriche. Un progetto che ambisce a qualcosa che nessuno cerca da un po’ e forse anche per questo si è presa la sua parte dello show, va in concorrenza a Husqvarna e Gasgas ma ha più cavalli, non ci resta quindi che vedere come il nuovo Hyper vada e come si adegua la ciclistica a una guida così allegra.
Fantic Motor 300 XE

CARLO PETTINATO - FANTIC MOTOR 300 2T

Le mie moto favorite del salone sono due, entrambe da fuoristrada e italiane, in realtà venete come me ma è un caso, mi è venuto in mente dopo. Una sta per entrare in produzione, l’altra è una moto da gara ufficiale, pur basata su un modello di serie. La prima è la Fantic 300 2 Tempi. Finalmente possiamo ammirare la XE nella sua interezza, ed è bello constatare come una casa italiana abbia voglia di investire in un segmento a me caro come quello dell’enduro. Una bacchettata sulle mani a chi “eh ma è una Yamaha”. Nossignori, qui c’è tanta Italia, sull’asse Treviso-Bologna. A Treviso sta casa madre, a Bologna sta Minarelli, che ha lavorato sul duemmezzo di Iwata fino a farlo diventare un prodotto nostrano. Nuove fusioni, nuova termica, avviamento elettrico, si perde del tutto la pedivella, e poi c’è l’iniezione al posto del carburo. Vi basta? Resta da capire come sia stata messa a punto, ma a supporto c’è stata la consulenza del mago Witteveen, di per sé una mezza garanzia. E poi c’è la ciclistica Yamaha, questa una garanzia per intero. Che però mi fa un pochino storcere il naso, perché di validi telaisti sono convinto se ne possano trovare anche senza cercare col lanternino, la voglia di impegnarsi mi pare non manchi e sarebbe questo l’ultimo tassello per sentirla una moto italiana al 100%. Ad ogni modo, brava Fantic: ora manca un pilota veramente top che la porti tra i primi dell’assoluta al mondiale. Menzione d’onore ad Aprilia e ai fratelli Guareschi per il commovente lavoro sulle Tuareg da rally. Mi ripeto, trovo straordinario che una casa metta tutto questo impegno in un progetto così. Le moto di Cerutti e Montanari esposte in fiera le ho trovate sinceramente uno spettacolo, racing vere, curate ma anche un po’ grezze, laddove si decida di non andare per il sottile e di badare al sodo. Il tempo per prepararsi è agli sgoccioli, l’Africa Eco Race è alle porte, muoio dalla curiosità. Chiudo con un bonus che mi viene in mente mentre scrivo: Honda CR elettrica. Chi mi conosce, conosce anche il mio pensiero sull’elettrico, ma questa CR ragazzi è una vera figata. Guardate la livrea, la pulizia. E poi c’è quella sigla: sarà anche per il motivo sbagliato, ma rileggere CR per una volta senza la F mi ha mosso qualcosa dentro. Continuo a preferire le panciute espansioni dei duettì, ma lei mi ha affascinato.  
Le migliori moto di EICMA 2023 (secondo noi)
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