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Diagnostica di bordo: cos'è è quanto costa controllarla

Il controllo dell’elettronica di bordo è fondamentale prima di ogni intervento di officina. Ecco a cosa serve e perché il meccanico non la può fare gratis
Quando si porta l’auto in officina per un controllo, la prima cosa che fa il meccanico è collegarla al macchinario per la diagnostica dell’elettronica. Nelle moto, invece, c’è un po’ di arretratezza diffusa su questo fronte. E non parliamo delle reti ufficiali, dove la consapevolezza è ben maggiore, quanto di molti riparatori indipendenti. E soprattutto di molti clienti, che vedono nella moto ancora un oggetto puramente “meccanico”, nel quale la sapienza artigianale del riparatore ha sempre la meglio sull’elettronica di bordo. Invece, e da molti anni, con buona pace di molti le cose non stanno così.
TANTE CENTRALINE
La complessità elettronica di una moto o di uno scooter è ben superiore a quanto si possa immaginare: “In una Fiat Panda ultima serie ci sono 9 centraline elettroniche. In una moto odierna arriviamo a 16. Ma nelle moto di 10 o 12 anni fa, ovvero quelle che frequentano maggiormente le officine, ve ne sono 6 o 8. Questo rende bene l’idea della complessità dei veicoli a due ruote dal punto di vista dell’elettronica”, dice Mario Giacomella, product manager bike di Texa, il colosso veneto specializzato in impianti di diagnostica in ambito automotive. Le centraline elettroniche, a ben vedere, sono ovunque sui mezzi a due ruote: Abs, keyless, strumentazione niezione, solo per elencare le principali. E per verificare il corretto funzionamento dei parametri, il collegamento con il test diagnostico è l’unica via percorribile. “Un controllo dell’elettronica non solo intercetta guasti al momento invisibili, ma soprattutto permette di prevenire manfunzionamenti futuri - dice Giacomella - e inoltre alcune operazioni solo apparentemente meccaniche, come uno spurgo freni o una sostituzione dei corpi farfallati, devono essere fatte per forza con un intervento sull’elettronica del veicolo”.
UN CHECK CERTIFICATO
Molti riparatori fanno fatica a trasmettere al cliente che la voce nella fattura di spesa relativa al “controllo diagnostico” non è un furto. Anche perché tali macchinari hanno un costo per il riparatore al momento dell’acquisto (circa 2mila euro) e ogni anno, per corsi di formazione e aggiornamenti software (all’incirca 500 euro). Il tutto, a fronte di una spesa che, per il motociclista, è contenuta. E allora, vediamo di quantificarla: al netto delle promozioni, come quella messa in atto in questo periodo da Texa e denominata Bike Specialist, che permette di fare il controllo diagnostico a 20 euro nelle officine selezionate, “il costo ideale della diagnostica, operazione che richiede circa 15 minuti all’operatore specializzato, non deve mai essere superiore ai 35-40 euro” afferma Giacomella. Tale intervento, però, deve essere fatto in modo corretto e nel rispetto del consumatore. Il quale deve sempre ricevere, assieme alla fattura degli interventi meccanici svolti in officina, anche la stampata col resoconto della diagnostica. “In quel foglio, che è univoco e riporta i dati del telaio e della centralina del veicolo, deve essere scritto l’esito dell’operazione, a testimonianza che l’intervento è stato fatto a regola d’arte. Tale certificazione mette anche l’officina da eventuali contestazioni sulla bontà della riparazione svolta”, conclude l’esperto di Texa.
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